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Pene sostitutive Cartabia: applicabili post-giudicato?

La Corte di Cassazione stabilisce che le nuove pene sostitutive della Riforma Cartabia sono applicabili anche se la sentenza di condanna è diventata definitiva dopo l’entrata in vigore della riforma stessa. Un imputato si era visto negare la sostituzione della pena con lavori di pubblica utilità dal giudice dell’esecuzione, che riteneva la norma non vigente al momento del processo. La Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che il momento determinante è la data in cui la sentenza diventa irrevocabile (giudicato). Se successiva alla riforma, il condannato ha diritto a chiedere l’applicazione delle norme più favorevoli.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive Cartabia: la Cassazione apre alla richiesta dopo la sentenza definitiva

L’introduzione delle nuove pene sostitutive Cartabia ha sollevato importanti questioni sulla loro applicabilità nel tempo, specialmente per i processi conclusi a cavallo dell’entrata in vigore della riforma. Con la sentenza n. 2362 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale: se la sentenza diventa definitiva dopo l’entrata in vigore della riforma, il condannato ha diritto a richiedere l’applicazione delle nuove sanzioni più favorevoli. Analizziamo questa importante decisione.

Il Caso in Esame

Un soggetto veniva condannato in via definitiva a una pena di due anni di reclusione e 20.000 euro di multa. La sua sentenza diventava irrevocabile il 5 maggio 2023, quindi dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia (30 dicembre 2022). Di conseguenza, il condannato presentava un’istanza al giudice dell’esecuzione per chiedere la sostituzione della pena detentiva con quella dei lavori di pubblica utilità, una delle opzioni previste dalla nuova normativa.

Contrariamente alle aspettative, il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, rigettava la richiesta. La motivazione si basava sul fatto che la norma processuale che disciplina la richiesta di sostituzione (art. 545-bis c.p.p.) non era in vigore al momento della conclusione del processo di primo grado. Secondo il giudice, quindi, non era possibile applicare le nuove disposizioni.

Il ricorso e le ragioni dell’imputato

Il condannato ha impugnato l’ordinanza del giudice dell’esecuzione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge. La sua difesa si è incentrata sulla disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95, D.Lgs. 150/2022). Questa disposizione prevede espressamente che le nuove norme sulle pene sostitutive, se più favorevoli, si applichino anche ai procedimenti penali pendenti in primo grado o in appello al momento dell’entrata in vigore della riforma. Poiché la sua condanna era diventata definitiva solo dopo tale data, egli riteneva di avere pieno diritto a beneficiare delle nuove misure.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulle pene sostitutive Cartabia

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato e annullando la decisione del giudice dell’esecuzione. Il ragionamento della Corte si articola su alcuni punti chiave.

Innanzitutto, la Riforma Cartabia ha profondamente innovato lo statuto delle pene sostitutive, ampliando il loro campo di applicazione a pene detentive fino a quattro anni e introducendo nuove misure come la semilibertà e i lavori di pubblica utilità. Queste norme hanno una natura sostanziale e sono evidentemente più favorevoli per il reo.

Il legislatore, consapevole di ciò, ha previsto una disciplina transitoria per consentirne l’applicazione retroattiva in bonam partem. La Corte ha chiarito che, sebbene la sede naturale per decidere sulla sostituzione della pena sia il processo di cognizione (primo grado), la disciplina transitoria estende questa possibilità.

Il punto cruciale, evidenziato dalla Cassazione, è la data di formazione del giudicato. Poiché la sentenza di condanna è diventata definitiva il 5 maggio 2023, ovvero dopo l’entrata in vigore della riforma, il condannato ha acquisito il diritto di chiedere al giudice dell’esecuzione di applicare le nuove e più favorevoli pene sostitutive. Affermare il contrario significherebbe creare una disparità di trattamento irragionevole basata unicamente sui tempi del processo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione della Corte di Cassazione stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica. Qualsiasi condannato la cui sentenza sia diventata irrevocabile dopo il 30 dicembre 2022 può presentare un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la sostituzione della pena detentiva (fino a 4 anni) con una delle nuove misure previste dalla Riforma Cartabia. Questo vale anche se il suo processo si era concluso in primo grado prima di tale data. La sentenza, quindi, garantisce la piena applicazione del principio del favor rei (favore per l’imputato) e assicura che i benefici della riforma possano estendersi a una platea più ampia di soggetti, in linea con lo spirito della legge volto a ridurre il ricorso al carcere per le pene brevi.

Una persona la cui sentenza è diventata definitiva dopo il 30 dicembre 2022 può chiedere le pene sostitutive della Riforma Cartabia?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che se la sentenza diventa irrevocabile (giudicato) dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, il condannato ha il diritto di chiedere al giudice dell’esecuzione l’applicazione delle nuove pene sostitutive, in quanto norme più favorevoli.

Perché il momento in cui la sentenza diventa definitiva è cruciale per l’applicazione delle pene sostitutive Cartabia?
È cruciale perché la formazione del giudicato dopo l’entrata in vigore della nuova legge (più favorevole) consolida il diritto del condannato a beneficiare del principio di retroattività della legge penale più mite (in bonam partem). Di conseguenza, può far valere questo diritto nella fase esecutiva.

Il giudice dell’esecuzione può negare la sostituzione della pena sostenendo che la Riforma Cartabia non era in vigore durante il processo?
No, secondo questa sentenza della Cassazione, tale motivazione è errata. Ciò che conta non è la legge in vigore durante il processo di cognizione, ma quella in vigore al momento in cui la condanna diventa definitiva. Se a quella data la Riforma Cartabia è già efficace, le sue norme favorevoli devono poter essere applicate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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