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Pene accessorie patteggiamento: no se pena è < 2 anni

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37161/2024, ha stabilito che in caso di patteggiamento per bancarotta fraudolenta, se la pena concordata non supera i due anni, non possono essere applicate le pene accessorie previste dalla legge fallimentare. La Corte ha ribadito la prevalenza della norma generale del codice di procedura penale (art. 445 c.p.p.) su quella speciale, annullando la sentenza impugnata limitatamente alle pene accessorie.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Accessorie Patteggiamento: Stop se la Pena è Sotto i Due Anni

Con la recente sentenza n. 37161/2024, la Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale che interseca procedura penale e diritto fallimentare: l’applicabilità delle pene accessorie patteggiamento in caso di bancarotta fraudolenta. La Suprema Corte ha confermato un principio consolidato, stabilendo che se la pena concordata tramite patteggiamento è contenuta entro i due anni, le pene accessorie previste dalla legge fallimentare non devono essere applicate. Questa decisione chiarisce il rapporto tra la norma generale del codice di procedura penale e quella speciale in materia di reati fallimentari.

Il Fatto Processuale

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza del Tribunale di Roma. Quest’ultimo, in accoglimento della richiesta di patteggiamento, aveva applicato una pena per i delitti ascritti, includendo però anche le pene accessorie previste dalla legge fallimentare. La difesa dell’imputato ha impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, denunciando la violazione dell’articolo 445 del codice di procedura penale. Secondo il ricorrente, tale norma impedisce l’applicazione di pene accessorie quando la pena patteggiata non supera i due anni di detenzione.

L’esclusione delle pene accessorie patteggiamento

Il nucleo della questione giuridica risiede nel conflitto apparente tra due disposizioni normative:

1. L’art. 445, comma 1, c.p.p.: Questa norma stabilisce che, salvo diverse disposizioni di legge, la sentenza di patteggiamento con una pena contenuta entro i due anni (sola o congiunta a pena pecuniaria) non comporta l’applicazione di pene accessorie.
2. Gli artt. 216 e 217 della Legge Fallimentare (R.D. n. 267/1942): Queste norme prevedono, in caso di condanna per bancarotta fraudolenta, l’applicazione obbligatoria di specifiche pene accessorie, come l’inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale e l’incapacità di esercitare uffici direttivi.

La difesa sosteneva la prevalenza della prima norma, di carattere generale e procedurale, sulla seconda, di natura speciale e sostanziale.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, secondo cui il beneficio previsto dall’art. 445 c.p.p. ha una portata generale e prevale sulle disposizioni che impongono obbligatoriamente l’applicazione di pene accessorie per specifici reati.

La Corte ha spiegato che l’art. 216 della legge fallimentare non costituisce una norma speciale prevalente rispetto all’art. 445 c.p.p. La ratio di quest’ultima è quella di incentivare il ricorso a riti alternativi offrendo un trattamento sanzionatorio più mite, che include appunto l’esenzione dalle pene accessorie per condanne ‘leggere’.

A rafforzare tale interpretazione, la Cassazione ha evidenziato come il legislatore, con la legge n. 3 del 2019, abbia introdotto l’art. 445, comma 1-ter, c.p.p., elencando una serie di reati per i quali l’esclusione delle pene accessorie non opera, anche in caso di patteggiamento sotto i due anni. È significativo, osserva la Corte, che il reato di bancarotta fraudolenta non sia stato inserito in questo elenco di eccezioni. Tale scelta legislativa corrobora l’idea che, per la bancarotta, la regola generale dell’art. 445, comma 1, c.p.p. rimanga pienamente applicabile.

Di conseguenza, la sentenza impugnata è stata annullata senza rinvio, ma limitatamente alla parte in cui applicava le pene accessorie fallimentari, che sono state eliminate.

Le conclusioni

Questa pronuncia consolida un importante principio di garanzia per l’imputato che sceglie il rito del patteggiamento. Stabilisce in modo inequivocabile che, al di fuori dei casi espressamente eccettuati dalla legge, il patteggiamento con pena inferiore ai due anni offre una ‘protezione’ completa, estesa anche alle pene accessorie, pur quando queste sarebbero obbligatorie secondo la legge che disciplina il singolo reato. La decisione offre quindi certezza giuridica e ribadisce la funzione premiale del rito alternativo, incentivandone l’utilizzo come strumento di deflazione del contenzioso penale.

In caso di patteggiamento per bancarotta fraudolenta con pena inferiore a due anni, si applicano le pene accessorie?
No, secondo la sentenza, l’applicazione di una pena patteggiata non superiore ai due anni preclude l’applicazione delle pene accessorie obbligatorie previste dalla legge fallimentare.

Perché la norma del codice di procedura penale prevale su quella della legge fallimentare in questo caso?
Perché l’art. 445, comma 1, del codice di procedura penale è una norma generale che disciplina gli effetti della sentenza di patteggiamento e prevale sulle singole norme incriminatrici che prevedono pene accessorie, a meno che non vi sia un’espressa eccezione di legge.

La bancarotta fraudolenta rientra tra i reati per cui le pene accessorie si applicano sempre, anche con patteggiamento sotto i due anni?
No. La Corte ha sottolineato che il reato di bancarotta fraudolenta (art. 216 l.fall.) non è incluso nell’elenco dei reati eccezionali previsti dall’art. 445, comma 1-ter, c.p.p., per i quali le pene accessorie si applicano comunque. Pertanto, per tale reato vale la regola generale dell’esclusione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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