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Pena sostitutiva: quando non si applica in appello

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione. Il caso chiarisce tre punti fondamentali: i motivi di ricorso non possono essere una mera ripetizione di quelli d’appello; la valutazione della pena è discrezionale del giudice di merito; e, soprattutto, la pena sostitutiva non può essere applicata d’ufficio dal giudice d’appello se non specificamente richiesta nell’atto di impugnazione.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva in Appello: Un Potere Vincolato alla Richiesta di Parte

L’applicazione di una pena sostitutiva rappresenta un’importante alternativa alla detenzione, ma il suo accesso è regolato da precise norme procedurali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: il giudice d’appello non può concedere d’ufficio le sanzioni sostitutive se non vi è stata una richiesta specifica e motivata nell’atto di impugnazione. Questa decisione offre spunti fondamentali per comprendere i limiti del potere del giudice e l’importanza di una difesa tecnica e precisa.

Il Caso in Esame: Dalla Ricettazione al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.) emessa dalla Corte d’Appello di Lecce. L’imputato, trovato in possesso di un bene di provenienza illecita senza essere in grado di fornire una valida giustificazione sulla sua legittima provenienza, ha proposto ricorso per Cassazione affidandosi a tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e la Questione della Pena Sostitutiva

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su tre fronti principali:

1. Correttezza della Motivazione: Si contestava la fondatezza della motivazione che aveva portato alla dichiarazione di responsabilità.
2. Mancato Riconoscimento di un’Attenuante: Si lamentava la mancata concessione della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità, prevista sia dall’art. 62 c.p. che dallo stesso art. 648 c.p.
3. Mancata Applicazione di una Pena Sostitutiva: Si contestava la decisione della Corte d’Appello di non applicare, neanche d’ufficio, una sanzione sostitutiva alla pena detentiva breve inflitta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni difensive.

Sul primo motivo, i giudici hanno rilevato che le censure erano una mera e pedissequa reiterazione di argomenti già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. Un motivo di ricorso per Cassazione, per essere ammissibile, deve contenere una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse questioni.

Sul secondo motivo, relativo all’attenuante, la Corte ha ribadito che la graduazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. In questo caso, la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato il diniego dell’attenuante basandosi sul “valore non irrisorio” del bene oggetto di ricettazione.

Il punto cruciale della decisione, tuttavia, riguarda il terzo motivo. La Cassazione ha affermato che la richiesta di applicazione di una pena sostitutiva deve essere esplicitamente formulata nell’atto di appello. Il giudice di secondo grado non ha il potere di applicare d’ufficio tali sanzioni. Questo potere è infatti un’eccezione alla regola generale dell’effetto devolutivo dell’appello, secondo cui il giudice può pronunciarsi solo sui punti della sentenza specificamente contestati. La Corte ha richiamato un importante precedente delle Sezioni Unite (n. 12872/2017), che ha cristallizzato questo principio, segnando un limite invalicabile al potere discrezionale del giudice di sostituire la pena detentiva.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. Sottolinea come, nel processo d’appello, la richiesta di benefici come la pena sostitutiva non possa essere data per scontata o lasciata alla valutazione d’ufficio del giudice. È onere della difesa formulare una richiesta specifica, chiara e motivata all’interno dell’atto di impugnazione. In assenza di tale richiesta, il giudice d’appello non ha il potere di intervenire, anche qualora ne sussistessero i presupposti sostanziali. La decisione, pertanto, funge da monito sull’importanza della precisione e della completezza degli atti difensivi nel processo penale.

Perché il motivo di ricorso sulla responsabilità penale è stato respinto?
È stato ritenuto inammissibile perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio d’appello, senza formulare una critica specifica e nuova contro la motivazione della sentenza impugnata.

Un giudice d’appello può applicare una pena sostitutiva anche se non richiesta?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice d’appello non ha il potere di applicare d’ufficio le sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi se nell’atto di appello non è stata formulata una specifica e motivata richiesta in tal senso.

Per quale ragione non è stata concessa l’attenuante del danno di particolare tenuità?
La Corte ha ritenuto la decisione del giudice di merito correttamente motivata, poiché il valore del bene oggetto di ricettazione è stato considerato “non irrisorio”, giustificando così il mancato riconoscimento della circostanza attenuante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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