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Pene accessorie fallimentari: annullata la sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente una sentenza di patteggiamento per reati di bancarotta. La decisione si fonda sulla mancata applicazione delle pene accessorie fallimentari, che la Corte ha ribadito essere obbligatorie e non derogabili dall’accordo tra le parti. È stato invece dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo al mancato pagamento del debito tributario, poiché la Procura non ha fornito prove specifiche sull’esistenza di tale debito in capo all’imputato.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Accessorie Fallimentari: Obbligatorie anche nel Patteggiamento

Con la recente sentenza n. 11585/2025, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nell’ambito dei reati fallimentari: l’applicabilità delle pene accessorie fallimentari nel contesto del patteggiamento. La decisione chiarisce che l’accordo tra le parti non può escludere sanzioni che la legge prevede come obbligatorie, annullando una sentenza che le aveva omesse.

Il Caso in Esame: Un Patteggiamento sotto la Lente della Procura

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Grosseto. Un imprenditore, imputato per plurimi reati fallimentari (tra cui bancarotta per distrazione e documentale) e per un reato tributario, aveva concordato con la Procura l’applicazione di una pena di 2 anni e 2 mesi di reclusione. Tuttavia, l’accordo non menzionava l’applicazione delle pene accessorie previste dalla legge fallimentare.

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Firenze ha impugnato questa sentenza, presentando ricorso in Cassazione per due motivi principali.

I Motivi del Ricorso e le Pene Accessorie Fallimentari

Il ricorso della Procura si articolava su due fronti:

1. Violazione della normativa tributaria: Si contestava la legittimità del patteggiamento per il reato tributario (art. 10 D.Lgs. 74/2000), poiché l’imputato non aveva provveduto al pagamento integrale del debito fiscale, condizione che la legge pone per l’accesso a tale rito.
2. Omessa applicazione delle pene accessorie: Si denunciava la mancata applicazione delle pene accessorie fallimentari, sanzioni che, secondo la Procura, dovevano essere obbligatoriamente disposte dal giudice a seguito della condanna per bancarotta, indipendentemente dall’accordo tra le parti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato separatamente i due motivi, giungendo a conclusioni opposte.

L’Inammissibilità del Motivo sul Debito Tributario

Per quanto riguarda il primo punto, la Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile per manifesta infondatezza e aspecificità. I giudici hanno sottolineato che spetta all’accusa (in questo caso, al Procuratore ricorrente) l’onere di dimostrare concretamente l’esistenza di un debito tributario non saldato, collegato alla condotta contestata. In assenza di tali elementi probatori, la doglianza risulta generica e non può essere accolta.

L’Obbligatorietà delle Pene Accessorie Fallimentari nel Patteggiamento

Il secondo motivo è stato invece ritenuto fondato. La Corte ha ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: le pene accessorie fallimentari sono un effetto penale obbligatorio della condanna per reati come la bancarotta. La loro applicazione non è nella disponibilità delle parti, né del giudice. Di conseguenza, un accordo di patteggiamento che le ometta è illegittimo in quella parte.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando la giurisprudenza, anche recente, formatasi a seguito delle modifiche legislative (la cosiddetta ‘riforma Cartabia’), che ha ampliato le possibilità di ricorso per cassazione avverso le sentenze di patteggiamento. In particolare, è ammissibile il ricorso volto a denunciare l’omessa applicazione di una pena accessoria che doveva essere obbligatoriamente disposta. L’accordo tra accusa e difesa non può derogare a norme imperative che prevedono l’applicazione automatica di determinate sanzioni. Pertanto, il giudice del patteggiamento, nel ratificare l’accordo sulla pena principale, è comunque tenuto ad applicare d’ufficio le pene accessorie previste dalla legge.

Conclusioni

La sentenza in esame ha un’importante implicazione pratica: rafforza il principio secondo cui il patteggiamento, pur essendo un accordo tra le parti, non può creare ‘zone franche’ in cui la legge non viene applicata. Le pene accessorie fallimentari, data la loro funzione di prevenzione e la gravità dei reati a cui accedono, mantengono il loro carattere inderogabile. La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto dell’omessa applicazione delle pene accessorie, rinviando il caso al Tribunale di Grosseto per un nuovo giudizio che dovrà necessariamente includere tali sanzioni.

È possibile patteggiare per un reato tributario senza aver pagato il debito?
Sì, è possibile se l’accusa, nel contestare la legittimità del patteggiamento, non fornisce elementi specifici che dimostrino l’esistenza di un debito tributario dipendente dalla condotta contestata e non adempiuto dall’imputato.

Le pene accessorie fallimentari sono obbligatorie anche in caso di patteggiamento?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’applicazione delle pene accessorie per i reati fallimentari è obbligatoria e non può essere esclusa dall’accordo di patteggiamento tra le parti.

Cosa accade se una sentenza di patteggiamento omette di applicare una pena accessoria obbligatoria?
La sentenza può essere impugnata con ricorso per cassazione. Se il ricorso viene accolto, la sentenza viene annullata limitatamente al punto dell’omessa applicazione, e il caso viene rinviato al giudice di merito per un nuovo giudizio che integri la decisione con la pena accessoria obbligatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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