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Pene sostitutive: cumulo di pene e limite di 4 anni

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26837 del 2024, chiarisce un punto cruciale sulle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito che il limite di quattro anni di reclusione per la sostituibilità della pena si riferisce alla singola condanna in esame, e non al cumulo matematico di questa con altre pene detentive precedentemente inflitte al condannato per altri reati. Di conseguenza, è stato respinto il ricorso del Procuratore che riteneva illegittima la sostituzione di una pena di tre anni con il lavoro di pubblica utilità, nonostante l’imputato avesse a carico un’altra condanna a due anni.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene sostitutive: come si calcola il limite di 4 anni in caso di più condanne?

L’introduzione delle pene sostitutive ad opera della Riforma Cartabia ha rappresentato una svolta nel sistema sanzionatorio italiano, mirando a ridurre il ricorso alle brevi detenzioni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un aspetto fondamentale: come si calcola il limite massimo di quattro anni per la loro applicazione quando un imputato ha già altre condanne a suo carico? La risposta della Suprema Corte è netta e favorisce un’interpretazione estensiva dell’istituto.

I fatti del caso: la sostituzione della pena e il ricorso del PM

Il Tribunale di Cagliari, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva sostituito una pena di tre anni di reclusione per peculato con la pena del lavoro di pubblica utilità. La decisione si basava sulle nuove disposizioni introdotte dal D.Lgs. 150/2022 (Riforma Cartabia), che consentono di sostituire pene detentive fino a quattro anni.

Il Procuratore della Repubblica, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il giudice avesse commesso un errore. Secondo l’accusa, il condannato aveva a suo carico anche una precedente sentenza definitiva a due anni di reclusione per bancarotta fraudolenta. Sommando le due pene (3 + 2 anni), il totale di cinque anni superava il limite massimo di quattro previsto dalla legge, rendendo, a suo avviso, impossibile la sostituzione.

La questione giuridica e il calcolo del limite per le pene sostitutive

Il nodo centrale della questione era se, per verificare il rispetto del limite dei quattro anni, si dovesse considerare solo la pena per la quale si chiede la sostituzione o se si dovesse procedere a un cumulo materiale con tutte le altre pene detentive, anche non sostituite, inflitte al condannato. L’interpretazione del ricorrente avrebbe ristretto notevolmente l’ambito di applicazione delle pene sostitutive, escludendo chiunque avesse precedenti condanne che, sommate, superassero la soglia.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulle pene sostitutive

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Procuratore, offrendo un’interpretazione chiara e coerente con lo spirito della riforma. I giudici hanno sottolineato che il limite di quattro anni deve essere valutato con riferimento esclusivo alla pena inflitta nel singolo processo per cui si discute la sostituzione.

La distinzione tra fase di cognizione e fase di esecuzione

La Corte ha chiarito che la valutazione sulla sostituibilità della pena avviene in sede di cognizione (o, come in questo caso, dal giudice dell’esecuzione che ne assume i poteri) e si basa sulla pena concretamente inflitta per quel specifico reato. Le operazioni di cumulo delle pene, previste dall’art. 663 c.p.p., appartengono invece alla fase di esecuzione e servono a determinare la pena unica complessiva da espiare. I due momenti sono distinti e non vanno confusi.

L’esistenza di un’altra condanna non entra nel calcolo matematico del limite. Può, tuttavia, essere considerata dal giudice per valutare la “meritevolezza” del condannato a beneficiare della sanzione sostitutiva, ma non costituisce un ostacolo automatico.

La volontà del legislatore con la Riforma Cartabia

La sentenza evidenzia come la Riforma Cartabia abbia voluto ampliare e valorizzare l’istituto delle pene sostitutive per deflazionare il sistema carcerario e promuovere percorsi di risocializzazione. Un’interpretazione restrittiva, come quella proposta dal Procuratore, sarebbe andata contro questa chiara volontà legislativa. La norma sul cumulo delle pene sostitutive (art. 70 L. 689/1981) si applica quando più pene vengono tutte sostituite, non quando una pena da sostituire concorre con una pena detentiva non sostituita.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche:

1. Maggiore accesso alle pene sostitutive: Il criterio si concentra sulla singola pena, ampliando la platea di soggetti che possono beneficiare di misure alternative al carcere, anche in presenza di precedenti.
2. Chiarezza interpretativa: Viene stabilito un principio guida per i giudici, che devono valutare la sostituibilità guardando alla pena inflitta nel processo specifico, senza sommarla ad altre condanne.
3. Valorizzazione della discrezionalità del giudice: Resta ferma la possibilità per il giudice di negare la sostituzione se, valutando la personalità del reo e i suoi precedenti, ritiene che la misura alternativa non sia idonea a prevenire la recidiva.

Per applicare una pena sostitutiva, si deve sommare la pena da sostituire con altre condanne precedenti?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il limite di quattro anni si riferisce alla singola pena inflitta nel procedimento in esame, non al risultato della somma tra questa e altre pene detentive riportate in precedenza dal condannato.

Una precedente condanna a pena detentiva può impedire la concessione di una pena sostitutiva?
Non automaticamente. Una precedente condanna non entra nel calcolo matematico del limite di pena, ma può essere valutata dal giudice per giudicare la meritevolezza del condannato a ricevere la sanzione sostitutiva e il rischio di recidiva.

Qual è il criterio principale per decidere se una pena detentiva è sostituibile?
Il criterio principale è l’entità della pena detentiva inflitta nel giudizio di cognizione per lo specifico reato. Se questa pena, considerata singolarmente, non supera i quattro anni, può essere sostituita, a prescindere da altre condanne non ricomprese nel cumulo esecutivo per cui si procede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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