Pena Sostitutiva: La Cassazione Conferma il ‘No’ in Presenza di Precedenti
L’applicazione di una pena sostitutiva al carcere non è un diritto automatico per il condannato. Con l’ordinanza n. 46955/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: i giudici di merito possono negare tale beneficio se, sulla base di elementi concreti come i precedenti penali, ritengono che una sanzione diversa dalla detenzione non sia in grado di assolvere alla sua funzione punitiva e rieducativa. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere i limiti di questo istituto.
I Fatti del Caso: Un Ricorso contro la Condanna
Un individuo, già condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Ancona per i reati di danneggiamento e minaccia a pubblico ufficiale, ha presentato ricorso in Cassazione. Il fulcro del suo appello non riguardava la colpevolezza, ma la mancata applicazione di una pena sostitutiva rispetto alla reclusione inflitta. Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente motivato la loro decisione di non concedere una sanzione alternativa al carcere.
La Decisione della Corte: Il Ricorso è Inammissibile
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il caso e ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una valutazione di manifesta infondatezza dei motivi addotti dal ricorrente. Gli Ermellini hanno stabilito che i giudici d’appello avevano fornito una motivazione del tutto esaustiva e legalmente corretta.
La Valutazione dei Precedenti Penali
Il punto centrale della decisione è il peso attribuito ai ‘reiterati precedenti’ dell’imputato. La Corte ha sottolineato come la Corte d’Appello avesse giustamente considerato tali precedenti come un indicatore dell’inidoneità di una pena diversa dalla reclusione. Questa valutazione discrezionale, se ben motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.
Le Motivazioni
La Suprema Corte ha spiegato che i motivi del ricorso non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità. La motivazione della sentenza d’appello era stata chiara e completa nel giustificare il diniego della pena sostitutiva. La Corte territoriale aveva concluso che, alla luce del profilo del condannato, solo la pena detentiva poteva realizzare efficacemente le finalità del trattamento punitivo. La decisione dei giudici di merito, pertanto, non era illogica né contraddittoria, ma fondata su una valutazione concreta del caso.
Le Conclusioni
Questa ordinanza conferma che la concessione di pene alternative alla detenzione è subordinata a un giudizio prognostico sulla loro efficacia. I precedenti penali di un soggetto possono legittimamente indurre il giudice a ritenere che solo il carcere possa assolvere alla funzione sanzionatoria prevista dall’ordinamento. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. La decisione rafforza il principio secondo cui la personalizzazione della pena deve sempre bilanciare le esigenze di reinserimento con quelle di effettività della sanzione.
Quando un giudice può rifiutare di applicare una pena sostitutiva?
Un giudice può rifiutare l’applicazione di una pena sostitutiva quando ritiene, con una motivazione adeguata, che una sanzione diversa dalla detenzione sia inidonea a realizzare le finalità del trattamento punitivo. Questo può accadere, come nel caso di specie, in presenza di reiterati precedenti penali a carico del condannato.
Cosa significa che un ricorso in Cassazione è ‘manifestamente infondato’?
Significa che i motivi presentati nel ricorso sono così palesemente privi di fondamento giuridico che non è necessario un esame approfondito. La Corte lo dichiara inammissibile senza entrare nel merito della questione, perché le argomentazioni della difesa non sono consentite dalla legge in sede di legittimità.
Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma definitiva della sentenza impugnata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 46955 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 46955 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 25/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a ALESSANDRIA il 05/07/1970
avverso la sentenza del 20/02/2024 della CORTE APPELLO di ANCONA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
visti gli atti e la sentenza impugnata; dato avviso alle parti; esaminati i motivi del ricorso di COGNOME A;
udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME
Ritenuto che i motivi dedotti avverso la sentenza di condanna per i reati di danneggiamento (art. 635 cod. pen.) e minaccia a pubblico ufficiale (art. 336 cod. pen.) non sono consentiti dalla legge in sede di legittimità perché manifestamente infondati alla stregua della esaustiva motivazione dei giudici di appello sulla mancata applicazione della pena sostitutiva: i reiterati precedenti hanno giustificato la mancata applicazione della pena sostitutiva per inidoneità di pena diversa dalla reclusione a realizzare le finalità del trattamento punitivo;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somrina di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 25 novembre 2024
La consigliera NOME latrice
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