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Pena sostitutiva: quando i giudici possono negarla

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una condanna per danneggiamento e minaccia a pubblico ufficiale. La corte conferma la decisione di non applicare una pena sostitutiva, ritenendola inadeguata a causa dei precedenti dell’imputato e dell’incapacità di una sanzione diversa dal carcere di raggiungere gli scopi punitivi.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva: La Cassazione Conferma il ‘No’ in Presenza di Precedenti

L’applicazione di una pena sostitutiva al carcere non è un diritto automatico per il condannato. Con l’ordinanza n. 46955/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: i giudici di merito possono negare tale beneficio se, sulla base di elementi concreti come i precedenti penali, ritengono che una sanzione diversa dalla detenzione non sia in grado di assolvere alla sua funzione punitiva e rieducativa. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere i limiti di questo istituto.

I Fatti del Caso: Un Ricorso contro la Condanna

Un individuo, già condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Ancona per i reati di danneggiamento e minaccia a pubblico ufficiale, ha presentato ricorso in Cassazione. Il fulcro del suo appello non riguardava la colpevolezza, ma la mancata applicazione di una pena sostitutiva rispetto alla reclusione inflitta. Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente motivato la loro decisione di non concedere una sanzione alternativa al carcere.

La Decisione della Corte: Il Ricorso è Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il caso e ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una valutazione di manifesta infondatezza dei motivi addotti dal ricorrente. Gli Ermellini hanno stabilito che i giudici d’appello avevano fornito una motivazione del tutto esaustiva e legalmente corretta.

La Valutazione dei Precedenti Penali

Il punto centrale della decisione è il peso attribuito ai ‘reiterati precedenti’ dell’imputato. La Corte ha sottolineato come la Corte d’Appello avesse giustamente considerato tali precedenti come un indicatore dell’inidoneità di una pena diversa dalla reclusione. Questa valutazione discrezionale, se ben motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che i motivi del ricorso non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità. La motivazione della sentenza d’appello era stata chiara e completa nel giustificare il diniego della pena sostitutiva. La Corte territoriale aveva concluso che, alla luce del profilo del condannato, solo la pena detentiva poteva realizzare efficacemente le finalità del trattamento punitivo. La decisione dei giudici di merito, pertanto, non era illogica né contraddittoria, ma fondata su una valutazione concreta del caso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma che la concessione di pene alternative alla detenzione è subordinata a un giudizio prognostico sulla loro efficacia. I precedenti penali di un soggetto possono legittimamente indurre il giudice a ritenere che solo il carcere possa assolvere alla funzione sanzionatoria prevista dall’ordinamento. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. La decisione rafforza il principio secondo cui la personalizzazione della pena deve sempre bilanciare le esigenze di reinserimento con quelle di effettività della sanzione.

Quando un giudice può rifiutare di applicare una pena sostitutiva?
Un giudice può rifiutare l’applicazione di una pena sostitutiva quando ritiene, con una motivazione adeguata, che una sanzione diversa dalla detenzione sia inidonea a realizzare le finalità del trattamento punitivo. Questo può accadere, come nel caso di specie, in presenza di reiterati precedenti penali a carico del condannato.

Cosa significa che un ricorso in Cassazione è ‘manifestamente infondato’?
Significa che i motivi presentati nel ricorso sono così palesemente privi di fondamento giuridico che non è necessario un esame approfondito. La Corte lo dichiara inammissibile senza entrare nel merito della questione, perché le argomentazioni della difesa non sono consentite dalla legge in sede di legittimità.

Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma definitiva della sentenza impugnata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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