Pene Sostitutive e Discrezionalità: Quando il Giudice Può Dire di No
L’applicazione delle pene sostitutive rappresenta un tema centrale nel diritto penale moderno, bilanciando l’esigenza punitiva con quella rieducativa. Tuttavia, non si tratta di un diritto automatico per il condannato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini della discrezionalità del giudice nel negare tali benefici, specialmente di fronte a un profilo di recidiva specifica. Analizziamo la decisione per comprendere meglio i criteri applicati.
I Fatti del Caso
Il caso ha origine da una condanna per il reato di lesioni personali stradali, commesso nel 2019. La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza di primo grado, aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato. L’imputato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: una presunta violazione di legge per la mancata fissazione di un’udienza specifica per discutere delle sanzioni sostitutive e un vizio di motivazione riguardo al diniego della sostituzione della pena detentiva con la detenzione domiciliare.
In sostanza, il ricorrente chiedeva di poter scontare la sua pena a casa invece che in carcere, ma i giudici di merito avevano respinto questa possibilità.
La Decisione della Corte di Cassazione sulle pene sostitutive
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Secondo gli Ermellini, le censure mosse dal ricorrente erano in parte una riproposizione di argomenti già esaminati e respinti e, per il resto, basate su un’errata interpretazione della legge.
Il punto cruciale della decisione risiede nella natura della valutazione che il giudice è chiamato a compiere ai sensi dell’art. 545-bis del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta dalla Riforma Cartabia, prevede la possibilità di sospendere il processo dopo la lettura del dispositivo per acquisire informazioni utili a decidere sulla sostituzione della pena. La Corte ha chiarito che l’attivazione di questa procedura è frutto di una valutazione discrezionale del giudice, non un obbligo.
Le Motivazioni della Corte
Le motivazioni della Cassazione sono lineari e si fondano su un principio consolidato. Il potere discrezionale del giudice, se esercitato con una motivazione logica, coerente e adeguata, non è sindacabile in sede di legittimità. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva ampiamente giustificato il proprio diniego.
I giudici di merito avevano evidenziato due elementi ostativi alla concessione delle pene sostitutive:
1. I numerosi precedenti specifici: l’imputato non era nuovo a violazioni della legge, e questo elemento è stato considerato un indice di una certa inclinazione a delinquere.
2. La recidiva post-sanzione sostitutiva: un fattore ancora più determinante è stato il fatto che l’imputato, dopo aver già beneficiato in passato della sanzione sostitutiva del lavoro di pubblica utilità, era ricaduto in condotte illecite specifiche.
Questa circostanza, secondo la Corte, dimostrava l’inefficacia di una misura alternativa nel dissuadere il soggetto dal commettere nuovi reati, rendendo la scelta di non concedere nuovamente un beneficio pienamente giustificata e congrua. La decisione del giudice di merito non era quindi né arbitraria né immotivata, ma fondata su una valutazione concreta del percorso di vita e della condotta dell’imputato.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce che le pene sostitutive non sono un automatismo, ma una possibilità subordinata a una valutazione prognostica positiva da parte del giudice sulla futura condotta del reo. In secondo luogo, il passato criminale di una persona, e in particolare la sua risposta a precedenti misure alternative, assume un peso decisivo. La recidiva dopo aver già goduto di un beneficio come il lavoro di pubblica utilità è un segnale forte che il giudice non può ignorare. Per i cittadini, ciò significa che la possibilità di evitare il carcere attraverso sanzioni alternative dipende in larga misura dalla dimostrazione di un reale cambiamento e dalla capacità di rispettare le regole, anche dopo una prima condanna.
L’applicazione delle pene sostitutive è un diritto automatico per il condannato?
No, la decisione di concedere pene sostitutive rientra nella valutazione discrezionale del giudice, che deve basarsi su una prognosi favorevole riguardo alla futura condotta del reo.
Quali elementi possono convincere un giudice a negare le pene sostitutive?
La presenza di numerosi precedenti penali specifici e, soprattutto, il fatto che l’imputato sia ricaduto in condotte illecite dopo aver già beneficiato in passato di una sanzione sostitutiva (come il lavoro di pubblica utilità).
È possibile contestare in Cassazione il diniego delle pene sostitutive?
È possibile farlo solo se la decisione del giudice è priva di motivazione o basata su un ragionamento manifestamente illogico. Se, come in questo caso, la motivazione è coerente e adeguatamente argomentata, non può essere messa in discussione nel giudizio di legittimità.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 13504 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 13504 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 14/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME NOME DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 30/06/2023 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
NOME COGNOME ha presentato ricorso avverso la sentenza della Corte d’appello di Torino del 30.06.2023, che in parziale riforma della sentenza di condanna del Tribunale di Aosta, ha ritenuto la contravvenzione di cui all’art. 186 comma 2 lett.c) d.lgs 30 aprile 1992 n. 285 assorbita nel reato di cui all’art. 590 bis cod. pen. commesso in Courmayeur il 17.11.2019.
Rilevato che il motivo, con cui ha dedotto la violazione di legge in relazione alla mancata fissazione dell’udienza ex art. 545 bis cod. proc. pen e il vizio di motivazione in relazione alla mancata sostituzione della pena detentiva con quella della detenzione domiciliare sostitutiva, è manifestamente infondato, quanto al primo profilo, e riproduttivo di censura già vagliata e ciisattesa con percorso argomentativo logico e coerente, quanto al secondo profilo. La Corte di legittimità ha già avuto modo di chiarire che la sospensione del processo dopo la lettura del dispositivo, al fine di acquisire informazioni utili a decidere sulla sostituzione della pena detentiva ed a scegliere quella sostitutiva più adeguata al caso, ai sensi dell’art. 545-bis, comma 2, cod. proc. pen., introdotto dall’art. 31 d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, presuppone una valutazione discrezionale del giudice, il cui esercizio, se adeguatamente motivato, non è sindacabile nel giudizio di legittimità, così come previsto per i criteri dettati dall’art. 133 cod. pen. ai fini dell determinazione della pena (Sez. 6, n. 43263 del 13/09/2023, Lo Monaco, Rv. 285358 – 01.). La Corte di Appello ha spiegato con motivazione coerente e congrua che ostavano alla sostituzione i numerosi precedenti specifici e il fatto che dopo la fruizione della sanzione sostitutiva del lavoro di pubblica utilità, il ricorrente era ricaduto in condotte specifiche.
Ritenuto, pertanto, che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali e della somma di euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali e della somma di euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE ammende.
Il Presidente
Il Consigli
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