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Pene sostitutive: Cassazione annulla per omessa pronuncia

Un imprenditore, condannato per la distruzione di documenti contabili, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha confermato la sua responsabilità penale ma ha annullato la sentenza con rinvio perché i giudici d’appello non si erano pronunciati sulla richiesta di applicazione delle pene sostitutive, introdotte dalla Riforma Cartabia. La decisione sottolinea l’obbligo del giudice di motivare anche su istanze presentate dopo l’atto di appello.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: Se il Giudice non Risponde, la Sentenza è Annullata

La recente Riforma Cartabia ha introdotto importanti novità nel sistema sanzionatorio, tra cui le pene sostitutive per le condanne detentive brevi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 10792/2025) chiarisce un aspetto procedurale cruciale: il giudice d’appello ha l’obbligo di pronunciarsi su una richiesta di applicazione di tali pene, anche se presentata dopo l’atto di impugnazione. In caso contrario, la sentenza è viziata da mancanza di motivazione e deve essere annullata sul punto.

I Fatti del Caso: Distruzione di Fatture e la Difesa dell’Imputato

Il caso riguarda un imprenditore condannato per il reato di occultamento e distruzione di scritture contabili, in particolare delle fatture emesse negli anni d’imposta dal 2013 al 2016. La Corte di Appello di Venezia, riconoscendo l’unicità del reato, aveva rideterminato la pena in un anno di reclusione.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Assenza di prove: Sosteneva la mancanza di prova sia sulla effettiva esistenza dei documenti contabili sia sull’intenzione di evadere le imposte. A sua discolpa, adduceva un periodo di detenzione che gli avrebbe impedito di gestire l’attività e un incendio che nel 2017 avrebbe distrutto la documentazione.
2. Omessa pronuncia: Lamentava che la Corte d’Appello non si fosse pronunciata sulla sua richiesta, inviata tramite PEC, di sostituire la pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità o una pena pecuniaria, ai sensi della nuova normativa sulle pene sostitutive.
3. Violazione di legge: Contestava l’errata applicazione della normativa sanzionatoria, chiedendo l’applicazione di una legge più favorevole per la parte di condotta antecedente a una modifica legislativa del 2015.

L’Analisi della Cassazione e le Pene Sostitutive

La Suprema Corte ha esaminato i motivi di ricorso, giungendo a una decisione che conferma la responsabilità dell’imputato ma accoglie la doglianza di natura procedurale.

La Conferma della Responsabilità Penale

I giudici di legittimità hanno rigettato il primo motivo di ricorso. Hanno ribadito un principio consolidato in materia di reati tributari: poiché le fatture vengono emesse in duplice copia, il ritrovamento di una copia presso i clienti è una prova sufficiente a desumere che l’originale, non trovato presso l’emittente, sia stato da quest’ultimo occultato o distrutto. Inoltre, l’argomento relativo all’incendio è stato considerato un novum, cioè un fatto nuovo introdotto per la prima volta in Cassazione e, come tale, inammissibile.

Il Dovere di Pronuncia sulle Pene Sostitutive

Il cuore della decisione risiede nell’accoglimento del secondo motivo. La Corte ha stabilito che la richiesta di applicazione delle pene sostitutive, formulata per iscritto dalla difesa e pervenuta prima dell’udienza di discussione, era pienamente legittima. La Riforma Cartabia, infatti, consente di presentare tale istanza anche dopo l’atto di appello, al più tardi durante l’udienza stessa.

La Corte d’Appello, non esaminando e non fornendo alcuna motivazione in merito a tale richiesta, è incorsa in un vizio di “mancanza di motivazione”. Questo obbligava la Cassazione ad annullare la sentenza, ma solo limitatamente al punto relativo all’applicazione della pena.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda sul diritto dell’imputato a ottenere una risposta giurisdizionale su una richiesta formalmente e tempestivamente presentata. I giudici hanno chiarito che le conclusioni scritte inviate dal difensore erano sufficientemente precise per far sorgere in capo alla Corte territoriale il dovere di pronunciarsi. Ignorare tale istanza equivale a una violazione procedurale che inficia la validità della determinazione della pena. La terza doglianza, relativa al trattamento sanzionatorio, è stata considerata assorbita, poiché la nuova valutazione sulla pena da parte del giudice del rinvio dovrà tenere conto di tutti gli aspetti, inclusa la possibile sostituzione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata, ma solo per quanto riguarda l’applicabilità delle pene sostitutive. Ha rinviato il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Venezia, che dovrà tenere un nuovo giudizio esclusivamente su questo punto, ferma restando la colpevolezza dell’imputato. Questa pronuncia è un importante monito per i giudici di merito sull’obbligo di considerare e motivare tutte le istanze difensive, specialmente quelle basate su recenti riforme legislative che ampliano i diritti degli imputati, e per i difensori sull’importanza di formalizzare correttamente tali richieste.

È necessario inserire la richiesta di pene sostitutive già nell’atto di appello?
No, la sentenza chiarisce che la richiesta può essere formulata anche in un momento successivo, purché intervenga al più tardi nel corso dell’udienza di discussione in appello.

La scoperta di una copia di una fattura presso un cliente prova la sua distruzione da parte di chi l’ha emessa?
Sì, secondo la Corte, poiché le fatture devono essere emesse in duplice esemplare, il mancato rinvenimento della copia presso l’emittente, a fronte del suo ritrovamento presso il destinatario, costituisce una prova diretta della sua distruzione o del suo occultamento.

Cosa accade se un giudice d’appello non si pronuncia su una richiesta di applicazione delle pene sostitutive?
La sentenza viene annullata limitatamente a tale punto per vizio di mancanza di motivazione. Il caso viene quindi rinviato a un altro giudice d’appello che dovrà celebrare un nuovo giudizio per decidere specificamente sull’applicabilità delle pene sostitutive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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