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Pene sostitutive: il giudice non ha l’obbligo di avviso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava la mancata notifica della possibilità di accedere a pene sostitutive. La Corte ha stabilito che il giudice gode di un potere discrezionale e l’omissione dell’avviso non comporta la nullità della sentenza, specie se la storia criminale dell’imputato rende inadatte tali misure alternative.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene sostitutive: quando il giudice può negarle senza preavviso

L’applicazione delle pene sostitutive rappresenta un tema centrale nel diritto penale moderno, bilanciando l’esigenza punitiva con quella rieducativa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i contorni del potere discrezionale del giudice in materia, specificando che l’omesso avviso all’imputato sulla possibilità di accedere a tali misure non comporta automaticamente la nullità della sentenza. Questo principio si rivela fondamentale quando la storia criminale del condannato suggerisce l’inefficacia di percorsi alternativi al carcere.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato, condannato per il reato previsto dall’art. 13-bis, comma 6, del d.l. n. 14 del 2017. L’unica doglianza sollevata in sede di legittimità riguardava un vizio procedurale: la presunta violazione dell’art. 545-bis del codice di procedura penale. Secondo la difesa, il giudice di merito avrebbe omesso di informare l’imputato della possibilità di sostituire la pena detentiva breve con una delle pene alternative previste dalla legge.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle pene sostitutive

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando completamente la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno sottolineato che la doglianza del ricorrente non teneva in alcun conto la motivazione della sentenza impugnata. La Corte d’Appello, infatti, aveva già ampiamente giustificato la sua decisione, valorizzando elementi che rendevano le pene sostitutive inadeguate al caso concreto.

Le Motivazioni: il Potere Discrezionale del Giudice

Il cuore della decisione risiede nel principio del potere discrezionale del giudice. La Cassazione ha ribadito che il giudice non è un mero automa obbligato a proporre in ogni caso l’applicazione di una pena sostitutiva. Al contrario, è investito di un potere di valutazione che gli consente di decidere se sussistono o meno i presupposti per tali misure.

Secondo l’orientamento consolidato (richiamando la sentenza n. 43848 del 2023), l’omessa formulazione dell’avviso previsto dall’art. 545-bis c.p.p. non è causa di nullità. Tale omissione, infatti, presuppone una valutazione implicita di insussistenza delle condizioni per accedere a una misura alternativa. Nel caso di specie, questa valutazione era tutt’altro che implicita: la Corte d’Appello aveva evidenziato come l’imputato avesse già subito molteplici condanne e, ciononostante, avesse continuato a delinquere. Questa recidiva dimostrava, secondo i giudici di merito, l’inidoneità delle pene sostitutive a svolgere una funzione rieducativa efficace.

La declaratoria di inammissibilità ha comportato, come previsto dall’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di € 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende, poiché si è ritenuto che il ricorso fosse stato proposto “senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un importante principio: l’accesso alle pene sostitutive non è un diritto incondizionato dell’imputato, ma una possibilità soggetta alla valutazione discrezionale e motivata del giudice. La decisione sottolinea che un passato criminale significativo e la persistenza nel commettere reati sono elementi determinanti che possono legittimamente indurre il giudice a ritenere le misure alternative inadeguate. Per la difesa, ciò significa che un ricorso basato sulla sola omissione formale dell’avviso, senza confrontarsi con le ragioni sostanziali che possono aver guidato la scelta del giudice, ha scarse probabilità di successo.

Il giudice è sempre obbligato a informare l’imputato della possibilità di accedere a pene sostitutive?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il giudice ha un potere discrezionale e non è tenuto a proporre in ogni caso l’applicazione di una pena sostitutiva, specialmente se ritiene implicitamente che non ne sussistano i presupposti.

Cosa succede se il giudice omette di dare l’avviso sulle pene sostitutive?
L’omissione dell’avviso di cui all’art. 545-bis, comma 1, lettera c), cod. proc. pen., non comporta la nullità della sentenza. Si presume che il giudice abbia effettuato una valutazione implicita sull’insussistenza delle condizioni per concedere tali misure.

Perché in questo caso specifico le pene sostitutive sono state ritenute inadatte?
Perché l’imputato aveva già subito molteplici condanne e, nonostante ciò, aveva commesso nuovi reati. La Corte ha ritenuto che questa circostanza dimostrasse l’inidoneità delle pene alternative a svolgere una funzione rieducativa efficace per il soggetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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