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Pene accessorie e patteggiamento: la riforma Cartabia

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Procuratore Generale contro una sentenza di patteggiamento che non applicava le pene accessorie fallimentari. Il caso, relativo a reati di bancarotta, chiarisce l’impatto della Riforma Cartabia sul tema delle pene accessorie e patteggiamento. La Suprema Corte ha stabilito che, a seguito della modifica dell’art. 444 c.p.p., le parti (imputato e pubblico ministero) possono legittimamente accordarsi per escludere o rimodulare anche le pene accessorie precedentemente considerate obbligatorie. Se il giudice accoglie tale accordo, la sentenza non è più impugnabile per questo motivo.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento e Pene Accessorie: La Svolta della Riforma Cartabia

La recente sentenza n. 21177/2024 della Corte di Cassazione segna un punto di svolta fondamentale nella gestione delle pene accessorie e patteggiamento. Con questa decisione, la Suprema Corte ha chiarito in modo definitivo la portata innovatrice della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), stabilendo che l’accordo tra imputato e pubblico ministero può estendersi fino all’esclusione delle pene accessorie, anche quelle considerate in passato obbligatorie. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso del Procuratore Generale presso la Corte d’Appello avverso una sentenza di patteggiamento emessa dal GIP del Tribunale. L’imputato, accusato di vari reati fallimentari tra cui bancarotta fraudolenta, aveva concordato con il pubblico ministero una pena detentiva, ottenendo però l’esclusione esplicita delle pene accessorie previste per tali reati (come l’inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale).

Il Procuratore Generale ha impugnato la sentenza, sostenendo che tali pene accessorie fossero obbligatorie per legge e che la loro mancata applicazione rendesse la pena illegale, sottraendola alla discrezionalità delle parti e del giudice.

La Decisione della Cassazione sulle Pene Accessorie e Patteggiamento

La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Procuratore Generale inammissibile. La Corte ha basato la sua decisione sulla profonda modifica introdotta dalla Riforma Cartabia all’articolo 444 del codice di procedura penale.

Prima della riforma, l’orientamento consolidato riteneva che l’omessa applicazione di una pena accessoria obbligatoria in una sentenza di patteggiamento costituisse un errore di diritto, rendendo la sentenza appellabile. Ora, il quadro normativo è radicalmente cambiato.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione del nuovo testo dell’art. 444 c.p.p. La norma ora prevede espressamente che “L’imputato e il pubblico ministero possono altresì chiedere al giudice di non applicare le pene accessorie o di applicarle per una durata determinata”.

La Cassazione sottolinea come il legislatore abbia intenzionalmente ampliato il potere negoziale delle parti per incentivare il ricorso ai riti alternativi. Questa facoltà di negoziazione, secondo la Corte, si estende a tutte le pene accessorie, incluse quelle obbligatorie. La prova di questa interpretazione estensiva si trova nel confronto con la disciplina della confisca: mentre per la confisca l’accordo è limitato solo a quella “facoltativa”, nessuna limitazione analoga è stata prevista per le pene accessorie.

Di conseguenza, se le parti concordano legittimamente di escludere le pene accessorie, e il giudice ratifica tale accordo ritenendolo congruo, la sentenza che ne deriva è pienamente valida. Non si può più parlare di “pena illegale” per l’omissione, poiché tale omissione è il risultato di un negozio processuale ora espressamente consentito dalla legge.

Conclusioni

La sentenza consolida una delle innovazioni più significative della Riforma Cartabia in materia di riti alternativi. Le implicazioni pratiche sono notevoli:

1. Maggiore Potere alle Parti: Difesa e accusa hanno ora uno strumento in più per definire l’intero trattamento sanzionatorio, rendendo il patteggiamento un rito ancora più flessibile e appetibile.
2. Definitività dell’Accordo: Una volta che il giudice ha vagliato e accolto l’accordo, comprensivo della gestione delle pene accessorie, la sentenza diventa stabile e non più attaccabile su questo punto.
3. Superamento della Precedente Giurisprudenza: Viene definitivamente superato l’orientamento che imponeva al giudice di applicare d’ufficio le pene accessorie obbligatorie, anche in assenza di un accordo specifico.

In conclusione, la negoziabilità della pena si estende ora a quasi tutti i suoi aspetti, affidando al patto tra le parti, sotto il controllo del giudice, la definizione completa e finale della sanzione penale.

Dopo la Riforma Cartabia, è possibile escludere le pene accessorie obbligatorie in un patteggiamento?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che il nuovo articolo 444 del codice di procedura penale consente all’imputato e al pubblico ministero di accordarsi per non applicare le pene accessorie o per applicarle per una durata determinata, anche quando queste sarebbero obbligatorie per legge.

Cosa succede se le parti non menzionano le pene accessorie nel loro accordo di patteggiamento?
Se l’accordo non prevede nulla riguardo alle pene accessorie, il giudice è ancora tenuto ad applicare quelle obbligatorie previste dalla legge. La possibilità di escluderle esiste solo se è oggetto di un esplicito accordo tra le parti.

Un Procuratore Generale può impugnare una sentenza di patteggiamento che recepisce un accordo per l’esclusione delle pene accessorie?
No. Secondo la Cassazione, se l’accordo tra le parti è legittimo ai sensi della nuova normativa e il giudice lo ha accolto, la sentenza non può essere impugnata per questo motivo. Il ricorso è considerato inammissibile in quanto non si configura l’ipotesi di una pena illegale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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