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Pene sostitutive Cartabia: quando richiederle?

La Corte di Cassazione stabilisce che la richiesta di applicazione delle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia può essere presentata per la prima volta anche nel giudizio di rinvio, a seguito di un annullamento parziale. La Corte ha chiarito che il giudice del rinvio ha la competenza funzionale per decidere su tale istanza, anche se l’annullamento riguardava solo le pene accessorie e la normativa non era in vigore al momento dell’appello originario.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene sostitutive Cartabia: la Cassazione apre alla richiesta nel giudizio di rinvio

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 45829 del 2024, offre un chiarimento fondamentale sull’applicazione delle pene sostitutive Cartabia nei procedimenti pendenti. Con questa decisione, la Suprema Corte ha stabilito che l’imputato può avanzare richiesta di sostituzione della pena detentiva per la prima volta anche durante il giudizio di rinvio, persino quando questo sia stato disposto per motivi non attinenti alla pena principale. Si tratta di un’interpretazione estensiva e favorevole all’imputato delle norme transitorie della riforma.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale riguarda un imputato condannato in primo grado per reati tributari. La Corte di Appello, in parziale riforma, lo assolveva da uno dei capi di imputazione e rideterminava la pena. Successivamente, la Corte di Cassazione annullava la sentenza d’appello, ma limitatamente alla determinazione della durata delle pene accessorie, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte di Appello per un nuovo giudizio su questo specifico punto.

Nel frattempo, entrava in vigore la cosiddetta Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), che ha potenziato l’istituto delle pene sostitutive delle pene detentive brevi. Forte di questa novità normativa, l’imputato, davanti al giudice del rinvio, presentava istanza per la sostituzione della sua pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità. La Corte di Appello, tuttavia, dichiarava l’istanza inammissibile, sostenendo che la richiesta avrebbe dovuto essere formulata nei precedenti gradi di giudizio, ignorando che all’epoca la normativa non era ancora in vigore. L’imputato proponeva quindi un nuovo ricorso per Cassazione contro questa decisione.

Applicazione delle pene sostitutive Cartabia: Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’imputato, annullando la decisione della Corte d’Appello. Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione dell’articolo 95 del D.Lgs. 150/2022, che detta le disposizioni transitorie in materia.

La norma prevede espressamente che, in caso di annullamento con rinvio, a provvedere sull’applicazione delle pene sostitutive è il giudice del rinvio. La Suprema Corte ha sottolineato come questa previsione conferisca una competenza funzionale specifica al giudice del rinvio per tutte le questioni connesse all’applicazione del nuovo regime sanzionatorio.

La Corte ha respinto la tesi del giudice d’appello secondo cui la richiesta fosse tardiva. Era infatti impossibile per l’imputato avanzare tale istanza nel pregresso appello o nel primo ricorso per Cassazione, poiché la Riforma Cartabia non era ancora entrata in vigore. La ratio della disciplina transitoria è proprio quella di consentire l’applicazione retroattiva della legge più favorevole (lex mitior) anche nei procedimenti in corso.

Inoltre, la Cassazione ha chiarito che la competenza del giudice del rinvio a decidere sulle pene sostitutive Cartabia non è limitata dai motivi specifici dell’annullamento. Anche se il rinvio era stato disposto solo per rideterminare le pene accessorie, ciò non esclude la possibilità di valutare un’istanza relativa alla pena principale, resa possibile da una normativa sopravvenuta. Questo approccio, secondo la Corte, risponde anche a un principio di ragionevole durata del processo, evitando di rimandare la decisione al giudice dell’esecuzione dopo la formazione del giudicato.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione consolida un importante principio: il giudice del rinvio è la sede naturale per l’applicazione delle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia nei processi che, al momento dell’entrata in vigore della legge, si trovavano pendenti in Cassazione e sono stati successivamente annullati con rinvio.

La decisione ha due implicazioni pratiche fondamentali:

1. Garanzia del favor rei: Assicura la piena applicazione del principio della legge più favorevole, consentendo all’imputato di beneficiare di una normativa sopravvenuta vantaggiosa.
2. Economia processuale: Concentra nel giudizio di rinvio la valutazione di merito sulla sostituibilità della pena, evitando di gravare successivamente il giudice dell’esecuzione.

In definitiva, la pronuncia stabilisce che l’ambito del giudizio di rinvio, per effetto della norma transitoria, si espande per ricomprendere la valutazione delle pene sostitutive, a prescindere dai limiti del precedente annullamento, ogni qualvolta una normativa più favorevole sia entrata in vigore nel corso del processo.

È possibile chiedere per la prima volta l’applicazione delle pene sostitutive della Riforma Cartabia durante il giudizio di rinvio?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice del rinvio ha la competenza funzionale a decidere su tale istanza, in base alle disposizioni transitorie della riforma (art. 95, D.Lgs. 150/2022).

Perché l’imputato non poteva formulare la richiesta in appello o nel primo ricorso per Cassazione?
Perché al momento della celebrazione dei precedenti gradi di giudizio, la Riforma Cartabia non era ancora entrata in vigore. La richiesta è stata resa possibile solo dalla normativa sopravvenuta.

Il fatto che il rinvio fosse limitato solo alle pene accessorie impedisce al giudice di decidere sulla pena principale?
No. Secondo la Cassazione, la norma transitoria della Riforma Cartabia attribuisce al giudice del rinvio la competenza a decidere sulla sostituzione della pena detentiva, indipendentemente dai motivi specifici per cui è stato disposto l’annullamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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