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Pene sostitutive: discrezionalità del giudice e evasione

Una donna condannata per evasione dagli arresti domiciliari ha presentato ricorso contro il diniego delle attenuanti generiche e la mancata applicazione di pene sostitutive. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il giudice gode di ampia discrezionalità nel negare tali benefici quando la condotta passata dell’imputato, come l’evasione finalizzata a commettere altri reati, dimostra inaffidabilità e assenza di ravvedimento.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Discrezionalità del Giudice: Il Caso dell’Evasione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, numero 13089 del 2025, offre un importante chiarimento sui limiti della discrezionalità del giudice nella concessione delle pene sostitutive. Il caso riguarda una persona condannata per evasione dagli arresti domiciliari, la cui richiesta di beneficiare di sanzioni alternative alla detenzione è stata respinta. La decisione sottolinea come la condotta dell’imputato, in particolare se dimostra una propensione a violare le prescrizioni, possa legittimamente precludere l’accesso a misure più favorevoli.

I Fatti: Evasione per Commettere Altri Reati

Il caso ha origine dalla condanna di un’imputata per evasione dagli arresti domiciliari. La Corte di Appello di Firenze, pur dichiarando l’improcedibilità per due reati di furto (a seguito di una modifica normativa che li ha resi procedibili solo a querela di parte, mai presentata), aveva confermato la responsabilità per il reato di evasione, rideterminando la pena. Cruciale, ai fini della decisione, è stato il fatto che l’evasione era stata posta in essere proprio allo scopo di commettere i furti presso due esercizi commerciali.

Il Ricorso in Cassazione: Attenuanti e Pene Sostitutive

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, articolando due motivi principali. In primo luogo, lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, adducendo le disagiate condizioni economiche e di salute dell’imputata. In secondo luogo, contestava il diniego delle pene sostitutive, inclusa la pena pecuniaria, sostenendo che sussistessero tutti i presupposti per la loro applicazione.

Le Motivazioni della Cassazione sul Diniego delle Pene Sostitutive

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso infondato. Sul primo punto, ha giudicato inammissibile la censura sulle attenuanti, confermando la valutazione della Corte d’Appello: l’assenza di segni di resipiscenza e i numerosi precedenti penali, uniti alla finalità stessa dell’evasione (commettere altri reati), costituivano elementi sufficienti per negare il beneficio.

Sul secondo e più rilevante motivo, quello relativo alle pene sostitutive, la Cassazione ha sviluppato un ragionamento articolato. Pur riconoscendo un errore di diritto della Corte territoriale – che aveva ritenuto inammissibile la richiesta di pena pecuniaria per mancanza di procura speciale (non necessaria per questa specifica sanzione) – ha comunque ritenuto corretta la decisione nel merito. I giudici di legittimità hanno condiviso la motivazione di fondo dei giudici di merito: la circostanza che l’imputata fosse evasa dalla detenzione domiciliare induceva a ritenere, con un giudizio prognostico negativo, che non sarebbe stata in grado di adempiere alle prescrizioni imposte da qualsiasi sanzione sostitutiva. La condotta stessa dell’imputata ha quindi funto da elemento decisivo per escludere l’affidabilità necessaria per accedere a pene alternative al carcere.

Conclusioni: Quando la Condotta Pregiudica i Benefici

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la concessione delle pene sostitutive non è un automatismo, ma è subordinata a una valutazione discrezionale del giudice basata sui criteri dell’articolo 133 del codice penale. Il giudizio prognostico sulla capacità del condannato di rispettare le prescrizioni è centrale. Evadere dalla detenzione domiciliare, specialmente se per commettere ulteriori delitti, rappresenta una palese manifestazione di inaffidabilità che può legittimamente giustificare il diniego di qualsiasi misura alternativa, rendendo la detenzione l’unica opzione percorribile. La decisione, se adeguatamente motivata su questi elementi concreti, sfugge al sindacato di legittimità.

È possibile ottenere le pene sostitutive anche se si è evasi dagli arresti domiciliari?
No, la sentenza chiarisce che il giudice può negare le pene sostitutive. L’evasione, specialmente se finalizzata a commettere altri reati, dimostra l’inaffidabilità del condannato e giustifica un giudizio prognostico negativo sulla sua capacità di rispettare le prescrizioni di una misura alternativa.

Perché la Corte di Cassazione ha negato le attenuanti generiche all’imputata?
Le attenuanti generiche sono state negate perché non emergevano elementi positivamente valutabili. Al contrario, l’imputata aveva numerosi precedenti penali, non aveva mostrato alcun segno di pentimento (resipiscenza) e aveva commesso l’evasione proprio per delinquere ancora.

Il giudice è obbligato a concedere le pene sostitutive se i presupposti di legge sono rispettati?
No, il giudice non è obbligato. La decisione sulla concessione delle pene sostitutive è vincolata al suo potere discrezionale, che deve essere esercitato valutando i criteri dell’art. 133 del codice penale. Se il suo giudizio, adeguatamente motivato, è negativo sulla futura condotta del reo, può legittimamente negare il beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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