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Pene accessorie: la Cassazione annulla con rinvio

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio una sentenza di condanna per concussione a carico di un pubblico ufficiale. Il motivo è l’omessa applicazione delle pene accessorie, come l’interdizione dai pubblici uffici. La Corte ha chiarito che, in base al principio della lex mitior, deve essere applicata la legge più favorevole in vigore al momento del reato, che prevedeva pene temporanee e non perpetue, la cui durata deve essere determinata discrezionalmente dal giudice di merito.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Accessorie: la Cassazione fa chiarezza sulla durata e l’applicazione

La corretta applicazione delle pene accessorie è un tema cruciale nel diritto penale, specialmente nei reati contro la pubblica amministrazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato principi fondamentali riguardo la loro obbligatorietà e i criteri per determinarne la durata, annullando una sentenza di merito per omessa statuizione e rinviando per un nuovo giudizio. Analizziamo la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un appartenente alle forze dell’ordine condannato in primo grado per plurimi delitti di concussione. Secondo l’accusa, l’imputato, abusando della sua qualità e dei suoi poteri durante ispezioni e controlli, aveva costretto diversi esercenti a consegnargli somme di denaro. Il giudice di primo grado, all’esito del giudizio abbreviato, lo aveva condannato a una pena di tre anni di reclusione (sostituita con lavori di pubblica utilità), omettendo però di applicare le pene accessorie dell’interdizione dai pubblici uffici e dell’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e le Pene Accessorie

Il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge proprio per la mancata applicazione delle pene accessorie previste dall’art. 317-bis del codice penale. L’applicazione di tali sanzioni, infatti, consegue di diritto alla condanna per reati come la concussione. Il ricorso è stato ritenuto ammissibile, poiché l’omissione di una pena accessoria obbligatoria costituisce un errore di diritto che può essere censurato in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, ma ha fornito precisazioni decisive per il giudice del rinvio. Il punto centrale della motivazione riguarda l’individuazione della disciplina applicabile e la modalità di determinazione della durata delle sanzioni.

Il Principio della Lex Mitior

I reati erano stati commessi tra il dicembre 2017 e il maggio 2018, quindi prima dell’entrata in vigore della legge n. 3/2019 (la cosiddetta “Spazzacorrotti”), che ha inasprito il regime delle pene accessorie. La Corte ha ribadito che deve trovare applicazione il principio della lex mitior (art. 2, comma 4, c.p.), secondo cui si applica la legge più favorevole all’imputato.

La versione dell’art. 317-bis c.p. in vigore all’epoca dei fatti prevedeva l’interdizione perpetua dai pubblici uffici solo se la pena inflitta era superiore a tre anni. In caso di pena inferiore, l’interdizione era temporanea. Poiché la pena base nel caso di specie era stata fissata in due anni e otto mesi, le pene accessorie dovevano necessariamente essere temporanee.

La Durata Discrezionale delle Pene Accessorie

Un altro aspetto fondamentale chiarito dalla Corte è che la durata delle pene accessorie temporanee non è automatica (ad esempio, pari alla pena principale secondo l’art. 37 c.p.), ma deve essere determinata dal giudice di merito esercitando il proprio potere discrezionale. Questa determinazione deve avvenire sulla base dei criteri stabiliti dall’art. 133 c.p. (gravità del reato, capacità a delinquere del colpevole, etc.).

Questa interpretazione, costituzionalmente orientata sulla scia della sentenza della Corte Costituzionale n. 222 del 2018, mira a evitare automatismi sanzionatori e a garantire che ogni pena sia proporzionata e individualizzata rispetto al caso concreto.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, rinviando gli atti al Tribunale di Treviso per un nuovo giudizio limitatamente alla determinazione delle pene accessorie. Il giudice del rinvio dovrà quindi applicare l’interdizione dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione, ma dovrà farlo:

1. In forma temporanea e non perpetua, in ossequio al principio della lex mitior.
2. Stabilendone la durata in concreto, attraverso una valutazione discrezionale basata sui criteri dell’art. 133 c.p., senza ricorrere ad alcun automatismo.

Questa sentenza ribadisce l’importanza del rispetto delle garanzie individuali anche nella fase sanzionatoria, sottolineando come il giudice abbia il dovere di motivare adeguatamente non solo la pena principale, ma anche la durata di quelle accessorie.

Una sentenza di condanna può essere impugnata se omette di applicare una pena accessoria obbligatoria?
Sì, la sentenza che omette di statuire sull’applicazione di una pena accessoria, quando questa è prevista come conseguenza obbligatoria della condanna, è ricorribile per cassazione per violazione di legge.

Se la legge sulle pene accessorie cambia dopo la commissione del reato, quale si applica?
Si applica la legge in vigore al momento della commissione del reato se questa è più favorevole all’imputato, in base al principio della lex mitior. Se la nuova legge è più favorevole, si applica quest’ultima.

La durata di una pena accessoria temporanea è uguale a quella della pena principale?
No, la durata non è automatica. Deve essere determinata in concreto dal giudice di merito attraverso una valutazione discrezionale basata sui criteri dell’articolo 133 del codice penale (come la gravità del fatto e la personalità del condannato).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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