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Pene sostitutive: il potere discrezionale del giudice

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per guida in stato di ebbrezza, che contestava l’applicazione della detenzione domiciliare anziché del lavoro di pubblica utilità. La Corte ha ribadito che la scelta tra le diverse pene sostitutive rientra nel potere discrezionale del giudice, il quale deve motivare la sua decisione basandosi sui criteri dell’art. 133 c.p., come la valutazione dei precedenti penali. Se la motivazione è adeguata, la scelta è insindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: Il Potere Discrezionale del Giudice è Insindacabile se Ben Motivato

La recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sul tema delle pene sostitutive e sui limiti del sindacato di legittimità riguardo alla scelta del giudice. La Suprema Corte ha stabilito che la decisione su quale sanzione applicare, tra quelle disponibili, rientra nel potere discrezionale del magistrato e non può essere messa in discussione se supportata da una motivazione logica e coerente, basata sui criteri di legge.

I Fatti del Caso e il Motivo del Ricorso

Il caso trae origine da una condanna per il reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’art. 186, comma 2, lettera c) del Codice della Strada. All’imputato era stata applicata la pena sostitutiva della detenzione domiciliare. Insoddisfatto di tale decisione, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, non contestando la condanna in sé, ma la scelta della specifica sanzione sostitutiva. A suo avviso, il giudice avrebbe dovuto optare per il lavoro di pubblica utilità, ritenuto una misura più favorevole.

Il Potere Discrezionale del Giudice nella Scelta delle Pene Sostitutive

Il ricorrente lamentava una presunta violazione di legge nell’applicazione della detenzione domiciliare. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rigettato tale argomentazione, qualificando il ricorso come manifestamente infondato. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 58 della Legge n. 689/1981, anche alla luce delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022).

Secondo la Corte, nella scelta tra le diverse pene sostitutive, il giudice esercita un potere puramente discrezionale. Tale potere non è arbitrario, ma deve essere guidato dai criteri di valutazione indicati nell’articolo 133 del codice penale, che includono la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo, desunta anche dai suoi precedenti penali.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha osservato che, nel caso di specie, il giudice di merito aveva correttamente esercitato il proprio potere. La decisione di applicare la detenzione domiciliare era il risultato di una valutazione sinottica e ponderata di due elementi chiave:

1. I precedenti dell’imputato: La presenza di precedenti condanne a carico del soggetto.
2. L’esito di una precedente misura: Il risultato positivo di una precedente sanzione sostitutiva già applicata in passato in fase esecutiva.

Questa valutazione comparativa ha costituito una motivazione adeguata e logica, sufficiente a giustificare la scelta della detenzione domiciliare. Di conseguenza, il giudizio del giudice di merito, essendo correttamente motivato, sfugge al sindacato della Corte di Cassazione, il cui compito è verificare la legittimità e la coerenza logica della decisione, non di sostituirsi al giudice nella valutazione di merito.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Condanna alle Spese

In conclusione, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, questa decisione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, non emergendo ragioni di esonero, è stata disposta la condanna al versamento di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. La pronuncia riafferma un principio consolidato: la scelta delle pene sostitutive è un’espressione del potere discrezionale del giudice, che diventa insindacabile in sede di legittimità se ancorata a una motivazione completa e non manifestamente illogica.

Un imputato può scegliere la pena sostitutiva da applicare?
No, la scelta tra le diverse pene sostitutive (es. detenzione domiciliare, lavoro di pubblica utilità) spetta esclusivamente al giudice e non è un diritto dell’imputato. La decisione del giudice deve essere basata sui criteri di legge.

Quali elementi considera il giudice per scegliere tra le varie pene sostitutive?
Il giudice basa la sua scelta sui criteri generali indicati dall’art. 133 del codice penale. In questo caso specifico, ha operato una valutazione complessiva che teneva conto sia dei precedenti penali dell’imputato sia dell’esito positivo di una precedente misura sostitutiva a cui era stato sottoposto.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Come conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, di regola, al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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