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Pene sostitutive: Cassazione annulla per vizi

La Corte di Cassazione ha analizzato un caso di riciclaggio, dichiarando inammissibili i ricorsi di due imputati. Ha però accolto parzialmente il ricorso di un terzo, annullando la sentenza per un vizio procedurale relativo alla richiesta di pene sostitutive. La Corte ha stabilito che il giudice non può depositare la motivazione della condanna prima di aver deciso sulla sanzione alternativa, violando la procedura dell’art. 545-bis c.p.p. e frustrando il diritto di difesa.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene sostitutive: la Cassazione annulla una condanna per vizi procedurali

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 12635/2024, offre un’importante lezione sulla corretta applicazione delle norme procedurali relative alle pene sostitutive. Sebbene il caso riguardi un’accusa di riciclaggio, il fulcro della decisione risiede in un errore commesso dalla Corte d’Appello che ha portato all’annullamento parziale della condanna. Questa pronuncia sottolinea l’importanza del rispetto rigoroso del procedimento descritto dall’art. 545-bis del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia, a garanzia del diritto di difesa.

I fatti del processo e i ricorsi in Cassazione

Tre individui venivano condannati in primo e secondo grado per il reato di riciclaggio. La Corte di Appello di Bologna aveva confermato la sentenza del Tribunale di Parma. Avverso tale decisione, tutti e tre gli imputati proponevano ricorso per Cassazione.

Due dei ricorrenti lamentavano principalmente l’errata qualificazione giuridica del fatto (sostenendo si trattasse di ricettazione e non di riciclaggio) e la mancanza di motivazione sulla determinazione della pena e sul diniego delle attenuanti generiche.

Il terzo imputato, oltre a motivi simili, sollevava una questione cruciale di natura procedurale: la violazione dell’art. 545-bis c.p.p., che regola l’applicazione delle pene sostitutive alla detenzione carceraria.

La violazione procedurale sulle pene sostitutive

Il punto centrale del ricorso accolto riguarda la procedura seguita dalla Corte d’Appello. All’udienza dell’8 febbraio 2023, dopo la lettura del dispositivo di condanna, il giudice aveva sospeso il processo per valutare la richiesta di applicazione di una pena sostitutiva, rinviando a una nuova udienza fissata per il 28 marzo 2023.

Tuttavia, in palese violazione della procedura, la Corte depositava la motivazione completa della sentenza di condanna il 21 febbraio 2023, ovvero durante il periodo di sospensione e prima di decidere sulla sanzione alternativa. Successivamente, all’udienza di rinvio, rigettava la richiesta di pene sostitutive con una motivazione sommaria, basata sulla mancata ricezione di informazioni dall’Ufficio Esecuzione Penale Esterna (UEPE).

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi dei primi due imputati, ritenendoli generici e ripetitivi di doglianze già esaminate e respinte correttamente nei gradi di merito. La cosiddetta “doppia conforme” di condanna è stata quindi ritenuta solida e ben motivata.

Ha invece accolto parzialmente il ricorso del terzo imputato, proprio in relazione alla violazione procedurale. La Cassazione ha annullato senza rinvio sia il dispositivo di conferma del 28 marzo 2023, sia la sentenza-documento depositata prematuramente, trasmettendo gli atti alla Corte d’Appello di Bologna per un nuovo giudizio limitatamente al sub-procedimento per le pene sostitutive.

Le motivazioni

La Cassazione ha chiarito che la procedura ex art. 545-bis c.p.p. è scandita da fasi precise che non possono essere alterate. Il deposito anticipato della motivazione della sentenza di condanna, prima della decisione sulla pena sostitutiva, “frustra il diritto alla difesa” e viola il comma 4 della norma, secondo cui la lettura della motivazione deve seguire quella del dispositivo integrato o confermato.

Inoltre, i giudici di legittimità hanno censurato la motivazione del rigetto della sanzione alternativa. La Corte d’Appello non poteva rigettare la richiesta solo perché non erano pervenute le informazioni dall’UEPE, addossando di fatto le conseguenze di un ritardo burocratico all’imputato. Il giudice, in assenza di elementi sopravvenuti negativi (come la commissione di un nuovo reato), avrebbe dovuto rinviare ulteriormente l’udienza per acquisire le informazioni necessarie, non potendo negare la sanzione senza un’adeguata motivazione.

Le conclusioni

Questa sentenza è un monito fondamentale per i giudici di merito sull’importanza di applicare correttamente le nuove disposizioni sulle pene sostitutive. La procedura prevista dall’art. 545-bis c.p.p. non è una mera formalità, ma una sequenza di atti finalizzata a garantire una decisione ponderata e il pieno esercizio del diritto di difesa. L’annullamento disposto dalla Cassazione riafferma che gli errori procedurali in questa delicata fase possono invalidare la decisione e impongono un ritorno alla fase processuale viziata per la sua corretta celebrazione.

Qual è il principale errore procedurale che ha portato all’annullamento parziale della sentenza?
L’errore principale è stato il deposito della motivazione della sentenza di condanna durante il periodo in cui il processo era sospeso per decidere sull’applicazione di una pena sostitutiva, in violazione della sequenza procedurale prevista dall’art. 545-bis, comma 4, c.p.p.

Può un giudice rigettare la richiesta di pene sostitutive per la mancata ricezione di informazioni dagli uffici competenti?
No, secondo la Cassazione il giudice non può rigettare la richiesta basandosi unicamente sulla mancata ricezione della relazione informativa (ad esempio, dall’UEPE). Non si può far ricadere sull’imputato la responsabilità di un ritardo amministrativo. Il giudice avrebbe dovuto rinviare l’udienza per acquisire le informazioni richieste.

Perché i ricorsi degli altri due imputati sono stati dichiarati inammissibili?
I loro ricorsi sono stati ritenuti inammissibili perché generici, non specifici e perché riproponevano le stesse argomentazioni già esaminate e respinte con motivazione adeguata sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello, integrando una cosiddetta “doppia conforme” di condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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