Pena Sostitutiva e Obbligo di Risposta del Giudice: La Cassazione Annulla per Omessa Pronuncia
In un processo penale, ogni richiesta formulata dalla difesa merita una risposta. Che sia di accoglimento o di rigetto, il giudice ha il dovere di motivare la propria decisione. Ma cosa succede se il giudice ignora completamente una richiesta, come quella di applicare una pena sostitutiva al carcere? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2316 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale: il silenzio del giudice su un punto specifico del ricorso costituisce un vizio che porta all’annullamento della sentenza.
I Fatti del Caso: La Richiesta Ignorata
Il caso trae origine da una condanna per una violazione della normativa sugli stupefacenti (art. 73, comma 4, D.P.R. 309/1990), confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Milano. L’imputato, tuttavia, non si era limitato a contestare la propria colpevolezza, ma aveva avanzato una richiesta precisa riguardo al trattamento sanzionatorio. Sia con i motivi aggiunti d’appello, sia durante le conclusioni del processo, la difesa aveva chiesto la “rimodulazione della pena” e, in particolare, l’applicazione del lavoro di pubblica utilità in sostituzione della pena detentiva, ai sensi dell’art. 20 bis del codice di procedura penale.
Nonostante questa chiara e formale istanza, la Corte di Appello ha emesso la sua sentenza di conferma senza fare alcun cenno a tale richiesta. La decisione, in altre parole, era completamente “silente” sul punto.
La Decisione della Cassazione sulla Pena Sostitutiva
Di fronte al ricorso dell’imputato, la Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo fondato. I giudici supremi hanno constatato che, effettivamente, dagli atti processuali emergeva la richiesta specifica di applicazione del lavoro di pubblica utilità. La totale assenza di una valutazione su questo punto da parte della Corte di Appello ha rappresentato un errore procedurale non sanabile.
Di conseguenza, la Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente alla questione della pena sostitutiva. Ha quindi disposto il rinvio del caso a un’altra sezione della Corte di Appello di Milano, che dovrà celebrare un nuovo giudizio con il solo scopo di esaminare e decidere sulla richiesta originaria dell’imputato.
Le Motivazioni della Sentenza
La motivazione della Corte Suprema, sebbene sintetica, è cristallina e si fonda su un pilastro del giusto processo: l’obbligo di motivazione del giudice. Quando la difesa presenta un’istanza specifica e pertinente, il giudice non può semplicemente ignorarla. Il suo silenzio equivale a una mancata risposta, che viola il diritto della parte a vedere esaminate le proprie argomentazioni.
Nel caso specifico, la richiesta di una pena sostitutiva come il lavoro di pubblica utilità non è un dettaglio marginale, ma un aspetto cruciale del trattamento sanzionatorio che può cambiare radicalmente l’impatto della condanna sulla vita dell’imputato. La legge offre questa possibilità proprio per favorire il reinserimento sociale e limitare il ricorso al carcere per reati di minore gravità. Omettere di valutare tale richiesta significa negare all’imputato la possibilità di accedere a un beneficio previsto dalla legge.
Conclusioni: L’Importanza della Motivazione e le Implicazioni Pratiche
Questa sentenza riafferma un principio cruciale: ogni imputato ha diritto a una decisione motivata su tutte le questioni sollevate nel processo. Il giudice non ha la facoltà di scegliere quali argomenti considerare e quali ignorare. L’omessa pronuncia su una richiesta specifica, come quella relativa a una pena sostitutiva, costituisce un vizio procedurale che invalida la sentenza.
L’implicazione pratica è chiara: la difesa deve sempre articolare in modo preciso le proprie richieste e, in caso di silenzio da parte del giudice, ha il diritto di impugnare la decisione per ottenere un nuovo giudizio. Questo garantisce che tutte le opzioni previste dalla legge, incluse le alternative alla detenzione, siano concretamente vagliate, assicurando così una giustizia più completa ed equa.
Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata?
La sentenza è stata annullata perché la Corte di Appello non si è pronunciata sulla specifica richiesta dell’imputato di ottenere la sostituzione della pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità, rimanendo “silente” sul punto.
Cosa aveva richiesto l’imputato nel suo atto di appello?
L’imputato aveva chiesto una “rimodulazione della pena” e, in particolare, l’applicazione della pena sostitutiva del lavoro di pubblica utilità, come previsto dall’art. 20 bis del codice di procedura penale.
Qual è l’esito finale della decisione della Cassazione?
La Cassazione non ha assolto l’imputato, ma ha annullato la sentenza limitatamente al punto omesso. Ha rinviato il caso a un’altra Sezione della Corte di Appello di Milano, che dovrà celebrare un nuovo processo solo per valutare e decidere sulla richiesta di applicazione del lavoro di pubblica utilità.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 2316 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 6 Num. 2316 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 12/10/2023
SENTENZA
Sul ricorso proposto da:
NOME, nato a Cerignola il DATA_NASCITA
avverso la sentenza emessa dalla Corte di appello di Milano il 21/02/2023
visti gli atti ed esaminati i ricorsi;
udita la relazione svolta dal Consigliere, NOME COGNOME;
lette le conclusioni del AVV_NOTAIO Generale, AVV_NOTAIO, che ha chiesto l’annullamento con rinvio della impugnata sentenza;
RITENUTO IN FATTO
La Corte di appello di Milano ha confermato la sentenza con cui NOME è stato condannato per il reato di cui all’art. 73, comma 4, D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309.
Ha proposto ricorso per cassazione l’imputato articolando un unico motivo con cui si deduce la mancata valutazione da parte della Corte dei motivi aggiunti inerenti al trattamento sanzionatorio e, in particolare, alla richiesta di sostituzione, ai sensi dell 20 bis cod. proc. pen., della pena detentiva inflitta con conseguente applicazione di quella del lavoro di pubblica utilità.
CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Il ricorso è fondato.
Dagli atti risulta che l’imputato con l’atto di appello chiese un trattament sanzionatorio più mite e con i motivi aggiunti e con le conclusioni, formulate i 21.2.2023, chiese la “rimodulazione della pena” e l’applicazione dell’art. 20 bis cod proc. pen.
La sentenza è sul punto a silente.
Ne deriva che la sentenza deve essere annullata per un nuovo giudizio limitatamente alla richiesta di applicazione della pena sostitutiva del lavoro di pubblica utilità.
P. Q. M.
Annulla la sentenza impugnata limitatamente alla richiesta di applicazione della pena sostitutiva del lavoro di pubblica utilità e rinvia per nuovo giudizio sul punto ad al Sezione della Corte di appello di Milano.
Così deciso in Roma, il 12 ottobre 2023.