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Pene sostitutive e favor rei: la riforma non è retroattiva

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello che negava l’applicazione di pene sostitutive a un imputato a cui era già stata concessa la sospensione condizionale della pena. Il reato era stato commesso prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, che ha introdotto l’incompatibilità tra i due istituti. La Suprema Corte ha stabilito che, in virtù del principio del favor rei, deve essere applicata la legge più favorevole in vigore al momento del fatto, che consentiva la coesistenza dei due benefici.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Sospensione Condizionale: la Cassazione fa chiarezza sulla Riforma Cartabia

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 45583/2024, è intervenuta su un tema di grande attualità: il rapporto tra pene sostitutive e sospensione condizionale della pena alla luce della Riforma Cartabia. La pronuncia chiarisce un aspetto fondamentale relativo alla successione delle leggi nel tempo, affermando il principio di irretroattività della legge penale sfavorevole. Vediamo nel dettaglio il caso e la decisione della Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dalla condanna di un individuo per il reato di furto aggravato di un’autovettura. La Corte d’Appello, pur confermando la responsabilità penale, aveva rigettato la richiesta dell’imputato di ottenere una pena sostitutiva (nella specie, la detenzione domiciliare) in luogo della reclusione. La motivazione del rigetto si basava sul fatto che all’imputato era già stata concessa la sospensione condizionale della pena. Secondo i giudici di secondo grado, la Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022) avrebbe introdotto una rigida alternatività tra i due istituti, rendendoli incompatibili.
L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che un successivo decreto correttivo della riforma (d.lgs. 31/2024) avesse eliminato tale incompatibilità.

Le Pene Sostitutive e l’impatto della Riforma

Prima della Riforma Cartabia, la giurisprudenza ammetteva la possibilità di applicare la sospensione condizionale anche a una pena detentiva già sostituita con una sanzione alternativa. La riforma ha modificato questo assetto, introducendo una regola di alternatività: il giudice può applicare le pene sostitutive se non ordina la sospensione condizionale della pena. L’obiettivo del legislatore era quello di rivitalizzare l’applicazione delle sanzioni sostitutive, spesso messe in ombra dalla più pratica sospensione condizionale.
Il ricorrente basava la sua difesa su un successivo decreto correttivo del 2024 che, nel modificare la procedura di applicazione delle pene sostitutive (art. 545-bis c.p.p.), aveva eliminato il riferimento esplicito alla sospensione condizionale. Secondo la sua tesi, questa modifica avrebbe ripristinato la compatibilità tra i due benefici.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Principio del Favor Rei

La Corte di Cassazione ha rigettato l’interpretazione del ricorrente riguardo al decreto correttivo, chiarendo che la modifica all’art. 545-bis c.p.p. aveva finalità puramente procedurali e non intaccava la regola sostanziale dell’alternatività tra i due istituti, ancora prevista dall’art. 61-bis della legge n. 689/1981.

Tuttavia, la Corte ha accolto il ricorso per un’altra, decisiva ragione: il principio di successione delle leggi penali nel tempo, sancito dall’art. 2 del codice penale. La Suprema Corte ha osservato che il reato era stato commesso il 14 dicembre 2022, ovvero in un momento antecedente all’entrata in vigore delle nuove disposizioni della Riforma Cartabia che hanno introdotto l’incompatibilità.

Le norme che disciplinano le pene sostitutive hanno natura sostanziale, non meramente processuale. Di conseguenza, ad esse si applica il principio di irretroattività della legge penale più sfavorevole. Poiché la nuova disciplina introdotta dalla Riforma Cartabia è meno favorevole all’imputato (in quanto preclude il cumulo dei benefici), essa non può essere applicata a fatti commessi prima della sua vigenza. La Corte d’Appello ha quindi errato nell’applicare retroattivamente una norma più severa, violando un principio cardine del nostro ordinamento penale.

Conclusioni

La sentenza è stata annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello. Quest’ultima dovrà riesaminare la richiesta di applicazione della pena sostitutiva basandosi sulla normativa in vigore al momento della commissione del reato. A quella data, la concessione della sospensione condizionale non costituiva un ostacolo all’applicazione di una sanzione sostitutiva. La decisione riafferma con forza il principio del favor rei, garantendo che nessun imputato possa subire gli effetti di una modifica legislativa peggiorativa per fatti commessi in precedenza.

È possibile applicare le pene sostitutive se è già stata concessa la sospensione condizionale per un reato commesso prima della Riforma Cartabia?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che per i fatti commessi prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, si applica la legge precedente, più favorevole, che non prevedeva l’incompatibilità tra i due benefici.

Il ‘Decreto Correttivo’ del 2024 alla Riforma Cartabia ha eliminato l’alternatività tra pene sostitutive e sospensione condizionale?
No. Secondo la sentenza, la modifica apportata dal decreto correttivo all’art. 545-bis del codice di procedura penale ha riguardato solo l’aspetto procedurale e non ha modificato la regola sostanziale dell’alternatività tra i due istituti, che rimane in vigore per i reati commessi dopo la riforma.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello?
La Corte ha annullato la sentenza perché i giudici d’appello hanno applicato erroneamente e retroattivamente una legge penale più sfavorevole all’imputato (la Riforma Cartabia), violando il principio fondamentale del favor rei, secondo cui si deve sempre applicare la legge più vantaggiosa per l’accusato tra quelle succedutesi nel tempo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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