Pene detentive brevi: il termine ultimo per la richiesta di sostituzione
L’istituto della sostituzione delle pene detentive brevi rappresenta una fondamentale valvola di sfogo del sistema sanzionatorio, mirando a evitare il carcere per reati di minore gravità. Tuttavia, la sua applicazione è subordinata a precise regole procedurali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo inequivocabile i termini temporali per avanzare tale richiesta, pena l’inammissibilità. Analizziamo la decisione e le sue importanti implicazioni pratiche.
Il caso in esame: una richiesta tardiva
Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello, presentava ricorso in Cassazione lamentando la mancata conversione della sua pena detentiva in una misura sostitutiva, come previsto dalla recente riforma legislativa (d.lgs. 150/2022). Il ricorrente sosteneva che tale omissione costituisse una violazione di legge. Tuttavia, dall’esame degli atti processuali è emerso un dettaglio cruciale: la richiesta di sostituzione della pena non era mai stata formulata nei gradi di merito. L’imputato non l’aveva inserita né nell’atto di appello, né nelle conclusioni scritte, né in alcuna nota depositata prima dell’udienza. La questione veniva, di fatto, sollevata per la prima volta dinanzi alla Suprema Corte.
I limiti procedurali per le pene detentive brevi
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio procedurale consolidato: la richiesta di sostituzione delle pene detentive brevi non può essere avanzata per la prima volta in sede di legittimità. Il termine ultimo per formulare tale istanza è l’udienza di discussione del giudizio di appello. Presentarla successivamente, direttamente in Cassazione, è considerato tardivo e proceduralmente scorretto. La Suprema Corte, infatti, ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici di merito, non di decidere su istanze che avrebbero dovuto essere presentate a questi ultimi.
L’avviso del giudice e la valutazione implicita
Un altro punto affrontato dalla Corte riguarda l’obbligo del giudice di dare avviso alle parti, dopo la lettura del dispositivo, della possibilità di sostituire la pena (art. 545-bis c.p.p.). Il ricorrente lamentava anche questa omissione. La Cassazione ha chiarito che la mancanza di tale avviso non comporta la nullità della sentenza. Secondo gli Ermellini, tale omissione presuppone una valutazione implicita da parte del giudice circa l’insussistenza dei presupposti per accedere alla misura sostitutiva. In altre parole, se il giudice non avvisa, è perché ha già ritenuto, in base alla sua valutazione discrezionale, che l’imputato non abbia i requisiti per beneficiare della conversione della pena. L’avviso, pertanto, non è un atto dovuto in ogni caso, ma è necessario solo quando il giudice ritenga concretamente di poter applicare una pena sostitutiva.
Le motivazioni
La decisione si fonda su una chiara logica processuale. Consentire la presentazione di nuove istanze in Cassazione snaturerebbe la funzione stessa del giudizio di legittimità, trasformandolo in un terzo grado di merito. La Corte ha richiamato precedenti giurisprudenziali conformi, sottolineando che il contraddittorio sulla sostituzione della pena deve svolgersi davanti al giudice che ha la piena cognizione dei fatti e della personalità dell’imputato, ovvero il giudice di merito (Tribunale o Corte d’Appello). La scelta di non richiedere la sostituzione in appello è una strategia difensiva che non può essere corretta sollevando per la prima volta la questione in Cassazione. La valutazione discrezionale del giudice di merito sull’opportunità di concedere pene sostitutive è centrale, e l’avviso ex art. 545-bis c.p.p. è funzionale a tale valutazione, non un obbligo astratto che prescinde da essa.
Le conclusioni
L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale per la difesa tecnica: le istanze volte a ottenere benefici, come la sostituzione delle pene detentive brevi, devono essere presentate tempestivamente nelle sedi appropriate. L’appello è l’ultima occasione utile per discutere nel merito tale possibilità. Attendere il giudizio di Cassazione significa precludersi definitivamente questa opportunità. La decisione serve da monito: la strategia processuale deve essere completa e previdente, includendo tutte le possibili richieste fin dai primi gradi di giudizio. L’inammissibilità del ricorso, con condanna alle spese e al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende, rappresenta la conseguenza diretta di una condotta processuale tardiva.
Entro quale momento processuale si può chiedere la sostituzione delle pene detentive brevi?
La richiesta deve essere formulata al più tardi nel corso dell’udienza di discussione del giudizio di appello. Non può essere avanzata per la prima volta dinanzi alla Corte di Cassazione.
Cosa succede se il giudice non avvisa della possibilità di sostituire la pena dopo la lettura del dispositivo?
L’omissione dell’avviso non comporta la nullità della sentenza. Secondo la Corte, tale omissione implica una valutazione tacita da parte del giudice sull’insussistenza dei presupposti per concedere la misura sostitutiva.
Il giudice è sempre obbligato a dare l’avviso sulla possibilità di sostituzione della pena?
No. L’avviso deve essere dato alle parti solo quando il giudice, sulla base della sua valutazione discrezionale, ritenga di poter effettivamente concedere la sostituzione della pena detentiva.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 46840 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 46840 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 12/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a ANDRIA il 27/12/1970
avverso la sentenza del 17/11/2023 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di COGNOME NOME;
rilevato che i due motivi di impugnazione, con cui il ricorrente lament violazione dell’art. 545-bis cod. pen. conseguente alla mancata conversione de pena detentiva ai sensi dell’art. 20-bis d.l.gs. 150/2022, sono manifestamente infondati.
rilevato che la richiesta di sostituzione delle pene detentive brevi non essere avanzata per la prima volta in sede di legittimità ma deve essere formu al più tardi nel corso dell’udienza di discussione del giudizio di appello (ve 12991 del 01/03/2024, Generali, Rv. 286017 – 01). Nel caso di specie l’acces agli atti comprova come il ricorrente non abbia avanzato richieste in tal nell’atto di appello, nelle conclusioni scritte e nella nota per l’udienza car rilevato, inoltre, che l’omessa formulazione, subito dopo la lettura d dispositivo, dell’avviso di cui all’art. 545-bis, comma 1, cod. proc. pe comporta la nullità della sentenza, presupponendo un’implicita valutazio dell’insussistenza dei presupposti per accedere alla misura sostitutiva (vedi 1, n. 2090 del 12/12/2023, S., Rv. 285710 – 01; Sez. 3, n. 36324 del 14/05/20 Ciprone, non massimata).
rilevato che il Collegio intende dare seguito al principio di diritto secondo l’avviso alle parti della possibilità della sostituzione della pena detent essere dato alle parti solo allorquando il giudice ritenga di poter addiveni sostituzione alla stregua della valutazione discrezionale che gli è demandata norma (vedi Sez. 3, n. 19326 del 27/01/2015, COGNOME, Rv. 263558 – 01; Cas Sez. 6 n. 33027 del 10/05/2023, Agostino, non massimata);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile c condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle s processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in data 12 novembre 2024
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Il Presid,£nte