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Pene sostitutive: la Cassazione annulla sentenza

Un imputato, condannato per guida senza patente, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando vizi procedurali e la mancata valutazione da parte della Corte d’Appello delle sue richieste di assoluzione per tenuità del fatto e di applicazione delle pene sostitutive. La Suprema Corte ha rigettato i motivi procedurali ma ha accolto quelli relativi alla mancata motivazione, annullando la sentenza e rinviando il caso a un nuovo giudizio d’appello per la valutazione delle istanze omesse. La decisione sottolinea l’obbligo del giudice di motivare espressamente sulle richieste relative a pene sostitutive e tenuità del fatto, anche se presentate in appello.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa Motivazione su Pene Sostitutive: la Cassazione Annulla

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44314 del 2024, ha riaffermato un principio cruciale nel diritto processuale penale: il giudice d’appello ha l’obbligo di fornire una motivazione esplicita sulle richieste di applicazione delle pene sostitutive e di assoluzione per particolare tenuità del fatto. L’omissione di tale valutazione costituisce un vizio della sentenza che ne comporta l’annullamento con rinvio. Questo caso offre spunti fondamentali sull’impatto della Riforma Cartabia nei giudizi in corso.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di guida senza patente, con l’aggravante della recidiva nel biennio. La condanna, emessa dal Tribunale di Cassino, era stata confermata dalla Corte d’Appello di Roma. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per Cassazione, basandolo su due ordini di motivi: uno di carattere procedurale e l’altro di merito.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente lamentava, in primo luogo, una serie di nullità procedurali. Sosteneva di non aver ricevuto correttamente la notifica del decreto di citazione a giudizio in primo grado e che non fosse stato dato avviso al suo legale di fiducia, a suo dire erroneamente ritenuto non individuabile dal giudice.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale della decisione, il ricorrente censurava la sentenza d’appello per violazione di legge, a causa della totale omissione di motivazione in merito a due richieste specifiche, avanzate con motivi nuovi presentati prima della deliberazione. Tali richieste riguardavano:
1. Il proscioglimento per la particolare tenuità del fatto ai sensi dell’art. 131-bis c.p.
2. La sostituzione della pena detentiva con le nuove pene sostitutive previste dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/22).

Le motivazioni della Cassazione: l’obbligo di rispondere alle istanze sulle pene sostitutive

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i due motivi di ricorso.

Per quanto riguarda le presunte nullità procedurali, la Cassazione le ha ritenute infondate. Sebbene abbia riconosciuto l’irregolarità della notifica all’imputato, ha chiarito che si trattava di una nullità di ordine generale che avrebbe dovuto essere eccepita entro la deliberazione della sentenza di primo grado. Non essendo stata sollevata tempestivamente, la nullità si è considerata sanata. Anche il motivo relativo alla mancata notifica al difensore di fiducia è stato respinto, poiché la nomina conteneva indicazioni errate e ambigue che non permettevano di identificare con certezza il legale.

Di tutt’altro avviso è stata la Corte riguardo al secondo motivo. Gli Ermellini hanno stabilito che la Corte d’Appello aveva completamente ignorato le istanze presentate dall’imputato. La sentenza ha ribadito che, in base alla disciplina transitoria della Riforma Cartabia, la richiesta di applicazione delle pene sostitutive può essere formulata anche per la prima volta in appello, fino all’udienza di discussione. Questo rappresenta un’eccezione al principio devolutivo e impone al giudice l’obbligo di pronunciarsi in merito.

Analogamente, la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, essendo rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del processo, deve essere sempre esaminata dal giudice se specificamente sollecitata. L’aver omesso qualsiasi valutazione su questi punti costituisce un vizio di motivazione che inficia la validità della sentenza.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente alle questioni concernenti la concedibilità delle pene sostitutive e l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma, che dovrà riesaminare il caso e fornire una risposta motivata a queste specifiche istanze. La decisione rafforza le garanzie difensive, sancendo che le richieste dell’imputato, soprattutto quelle relative a istituti favorevoli introdotti da riforme recenti, non possono essere ignorate dal giudice, il quale è sempre tenuto a un preciso dovere di motivazione.

È possibile chiedere l’applicazione delle pene sostitutive per la prima volta durante il processo d’appello?
Sì, la sentenza chiarisce che, in base alla disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95 D.Lgs. 150/2022), la richiesta di applicazione delle pene sostitutive brevi può essere presentata per i processi pendenti in appello al più tardi nel corso dell’udienza di discussione, anche se non era stata formulata nell’atto di gravame originario.

Cosa succede se una notifica di un atto giudiziario è irregolare?
Dipende dal tipo di irregolarità. La sentenza spiega che una notifica eseguita a una persona diversa dal destinatario, senza la prova certa della ricezione della seconda raccomandata informativa, costituisce una nullità di ordine generale. Tuttavia, se questa nullità si verifica prima del giudizio di primo grado, deve essere eccepita entro la deliberazione della sentenza, altrimenti si considera sanata.

Il giudice d’appello può ignorare la richiesta di assoluzione per particolare tenuità del fatto?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) è rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio. Di conseguenza, se viene presentata una richiesta specifica dalla difesa, il giudice ha l’obbligo di esaminarla e di motivare la sua decisione. L’omessa valutazione di tale richiesta costituisce un vizio della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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