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Pene sostitutive: la Cassazione annulla con rinvio

Un individuo, condannato per sostituzione di persona, ha fatto ricorso in Cassazione dopo che la Corte d’Appello aveva confermato la sua colpevolezza. Il punto centrale del ricorso riguardava il diniego delle pene sostitutive, introdotte dalla Riforma Cartabia, basato unicamente sui precedenti penali dell’imputato. La Suprema Corte ha accolto questo motivo, stabilendo che i precedenti non sono un ostacolo automatico. È necessaria una valutazione prognostica specifica sulla pericolosità del soggetto, che nel caso di specie era mancata. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata su questo punto con rinvio alla Corte d’Appello di Perugia per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Precedenti Penali: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 7269 del 2025, interviene su un tema di grande attualità nel diritto penale: l’applicazione delle pene sostitutive a soggetti con precedenti penali. Con la Riforma Cartabia, il legislatore ha inteso favorire misure alternative al carcere per le pene detentive brevi. Questa pronuncia chiarisce i limiti del potere discrezionale del giudice nel negare tali benefici, sottolineando che un passato criminale non può costituire un ostacolo automatico.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per il reato di sostituzione di persona (art. 494 c.p.), confermata dalla Corte d’Appello di Ancona. L’imputato, tramite il suo difensore, aveva presentato ricorso per cassazione, lamentando diverse violazioni di legge da parte dei giudici di merito. In particolare, la difesa aveva tempestivamente richiesto, tramite una memoria inviata via PEC, la sostituzione della pena detentiva con quella del lavoro di pubblica utilità, documentando la disponibilità di un ente a prendere in carico l’imputato. Nonostante ciò, la Corte d’Appello aveva rigettato implicitamente tale richiesta, confermando la pena detentiva.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’atto di impugnazione si fondava su tre motivi principali:
1. Omessa applicazione delle pene sostitutive: Si denunciava la violazione dell’art. 20-bis del codice penale, in quanto la Corte d’Appello non aveva adeguatamente considerato la richiesta di applicazione del lavoro di pubblica utilità, introdotto come pena sostitutiva dalla Riforma Cartabia.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: L’imputato lamentava che la sentenza impugnata avesse ignorato il motivo d’appello relativo alla concessione delle attenuanti generiche.
3. Quantificazione della pena: Infine, si contestava la mancata motivazione riguardo alle doglianze sulla determinazione dell’entità della pena.

Pene Sostitutive: L’Analisi della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso, accogliendo la tesi difensiva. Gli ermellini hanno ribadito l’orientamento prevalente secondo cui, per le sentenze emesse prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, l’imputato può chiedere l’applicazione delle nuove pene sostitutive nel corso del giudizio di appello. La Corte territoriale, investita di tale richiesta, non può rigettarla basandosi esclusivamente sulla presenza di precedenti condanne. Il rinvio all’art. 133 c.p., operato dalla normativa sulle sanzioni sostitutive, deve essere letto in combinato disposto con le specifiche condizioni ostative previste, le quali non includono automaticamente i precedenti penali.

Il Giudizio Prognostico del Giudice

La sentenza sottolinea che il giudice può negare l’accesso a una pena sostitutiva solo attraverso un giudizio prognostico qualificato. Deve cioè valutare la concreta pericolosità del soggetto e il rischio che le prescrizioni non vengano adempiute. Sebbene i precedenti possano essere un elemento di questa valutazione, non possono esaurirla. Nel caso di specie, la Corte d’Appello si era limitata a un “mero e lapidario richiamo dei precedenti penali”, senza svolgere quella valutazione approfondita richiesta dalla legge. Questa motivazione sbrigativa è stata ritenuta insufficiente a giustificare il diniego di una misura alternativa che persegue finalità rieducative.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la motivazione della Corte d’Appello sulla richiesta di pene sostitutive era carente. Il semplice riferimento ai precedenti penali non è sufficiente a integrare quel giudizio prognostico sulla pericolosità e sull’affidabilità del condannato che la legge impone per escludere l’accesso a sanzioni alternative al carcere. La Suprema Corte ha pertanto annullato la sentenza impugnata limitatamente a questo punto, rinviando gli atti a un’altra sezione della Corte d’Appello (quella di Perugia) per un nuovo esame che tenga conto dei principi enunciati. Per quanto riguarda gli altri due motivi di ricorso (attenuanti generiche e quantificazione della pena), la Corte li ha dichiarati inammissibili perché aspecifici e manifestamente infondati. I giudici hanno ritenuto che la valutazione complessivamente negativa della personalità dell’imputato, basata sulla maliziosità della condotta e sui numerosi precedenti specifici, fosse già una motivazione implicita e sufficiente a giustificare il diniego delle attenuanti e la conferma di una pena già attestata sui minimi edittali.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rappresenta un importante monito per i giudici di merito. Essa rafforza il principio secondo cui la finalità rieducativa della pena, promossa attivamente dalla Riforma Cartabia attraverso l’ampliamento delle pene sostitutive, non può essere accantonata con motivazioni superficiali. La decisione di negare una misura alternativa alla detenzione deve essere il risultato di un’analisi concreta e individualizzata, che vada oltre la semplice consultazione del casellario giudiziale. La sentenza impugnata viene quindi annullata con rinvio, affinché un nuovo giudice valuti, con la dovuta attenzione, se il percorso del lavoro di pubblica utilità possa essere efficace nel caso concreto.

Dopo la riforma Cartabia, la presenza di precedenti penali impedisce automaticamente l’accesso alle pene sostitutive come il lavoro di pubblica utilità?
No, la sentenza chiarisce che i precedenti penali da soli non sono una condizione ostativa. Il giudice deve effettuare una valutazione prognostica specifica sulla pericolosità del condannato e sul rischio che le prescrizioni non vengano adempiute, non potendosi limitare a un generico richiamo al passato criminale.

Cosa deve fare il giudice d’appello se l’imputato chiede l’applicazione di una pena sostitutiva per una sentenza emessa prima della riforma Cartabia?
Il giudice è tenuto a pronunciarsi sulla richiesta. Per respingerla, deve fornire una motivazione specifica e approfondita, valutando il concreto pericolo di commissione di nuovi reati o di violazione delle condizioni imposte dalla misura alternativa.

Perché la Cassazione ha annullato la sentenza solo in parte?
Perché ha ritenuto fondato solo il motivo di ricorso relativo all’omessa e inadeguata valutazione sulla richiesta di pena sostitutiva. Gli altri motivi, riguardanti le attenuanti generiche e la quantificazione della pena, sono stati giudicati infondati e aspecifici, poiché la valutazione negativa della personalità dell’imputato da parte dei giudici di merito era sufficiente a giustificare la decisione su quei punti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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