Pene Sostitutive: Quando il Giudice Può Omettere l’Avviso?
L’applicazione delle pene sostitutive rappresenta un aspetto cruciale del sistema sanzionatorio penale, volto a favorire il reinserimento sociale del condannato evitando, quando possibile, il carcere. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 35756/2025) è intervenuta per chiarire i contorni dell’obbligo informativo del giudice previsto dall’art. 545-bis del codice di procedura penale. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice non è sempre tenuto ad avvisare l’imputato della possibilità di richiedere tali pene, specialmente se ritiene che manchino i presupposti per la loro concessione.
I Fatti di Causa
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imprenditore, condannato in via definitiva dalla Corte d’Appello di Torino per reati fallimentari. In sede di appello, la sua posizione era stata parzialmente rivista: i reati di truffa erano stati dichiarati estinti, ma la condanna per bancarotta era stata confermata, seppur con una rideterminazione della pena. L’imputato decideva quindi di rivolgersi alla Corte di Cassazione, lamentando due presunte violazioni di legge.
I Motivi del Ricorso
Il ricorrente basava il suo appello su due argomentazioni principali:
1. Mancato avviso per le pene sostitutive: Si contestava la violazione dell’art. 545-bis c.p.p., in quanto il giudice d’appello, dopo la lettura del dispositivo di condanna, non lo aveva informato della facoltà di richiedere la sostituzione della pena detentiva.
2. Errata qualificazione del reato: Si sosteneva un vizio di motivazione nella parte in cui la sua condotta era stata qualificata come bancarotta fraudolenta (art. 216 L. Fall.) e non come bancarotta semplice (art. 217 L. Fall.), fattispecie meno grave.
La Decisione della Corte e le Pene Sostitutive
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Sul primo punto, quello relativo alle pene sostitutive, i giudici hanno ribadito un principio ormai consolidato nella giurisprudenza di legittimità. L’avviso previsto dall’art. 545-bis c.p.p. non è un adempimento formale e automatico. Al contrario, è strettamente funzionale all’attivazione del procedimento di sostituzione della pena.
Ciò significa che il giudice è tenuto a dare tale avviso solo “sempre che ricorrano le condizioni per la sostituzione”. Se il giudice, nell’esercizio del suo potere discrezionale, valuta (anche in modo implicito) che non sussistono i presupposti per concedere le misure alternative alla detenzione, non ha alcun obbligo di informare le parti. L’omissione dell’avviso, in questi casi, non determina alcuna nullità della sentenza, in quanto è il risultato di una valutazione negativa sui requisiti di accesso alla misura.
L’Inammissibilità delle Questioni di Fatto
Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, la Corte lo ha liquidato come inammissibile. La richiesta di riqualificare il reato da bancarotta fraudolenta a semplice si traduceva, secondo i giudici, in una mera “doglianza in punto di fatto”. Il ricorrente, infatti, non contestava una errata applicazione della legge, ma tentava di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove e dei fatti, già ampiamente esaminati e motivati correttamente dai giudici di merito. La Corte di Cassazione, tuttavia, non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un organo di legittimità che può sindacare solo la violazione di norme di legge.
Le Motivazioni
La motivazione della Suprema Corte si fonda su una lettura logica e sistematica della norma. L’art. 545-bis c.p.p. è stato introdotto per dare concretezza al procedimento di applicazione delle pene sostitutive subito dopo la condanna. Tuttavia, la sua attivazione non può prescindere da una valutazione preliminare del giudice sulla sussistenza dei requisiti soggettivi e oggettivi. Se questa valutazione è negativa, l’avviso diventa un atto superfluo, poiché il procedimento non potrebbe comunque avere un esito positivo. L’imputato, pertanto, non può vantare un “affidamento” sulla ricezione di un avviso che è condizionato a una valutazione di merito che spetta unicamente al giudice. La Corte ha così inteso evitare formalismi procedurali privi di sostanza, confermando la centralità del potere discrezionale del giudice nel valutare l’opportunità delle sanzioni alternative al carcere.
Conclusioni
La decisione in esame rafforza un orientamento giurisprudenziale chiaro: l’obbligo del giudice di informare sulla possibilità di accedere alle pene sostitutive non è assoluto. Esso è subordinato a una valutazione discrezionale sulla presenza delle condizioni necessarie. Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche: da un lato, responsabilizza il giudice a una valutazione attenta e implicita dei presupposti fin dal momento della decisione; dall’altro, chiarisce alla difesa che l’omissione dell’avviso non è, di per sé, un motivo valido per impugnare la sentenza, se non si è in grado di dimostrare che le condizioni per la sostituzione della pena erano effettivamente presenti e sono state ingiustamente ignorate.
Il giudice è sempre obbligato a informare l’imputato della possibilità di chiedere pene sostitutive?
No, non sempre. Secondo l’orientamento consolidato della Cassazione, l’obbligo di dare l’avviso sorge solo nel caso in cui il giudice ritenga che sussistano le condizioni per la loro applicazione. In caso contrario, l’omissione non vizia la sentenza.
Cosa succede se il giudice omette l’avviso per le pene sostitutive pur in presenza dei presupposti?
La sentenza non lo specifica direttamente, ma implicitamente afferma che la mancanza dell’avviso è legittima quando deriva da una valutazione, anche implicita, di insussistenza dei presupposti. Se invece i presupposti fossero palesemente esistenti, l’omissione potrebbe configurare un vizio.
È possibile contestare in Cassazione la qualificazione di un reato, come la differenza tra bancarotta fraudolenta e semplice?
No, se la contestazione si traduce in una richiesta di nuova valutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito. Il ricorso in Cassazione è consentito solo per vizi di legittimità, ovvero per la violazione o errata applicazione della legge, e non per riesaminare le prove.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 35756 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 35756 Anno 2025
Presidente: SCORDAMAGLIA IRENE
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 22/10/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a AVIGLIANA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 10/12/2024 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che NOME ricorre avverso la sentenza con cui la Corte d’appello di Torino, in parziale riforma della sentenza di primo grado, dichiarati estinti i reati di truffa di cui ai capi B) e C), ha confermato la condanna del predetto imputato per reati fallimentari, procedendo alla conseguente rideterminazione della pena;
Considerato che il primo motivo di ricorso, che lamenta violazione di legge in relazione al mancato avviso all’imputato di poter chiedere le pene sostitutive, è manifestamente infondato in quanto, secondo la giurisprudenza di legittimità, divenuta dominante, il giudice non è tenuto a proporre, in ogni caso, all’imputato l’applicazione di una pena sostitutiva, essendo investito di un potere discrezionale al riguardo, sicché l’omessa formulazione, subito dopo la lettura del dispositivo, dell’avviso di cui all’art. 545-bis, comma 1, cod. proc. pen., non comporta la nullità della sentenza, presupponendo un’implicita valutazione dell’insussistenza dei presupposti per accedere alla misura sostitutiva (cfr. Sez. 2, n. 43848 del 29/09/2023, D., Rv. 285412 – 01 Sez. 1, n. 2090 del 12/12/2023, dep. 2024, Rv. 285710 – 01; nonché tra le ultime decise dalla settima sezione Sez. 7, n. 25047 del 04/06/2025, COGNOME; Sez. 7, 198978 del 12/02/2025, COGNOME; Sez. 7, n. 8781 del 12/02/2025, COGNOME). Si tratta di principio aderente alla lettera della legge, considerato che la disposizione dell’art. 545-bis cod. proc. pen. prescrive chiaramente che il giudice della condanna dà avviso alle parti, funzionale al procedimento di sostituzione della pena, subito dopo la lettura del dispositivo sempre che ricorrano le condizioni per la sostituzione. È logico quindi ritenere che, ove non ravvisi l’esistenza delle condizioni per la sostituzione, il giudice non abbia l’obbligo di dare avviso alle parti e all’imputato in particolare che, pertanto, non può far valere un affidamento sulla comunicazione dell’avviso non datogli tempestivamente;
Ritenuto che il secondo motivo di ricorso, che lamenta vizio di motivazione in relazione alla ritenuta responsabilità penale dell’imputato ex art. 216 L. Fall., che avrebbe dovuto essere qualificata alla stregua di bancarotta semplice ex art. 217 L. Fall., non è consentito dalla legge in sede di legittimità, perché costituito da mere doglianze in punto di fatto, ed inoltre è riproduttivo di profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dal giudice di merito e non scanditi da specifica critica delle argomentazioni a base della sentenza impugnata (cfr. pag. 8 sentenza d’appello);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila a favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spe processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 22/10/2025