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Pena sostitutiva: richiesta in appello è valida

La Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di pena sostitutiva può essere avanzata fino alla conclusione dell’udienza nel processo d’appello. La Corte ha annullato una decisione della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile tale richiesta perché non inserita nei motivi originali di impugnazione, allineandosi all’orientamento maggioritario che valorizza gli obiettivi della Riforma Cartabia.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva in Appello: La Cassazione Apre alla Richiesta Tardiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 30308/2024) ha fornito un chiarimento fondamentale sui termini per richiedere l’applicazione di una pena sostitutiva nel processo d’appello. La Corte ha stabilito che tale richiesta è ammissibile anche se presentata per la prima volta in sede di conclusioni, superando un precedente orientamento più restrittivo. Questa decisione si allinea pienamente allo spirito della Riforma Cartabia, che favorisce le alternative al carcere per i reati meno gravi.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un’imputata per il reato di evasione, confermata dalla Corte d’Appello di Venezia. Durante il giudizio di secondo grado, la difesa, in sede di conclusioni scritte, aveva avanzato una richiesta subordinata: la sostituzione della pena detentiva con una pena pecuniaria, ai sensi della nuova normativa introdotta dalla Riforma Cartabia.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva dichiarato tale richiesta inammissibile. La motivazione si basava su una rigida interpretazione del principio devolutivo, secondo cui il giudice d’appello può pronunciarsi solo sui punti specificamente contestati nell’atto di impugnazione originale. Poiché la richiesta di pena sostitutiva non era stata inclusa nei motivi di appello, la Corte l’aveva respinta senza entrare nel merito.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla pena sostitutiva

Investita della questione, la Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno aderito all’orientamento giurisprudenziale, ormai maggioritario, che interpreta in modo più flessibile i termini per la richiesta di pene sostitutive alla luce delle novità legislative.

La Corte ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, affermando che l’istanza di sostituzione della pena può intervenire validamente anche nel corso dell’udienza di discussione del gravame e, quindi, fino alle conclusioni, senza che ciò costituisca una violazione del principio devolutivo.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si fonda su due pilastri principali: l’intento del legislatore con la Riforma Cartabia e la natura del nuovo meccanismo processuale.

1. Favor per le Pene Alternative: La Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) ha manifestato una chiara preferenza per il contenimento della pena detentiva, ampliando il ricorso alle sanzioni sostitutive. La disciplina transitoria (art. 95) non prevede sbarramenti temporali rigidi per l’applicazione delle nuove norme ai processi in corso, ma mira a garantire l’applicazione della legge più favorevole al reo.

2. Il Sistema Bifasico: L’art. 545-bis del codice di procedura penale ha introdotto un sistema cosiddetto “bifasico”. Dopo la lettura del dispositivo di condanna, se ricorrono le condizioni per la sostituzione della pena ma il giudice non può decidere immediatamente, si apre una fase successiva per acquisire le informazioni necessarie (sulle condizioni di vita, economiche, familiari dell’imputato) per deliberare sulla pena sostitutiva più adeguata. Questo meccanismo, applicabile anche in appello, dimostra che la decisione sulla sostituzione è svincolata dalla formulazione dei motivi originari e può essere sollecitata fino a un momento avanzato del giudizio.

Di conseguenza, limitare la possibilità di richiesta al solo atto d’appello o ai motivi nuovi contrasterebbe con l’obiettivo della riforma di garantire la più ampia applicazione possibile delle nuove pene sostitutive. La richiesta presentata nelle conclusioni scritte era, pertanto, pienamente tempestiva.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un punto fermo per la difesa nei processi penali. Stabilisce in modo chiaro che la richiesta di pena sostitutiva non è soggetta alle preclusioni rigide del principio devolutivo e può essere legittimamente formulata fino al termine dell’udienza di discussione in appello. Questa interpretazione garantisce una maggiore tutela dei diritti dell’imputato e assicura una concreta attuazione dei principi della Riforma Cartabia, orientati a un sistema sanzionatorio più moderno ed efficace, che veda nel carcere l’extrema ratio per i reati di minore allarme sociale.

È possibile chiedere la sostituzione della pena per la prima volta durante le conclusioni del processo d’appello?
Sì, la Corte di Cassazione con la sentenza n. 30308/2024 ha confermato che la richiesta di applicazione di una pena sostitutiva può essere validamente avanzata fino alla conclusione dell’udienza di discussione in appello.

Perché la Corte d’Appello aveva inizialmente dichiarato inammissibile la richiesta di pena sostitutiva?
La Corte d’Appello aveva ritenuto la richiesta inammissibile perché non era stata inclusa nei motivi originari di impugnazione, interpretando ciò come una violazione del principio devolutivo, che limita il giudizio d’appello ai soli punti contestati nell’atto iniziale.

Qual è l’impatto della Riforma Cartabia su questa specifica procedura?
La Riforma Cartabia ha introdotto un sistema che favorisce l’applicazione delle pene sostitutive e non prevede preclusioni temporali rigide. In particolare, il meccanismo ‘bifasico’ dell’art. 545-bis c.p.p. consente al giudice di decidere sulla sostituzione anche dopo la lettura del dispositivo, rendendo flessibile il momento della richiesta e superando un’interpretazione restrittiva delle norme processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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