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Pene sostitutive: coesistenza con misure alternative

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13133/2024, ha stabilito un principio fondamentale riguardo le pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia. Un soggetto, già in affidamento in prova per reati precedenti, aveva richiesto la sostituzione di una nuova pena detentiva. La Corte d’Appello aveva negato la richiesta, ritenendo che il cumulo delle pene superasse i limiti di legge. La Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo che la valutazione per la concessione delle pene sostitutive è autonoma e va fatta con riferimento alla singola nuova condanna, separatamente da pene già in esecuzione. Viene affermata la possibile coesistenza tra misure alternative e pene sostitutive, specificando che queste ultime vengono eseguite solo dopo le pene detentive.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: Possono Coesistere con Misure Alternative in Corso?

La recente introduzione delle pene sostitutive dalla Riforma Cartabia ha sollevato numerosi interrogativi applicativi. Una delle questioni più dibattute riguarda la loro compatibilità con altre pene o misure già in corso di esecuzione. Con la sentenza n. 13133 del 2024, la Corte di Cassazione offre un chiarimento cruciale, stabilendo che la richiesta di una pena sostitutiva per una nuova condanna deve essere valutata autonomamente, senza che la presenza di una precedente pena in esecuzione (anche tramite misura alternativa) ne costituisca un ostacolo.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguarda un individuo condannato a una pena di 3 anni e 10 mesi di reclusione con sentenza divenuta irrevocabile. Avvalendosi della disciplina transitoria della Riforma Cartabia, l’imputato ha presentato istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la sostituzione della pena detentiva. La Corte d’Appello, tuttavia, ha respinto la domanda. La sua decisione si basava principalmente sul fatto che il condannato stava già scontando un cumulo di pene precedente (per complessivi 2 anni, 10 mesi e 9 giorni) attraverso la misura alternativa dell’affidamento in prova. Secondo i giudici di merito, l’entità totale della pena (sommando la nuova condanna a quella già in esecuzione) avrebbe superato i limiti di legge previsti per l’ammissione alle pene sostitutive, e la situazione complessiva gettava un’ombra negativa sulla personalità del richiedente. Contro questa ordinanza, il condannato ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, annullando la decisione della Corte d’Appello e rinviando per un nuovo giudizio. Il cuore della sentenza risiede nella netta distinzione tra il sistema delle pene sostitutive e quello delle misure alternative alla detenzione, chiarendo che operano su piani diversi e con presupposti differenti.

Le Motivazioni della Sentenza: Pene Sostitutive e Autonomia di Giudizio

La Cassazione ha sviluppato il suo ragionamento attraverso alcuni passaggi logici fondamentali.

La Natura delle Pene Sostitutive: un’Appendice del Giudizio di Cognizione

In primo luogo, la Corte ha ribadito che le pene sostitutive trovano la loro collocazione naturale nel giudizio di cognizione. È il giudice che emette la sentenza di condanna a dover decidere, contestualmente, se sostituire la pena detentiva. L’intervento del giudice dell’esecuzione, previsto dalla norma transitoria (art. 95 d.lgs. 150/2022), è un’eccezione temporanea, una sorta di ‘appendice’ del giudizio di cognizione. Di conseguenza, il giudice dell’esecuzione deve ragionare con la stessa logica del giudice di cognizione, concentrandosi esclusivamente sulla pena da infliggere per il reato specifico oggetto di quel giudizio, senza farsi condizionare da altre pene in esecuzione.

Coesistenza Possibile tra Pene Detentive e Pene Sostitutive

Il secondo punto cruciale riguarda la distinzione e la possibile coesistenza tra i due sistemi. Le pene sostitutive e le misure alternative alla detenzione non si sovrappongono. La legge stessa (art. 70, L. 689/1981) disciplina l’ipotesi di coesistenza di più titoli esecutivi, stabilendo una chiara gerarchia: ‘le pene sostitutive sono sempre eseguite dopo le pene detentive’. Questa previsione normativa dimostra che il legislatore ha contemplato e ammesso la possibilità che un individuo si trovi a dover scontare sia una pena detentiva (magari tramite affidamento in prova) sia una pena sostitutiva. Pertanto, l’esistenza di una pena detentiva in corso non può essere usata come motivo per negare a priori l’accesso a una pena sostitutiva per un’altra e diversa condanna. Il cumulo che impedirebbe l’accesso a tali pene è solo quello ‘omogeneo’, ovvero quando si devono unificare più sentenze che hanno tutte applicato pene sostitutive.

Le Conclusioni

La sentenza n. 13133/2024 segna un punto fermo nell’interpretazione della nuova disciplina. Afferma che la valutazione per la concessione delle pene sostitutive deve essere autonoma e svincolata da precedenti condanne già in fase esecutiva. Il giudice deve limitarsi a verificare se, per il singolo reato per cui è intervenuta condanna, la pena rientri nei limiti di legge (fino a 4 anni) e se la sostituzione sia idonea a prevenire la commissione di altri reati. L’esistenza di altre pene non è un ostacolo giuridico, ma al massimo un elemento da considerare nel più ampio giudizio prognostico sulla personalità del condannato, che deve però essere concreto e non basato su automatismi. Questa pronuncia garantisce una maggiore coerenza sistematica e apre la strada a un’applicazione più ampia ed efficace di questo importante strumento di risocializzazione.

Avere un’altra pena in esecuzione impedisce di ottenere le pene sostitutive per una nuova condanna?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’esistenza di una pena precedente in corso di esecuzione, anche tramite una misura alternativa come l’affidamento in prova, non è di per sé ostativa alla concessione di una pena sostitutiva per una nuova e diversa condanna. La valutazione deve essere autonoma e riferita al singolo reato oggetto della nuova sentenza.

Le pene sostitutive e le misure alternative alla detenzione sono la stessa cosa?
No, sono istituti giuridici distinti. Le pene sostitutive sono applicate dal giudice della cognizione al momento della sentenza e sostituiscono fin dall’origine la pena detentiva. Le misure alternative alla detenzione sono concesse dal Tribunale di Sorveglianza durante l’esecuzione di una pena detentiva già inflitta.

Come vengono eseguite le pene sostitutive se coesistono con pene detentive?
La legge stabilisce un ordine di esecuzione. Le pene sostitutive vengono eseguite sempre dopo aver scontato le pene detentive. Quindi, un condannato dovrà prima terminare l’esecuzione della pena detentiva (o della relativa misura alternativa) e solo successivamente inizierà a scontare la pena sostitutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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