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Pene accessorie: obbligatorie nel patteggiamento?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20016/2024, ha affermato che nel contesto di un patteggiamento per reati tributari, l’applicazione delle pene accessorie previste dalla legge è obbligatoria. Anche se l’accordo tra imputato e pubblico ministero non le menziona, il giudice ha il dovere di disporle, in quanto non sono negoziabili. Di conseguenza, è stata annullata la sentenza di un GUP che aveva omesso di applicare tali sanzioni.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Accessorie e Patteggiamento: La Cassazione Chiarisce l’Obbligatorietà

Quando si parla di patteggiamento, molti pensano a un semplice accordo sulla pena principale. Ma cosa succede con le pene accessorie, come l’interdizione da una professione? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20016 del 2024) ha ribadito un principio fondamentale: se la legge le prevede come obbligatorie, il giudice deve applicarle, anche se le parti non ne hanno fatto menzione nel loro accordo. Analizziamo questa importante decisione.

Il Caso in Esame: Un Patteggiamento per Reati Tributari

Il caso trae origine da un procedimento per reati tributari. Un’imputata aveva concordato con il Pubblico Ministero una pena detentiva di otto mesi di reclusione per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti, previsto dall’articolo 8 del D.Lgs. 74/2000. Il Giudice per l’udienza preliminare aveva ratificato l’accordo, emettendo la relativa sentenza.

Tuttavia, la Procura Generale presso la Corte d’Appello ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando un vizio grave: la mancata applicazione delle pene accessorie obbligatoriamente previste dall’articolo 12 dello stesso decreto legislativo per quel tipo di reato.

La Questione Giuridica: Le Pene Accessorie sono Negoziabili?

Il cuore della questione era stabilire se le pene accessorie obbligatorie potessero essere implicitamente escluse da un accordo di patteggiamento. In altre parole, il silenzio delle parti sull’argomento autorizza il giudice a ometterle? La risposta della Suprema Corte è stata un netto no, confermando un orientamento ormai consolidato.

L’Impatto della Riforma Cartabia

La difesa avrebbe potuto sostenere che la recente Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) avesse cambiato le carte in tavola. La riforma, infatti, ha introdotto la possibilità per le parti di accordarsi specificamente per non applicare le pene accessorie o per applicarle per una durata determinata. Tuttavia, la Cassazione ha chiarito un punto cruciale: questa possibilità deve essere oggetto di un accordo espresso. In assenza di una pattuizione specifica che le escluda o le moduli, l’obbligo di legge per il giudice di applicarle rimane intatto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ritenuto il ricorso del Procuratore Generale fondato, annullando la sentenza impugnata limitatamente al punto dell’omessa applicazione delle sanzioni accessorie. Le motivazioni si basano su principi cardine del nostro ordinamento:

1. Indisponibilità delle Pene Obbligatorie: Le pene accessorie, quando previste come conseguenza obbligatoria di una condanna, non rientrano nella disponibilità negoziale delle parti. Esse rappresentano una conseguenza giuridica automatica della condanna, che il giudice è tenuto a dichiarare.
2. Il Principio di Legalità: Il giudice, anche nel ratificare un accordo di patteggiamento, è vincolato al rispetto della legge. Se la legge impone una sanzione, il giudice non può esimersi dall’applicarla, a prescindere dal contenuto dell’accordo tra accusa e difesa.
3. Determinazione della Durata: Poiché le sanzioni previste dall’art. 12 D.Lgs. 74/2000 hanno una durata non fissa (con un minimo e un massimo), spetta al giudice determinarne la misura concreta. Questa determinazione deve avvenire secondo i criteri di commisurazione della pena stabiliti dall’art. 133 del codice penale, valutando la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo.

Le Conclusioni

La sentenza in commento rafforza il principio secondo cui il patteggiamento non è una zona franca in cui le parti possono derogare alle conseguenze sanzionatorie inderogabili previste dalla legge. Le pene accessorie obbligatorie sono una componente essenziale della risposta sanzionatoria dello Stato e devono essere sempre applicate, a meno che non intervenga uno specifico accordo contrario, reso possibile dalla Riforma Cartabia. Per gli operatori del diritto, questo significa prestare la massima attenzione nella redazione degli accordi, esplicitando ogni aspetto, comprese le sanzioni accessorie. Per gli imputati, è la conferma che il patteggiamento, pur offrendo un beneficio sulla pena principale, non cancella tutte le altre conseguenze negative del reato.

È possibile patteggiare una pena per un reato tributario omettendo le pene accessorie previste dalla legge?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che le pene accessorie, quando obbligatorie per legge, devono essere applicate dal giudice anche in caso di patteggiamento, poiché non sono nella libera disponibilità delle parti e costituiscono una conseguenza inderogabile della condanna.

Un accordo di patteggiamento che non menziona le pene accessorie è valido?
L’accordo è valido per quanto riguarda la pena principale concordata, ma la sentenza che lo ratifica è illegittima nella parte in cui omette di applicare le pene accessorie obbligatorie. Per questo motivo, la sentenza può essere annullata su questo specifico punto, con rinvio a un nuovo giudice per la loro determinazione.

La “Riforma Cartabia” ha cambiato le regole sull’applicazione delle pene accessorie nel patteggiamento?
Sì, la riforma ha introdotto la possibilità per le parti di accordarsi espressamente sulla non applicazione o sulla durata delle pene accessorie. Tuttavia, la sentenza chiarisce che in assenza di un tale specifico accordo, il giudice resta obbligato ad applicarle secondo quanto previsto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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