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Pendenze processuali e art. 131-bis: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3621/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, stabilendo che le pendenze processuali a suo carico sono un elemento rilevante nella valutazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto ai sensi dell’art. 131-bis c.p. Questa decisione conferma che anche i procedimenti non ancora definiti possono essere considerati dal giudice per negare il beneficio.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pendenze Processuali e Causa di Non Punibilità: L’Ordinanza della Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale riguardo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione chiarisce che le pendenze processuali a carico di un imputato possono essere legittimamente considerate dal giudice per escludere tale beneficio. Questa pronuncia offre spunti importanti sulla valutazione complessiva della condotta dell’imputato.

Il Fatto: Il Ricorso Contro la Decisione della Corte d’Appello

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Trieste. L’imputato ha adito la Corte di Cassazione, lamentando un’asserita violazione di legge e un’illogicità nella motivazione del provvedimento impugnato. Il nucleo della sua doglianza riguardava la mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, norma che esclude la punibilità per reati di lieve entità.

La Decisione della Cassazione: Legittimità delle Pendenze Processuali

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, lo ha dichiarato inammissibile. Secondo gli Ermellini, l’unico motivo di ricorso non aveva alcun pregio, poiché la decisione della Corte territoriale non presentava i vizi denunciati.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato che, nella valutazione richiesta dall’art. 131-bis c.p., non è affatto estraneo il riferimento alle pendenze processuali dell’imputato. Sebbene tali procedimenti non si siano ancora conclusi con una sentenza definitiva, la loro esistenza può essere un indice rilevante per il giudice. Questo elemento contribuisce a delineare un quadro più completo della personalità e della condotta del soggetto, aiutando a stabilire se il reato per cui si procede sia un episodio isolato e occasionale oppure si inserisca in un più ampio schema di comportamento non conforme alla legge. La Corte ha anche richiamato un precedente specifico (Sentenza n. 10796 del 2021) a sostegno di questa interpretazione, confermando un orientamento giurisprudenziale consolidato. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza l’idea che la valutazione per la concessione della non punibilità per particolare tenuità del fatto debba essere globale e non limitata al singolo episodio delittuoso. Le pendenze processuali, pur non costituendo prova di colpevolezza, rappresentano un fattore che il giudice può e deve considerare per valutare l’abitualità del comportamento e, quindi, la meritevolezza del beneficio. Questa decisione sottolinea la discrezionalità del giudice di merito nel ponderare tutti gli elementi a sua disposizione per un giudizio equo e completo, limitando l’applicazione dell’art. 131-bis ai soli casi di reale e sporadica tenuità dell’offesa.

Un giudice può considerare i procedimenti penali ancora in corso per negare la non punibilità per tenuità del fatto?
Sì, secondo l’ordinanza della Corte di Cassazione, il riferimento a pendenze processuali è un elemento che può essere legittimamente considerato nella valutazione complessiva prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

Perché il ricorso è stato giudicato ‘manifestamente infondato’?
Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché l’argomento principale, relativo a una presunta violazione di legge e illogicità della motivazione, è stato considerato privo di fondamento. La Corte ha stabilito che la valutazione delle pendenze processuali da parte del giudice di merito era corretta e conforme alla giurisprudenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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