Pena Sostitutiva: Non Serve l’Avviso se Mancano i Presupposti
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sul tema della pena sostitutiva e sugli obblighi procedurali del giudice. La Suprema Corte ha stabilito che la valutazione negativa d’ufficio circa l’applicazione di una sanzione alternativa alla detenzione non richiede un preventivo avviso all’imputato, qualora manchino in radice le condizioni per concederla. Analizziamo insieme questa decisione.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine da un ricorso presentato da un soggetto condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Milano per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. L’imputato si è rivolto alla Corte di Cassazione, sollevando un’unica, specifica censura di carattere procedurale.
Nello specifico, il ricorrente lamentava il fatto che la Corte territoriale, pur in assenza di una sua specifica richiesta in appello, avesse comunque operato una valutazione d’ufficio (ex officio) sull’applicabilità di una pena sostitutiva. Tale valutazione si era conclusa negativamente, senza che all’imputato fosse stato dato il preventivo avviso previsto dall’articolo 20-bis del codice penale.
La Censura sulla Mancata Applicazione della Pena Sostitutiva
Il cuore del ricorso si fondava sulla presunta violazione del contraddittorio. Secondo la tesi difensiva, il giudice d’appello, nel momento in cui ha deciso di esaminare d’ufficio la possibilità di sostituire la pena detentiva, avrebbe dovuto informare l’imputato per consentirgli di interloquire sul punto. Questa omissione, a dire del ricorrente, configurava una violazione di legge nel modus operandi della Corte.
La questione giuridica, quindi, non riguardava il merito della decisione di non applicare la sanzione alternativa, ma la procedura seguita per giungere a tale conclusione. Si trattava di stabilire se l’obbligo di avviso fosse una condizione imprescindibile ogni qualvolta il giudice affronti il tema della pena sostitutiva, anche solo per escluderla.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato completamente la tesi del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Di conseguenza, la Corte non è entrata nel merito della questione, ritenendo la censura manifestamente infondata. L’imputato è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Sentenza
La Suprema Corte ha fornito una motivazione chiara e lineare. Gli Ermellini hanno spiegato che non sussiste alcuna violazione di legge nel comportamento della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione della norma che prevede l’avviso all’imputato.
I giudici hanno chiarito che tale avviso è funzionale a instaurare un contraddittorio solo quando sussistono effettivamente le condizioni di legge per poter sostituire la pena detentiva con una delle pene sostitutive previste dall’ordinamento (come, ad esempio, il lavoro di pubblica utilità o la detenzione domiciliare). In altre parole, l’avviso serve a discutere quale pena sostitutiva applicare e con quali modalità, ma solo dopo che il giudice ha verificato la sussistenza dei presupposti per la sostituzione stessa.
Nel caso di specie, la Corte d’Appello ha ritenuto, implicitamente o esplicitamente, che tali condizioni non fossero presenti. Di conseguenza, non essendoci i presupposti per la sostituzione, non sorgeva alcun obbligo di dare l’avviso all’imputato prima di formalizzare la valutazione negativa. La decisione di escludere la pena sostitutiva era, pertanto, legittima anche senza un preventivo contraddittorio sul punto.
Conclusioni
Questa ordinanza consolida un principio procedurale di notevole importanza pratica. La facoltà del giudice di valutare d’ufficio l’applicazione di una pena sostitutiva non comporta automaticamente l’obbligo di avvisare l’imputato. Tale obbligo scatta solo in una fase successiva, ovvero quando il giudice ritiene che vi siano i margini per la concessione del beneficio. Se, al contrario, il giudice ritiene fin da subito che manchino i requisiti legali, può escludere la sostituzione della pena senza dover attivare un contraddittorio specifico. Questa pronuncia ribadisce la discrezionalità del giudice nel valutare i presupposti di applicabilità delle sanzioni alternative, circoscrivendo gli obblighi di comunicazione alle sole ipotesi in cui la sostituzione è concretamente possibile.
È sempre necessario l’avviso all’imputato se il giudice valuta di non applicare una pena sostitutiva?
No, secondo l’ordinanza, l’avviso è necessario solo quando esistono le condizioni per sostituire la pena detentiva. Se tali condizioni mancano in partenza, il giudice può operare una valutazione negativa d’ufficio senza alcun preavviso.
Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Come nel caso di specie, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
Un giudice può valutare d’ufficio l’applicazione di una pena sostitutiva anche se l’imputato non la richiede?
Sì, dal testo emerge che la Corte d’Appello ha operato una valutazione d’ufficio (ex officio), pur non essendo stata richiesta dall’imputato. La Cassazione non ha censurato questo modus operandi, ma si è concentrata sulla questione successiva dell’obbligo di avviso.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 33984 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 33984 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 20/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 19/12/2024 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Visti gli atti e la sentenza impugnata (condanna per art. 385 cod. pen.); esaminato l’unico motivo di ricorso.
L’imputato censura il fatto che che, pur non essendo stata da lui richiesta in appello l’applicazione della pena sostitutiva, la Corte ha, comunque, operato d’ufficio una valutazione negativa ex officio, senza dare all’imputato l’avviso ex art. 20 bis cod. pen. nel testo vigente all’epoca.
Trattasi di censura inammissibile, non essendo ravvisabile alcuna violazione di legge nel modus operandi della Corte di appello, posto che l’avviso di cui sopra doveva essere dato solo in presenza delle condizioni per sostituire la pena detentiva con una delle pene sostitutive di cui all’art. 53. 689/81, ma non è questo il caso.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 20/06/2025.