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Pene sostitutive e misura di sicurezza: il no della Corte

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l’applicazione di pene sostitutive alla detenzione. La decisione si fonda sull’esistenza di una misura di sicurezza personale (l’allontanamento dal territorio dello Stato) disposta nei suoi confronti. Secondo la legge, tale misura costituisce un ostacolo insormontabile all’applicazione delle pene sostitutive, rendendo il ricorso privo di fondamento.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Misura di Sicurezza: La Cassazione Conferma il Divieto

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione IV Penale, n. 14066 del 2024, offre un chiarimento fondamentale sui limiti di applicazione delle pene sostitutive. Il caso in esame ha permesso ai giudici di ribadire un principio cruciale: la presenza di una misura di sicurezza personale, come l’espulsione dal territorio dello Stato, costituisce un ostacolo legale insuperabile alla sostituzione della pena detentiva. Questa decisione consolida l’interpretazione restrittiva della normativa, delineando in modo netto i confini tra percorsi sanzionatori alternativi e misure di prevenzione.

I Fatti del Caso e il Percorso Giudiziario

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale di Massa. Oltre alla pena detentiva, il giudice di primo grado aveva disposto, una volta espiata la pena, l’applicazione della misura di sicurezza dell’allontanamento dal territorio dello Stato. La Corte d’Appello di Genova, successivamente adita, aveva parzialmente riformato la sentenza, riducendo la pena principale e modificando quella accessoria su richiesta concorde delle parti, ma confermando il resto della decisione, inclusa la misura di sicurezza.

Il Ricorso per Cassazione e le Pene Sostitutive

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione lamentando la violazione di legge. In particolare, si contestava la mancata applicazione delle pene sostitutive previste dalla legge n. 689/1981. Secondo la difesa, la Corte d’Appello non avrebbe informato le parti della possibilità di sostituire la pena detentiva e non avrebbe motivato la sua decisione di non procedere in tal senso. Il ricorso sollevava anche una questione di legittimità costituzionale, sostenendo che una preclusione assoluta all’accesso a misure alternative alla detenzione, basata unicamente sulla presenza di una misura di sicurezza, sarebbe in contrasto con i principi di rieducazione della pena sanciti dagli articoli 3 e 27 della Costituzione.

Le Motivazioni della Cassazione: La Norma è Chiara

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. La motivazione della decisione è netta e si basa su un’interpretazione letterale della normativa vigente. I giudici hanno richiamato l’articolo 59, lettera c), della legge 689/1981 (modificato dal D.Lgs. 150/2022), il quale stabilisce esplicitamente che la pena detentiva non può essere sostituita “nei confronti dell’imputato a cui deve essere applicata una misura di sicurezza personale”.

Nel caso di specie, la misura dell’allontanamento dal territorio dello Stato, disposta dal giudice di primo grado, rientra pienamente nella categoria delle misure di sicurezza personali. Di conseguenza, la legge stessa pone un divieto assoluto alla concessione delle pene sostitutive. La Corte ha sottolineato che questa preclusione non lascia spazio a valutazioni discrezionali da parte del giudice. La presenza della misura di sicurezza opera come una condizione ostativa che rende giuridicamente impossibile la sostituzione della pena. Pertanto, ogni doglianza relativa alla mancanza di avviso o di motivazione sul punto è stata considerata irrilevante, poiché la decisione era vincolata dalla legge.

Conclusioni: Nessuna Alternativa in Presenza di Misure di Sicurezza

La sentenza in esame riafferma con forza un principio cardine del sistema sanzionatorio penale: le pene sostitutive non sono applicabili quando il condannato è destinatario di una misura di sicurezza personale. La Cassazione chiarisce che non si tratta di una scelta discrezionale del giudice, ma di un divieto imposto direttamente dal legislatore. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche, poiché conferma che la valutazione sulla pericolosità sociale dell’individuo, che porta all’applicazione di una misura di sicurezza, prevale sulla possibilità di accedere a percorsi alternativi alla detenzione, delineando una chiara gerarchia tra le finalità di prevenzione speciale e quelle rieducative della pena in contesti specifici.

È possibile ottenere le pene sostitutive se è stata disposta una misura di sicurezza personale come l’espulsione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai sensi dell’art. 59, lett. c), della Legge 689/1981, l’applicazione di una misura di sicurezza personale è una condizione ostativa assoluta che impedisce la sostituzione della pena detentiva.

Il giudice deve motivare la mancata applicazione delle pene sostitutive in presenza di un divieto di legge?
No. Secondo la sentenza, quando esiste un chiaro impedimento legale come la presenza di una misura di sicurezza, il giudice non ha discrezionalità e la mancata applicazione delle pene sostitutive è una conseguenza diretta della legge, non richiedendo una motivazione specifica sul punto.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la Corte non esamina il merito delle questioni sollevate. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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