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Pene sostitutive appello: si possono chiedere in appello?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di applicazione di pene sostitutive, come i lavori di pubblica utilità, può essere avanzata per la prima volta anche nel giudizio di appello. La sentenza ha annullato la decisione di una Corte d’appello che aveva respinto la richiesta come tardiva, ritenendo erroneamente che, a seguito della Riforma Cartabia, dovesse essere presentata obbligatoriamente in primo grado. Secondo la Suprema Corte, nessuna norma vieta di formulare tale istanza in sede di impugnazione, garantendo così una possibilità ulteriore per l’imputato.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive in Appello: La Cassazione Apre alla Richiesta Tardiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 33776/2025) ha stabilito un principio di fondamentale importanza riguardo alla possibilità di richiedere le pene sostitutive in appello. La Suprema Corte ha chiarito che l’imputato può presentare tale richiesta per la prima volta anche durante il secondo grado di giudizio, anche se il processo era già pendente al momento dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia. Questa decisione ribalta un orientamento più restrittivo e offre una nuova opportunità difensiva.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per un reato legato agli stupefacenti (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/1990). In primo grado, l’imputato era stato condannato a una pena detentiva. Successivamente, con l’atto di appello, la difesa aveva avanzato per la prima volta la richiesta di sostituire la pena detentiva con quella del lavoro di pubblica utilità.

La Corte di appello, tuttavia, aveva respinto la richiesta, dichiarandola tardiva. Secondo i giudici di secondo grado, in base alla normativa transitoria della Riforma Cartabia (art. 95, d.lgs. n. 150/2022), la richiesta avrebbe dovuto essere formulata nel corso del processo di primo grado, poiché questo era pendente alla data di entrata in vigore della riforma. Di conseguenza, la Corte territoriale confermava la condanna detentiva.

La Questione Giuridica sulle Pene Sostitutive in Appello

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 545-bis del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia, e delle relative norme transitorie. La Corte d’appello aveva adottato un’interpretazione restrittiva, sostenendo che la nuova procedura, che prevede una fase successiva alla condanna di primo grado per decidere sulla sostituzione della pena, imponeva di presentare la richiesta esclusivamente in quella sede.

La difesa del ricorrente, al contrario, ha sostenuto che nessuna norma vieta esplicitamente di formulare la richiesta per la prima volta in appello. Sulla base di recente giurisprudenza formatasi sul punto, si eccepiva che l’assenza di un divieto esplicito dovesse essere interpretata a favore dell’imputato, consentendo quindi la presentazione dell’istanza anche nel secondo grado di giudizio.

Le Motivazioni della Cassazione

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. La Suprema Corte ha smontato la tesi della Corte d’appello, affermando che la sua interpretazione non trova conforto nella giurisprudenza di legittimità.

I giudici hanno chiarito che, anche alla luce dei principi generali del diritto, la richiesta di pene sostitutive di pene detentive brevi può essere avanzata per la prima volta anche in appello. La motivazione principale si fonda su un presupposto semplice ma decisivo: nessuna disposizione di legge lo vieta espressamente. Pertanto, la decisione del giudice d’appello che non provvede su tale richiesta è illegittima e ricorribile per cassazione.

La Corte ha richiamato precedenti specifici (tra cui Cass. Pen., Sez. 6, n. 8215/2025) che confermano questo orientamento, stabilendo un principio di diritto chiaro e garantista. La normativa transitoria della Riforma Cartabia, secondo la Cassazione, non è stata concepita per limitare i diritti della difesa, ma per regolare il passaggio al nuovo sistema. Di conseguenza, l’interpretazione che nega una facoltà senza un esplicito divieto normativo è errata.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame rappresenta un importante punto fermo per la difesa tecnica. Le conclusioni a cui giunge la Cassazione hanno implicazioni pratiche significative:

1. Maggiore Flessibilità Difensiva: Gli avvocati e i loro assistiti hanno una finestra temporale più ampia per valutare e richiedere le pene sostitutive, potendo farlo anche dopo la condanna di primo grado.
2. Valorizzazione delle Sanzioni Alternative: La decisione promuove l’applicazione di misure alternative al carcere, in linea con lo spirito della Riforma Cartabia, che mira a ridurre il sovraffollamento carcerario e a favorire percorsi di reinserimento.
3. Principio del Favor Rei: In assenza di un divieto esplicito, la norma deve essere interpretata nel modo più favorevole all’imputato.

In definitiva, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, rinviando il processo ad un’altra sezione della Corte d’appello, che dovrà riesaminare il caso e pronunciarsi sulla richiesta di sostituzione della pena, applicando il principio di diritto enunciato.

È possibile chiedere per la prima volta le pene sostitutive in appello?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di sostituzione di una pena detentiva breve può essere avanzata per la prima volta anche nel giudizio di appello, poiché nessuna norma di legge lo vieta espressamente.

La Riforma Cartabia ha limitato la possibilità di richiedere le pene sostitutive solo al primo grado?
No. Secondo l’interpretazione fornita dalla Cassazione, né il nuovo articolo 545-bis c.p.p. né le norme transitorie della Riforma Cartabia precludono la possibilità di presentare la richiesta per la prima volta in appello. L’interpretazione restrittiva è stata ritenuta errata.

Cosa succede se un giudice d’appello dichiara tardiva una richiesta di pene sostitutive presentata per la prima volta in quella sede?
La sua decisione è illegittima e può essere impugnata con ricorso per Cassazione. Come avvenuto nel caso di specie, la Suprema Corte annullerà la sentenza e rinvierà il caso a un nuovo giudice d’appello affinché si pronunci nel merito della richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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