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Pena sostitutiva patteggiamento: appello inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo un patteggiamento per maltrattamenti, lamentava la mancata applicazione di una pena sostitutiva. La Corte chiarisce che tale motivo non rientra tra quelli consentiti dalla legge per impugnare un patteggiamento e che la pena sostitutiva patteggiamento deve essere oggetto di uno specifico accordo tra le parti, non potendo essere disposta d’ufficio dal giudice.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva e Patteggiamento: Quando il Ricorso è Inammissibile

L’introduzione delle pene sostitutive con la Riforma Cartabia ha sollevato importanti questioni procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso contro una sentenza di patteggiamento in cui non sia stata applicata una pena sostitutiva patteggiamento. La decisione sottolinea che l’applicazione di queste sanzioni alternative deve essere parte integrante dell’accordo tra le parti e non può essere decisa autonomamente dal giudice.

I Fatti del Caso

Un uomo, accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali, concordava con il Pubblico Ministero una pena di due anni e sei mesi di reclusione attraverso il rito del patteggiamento. La sentenza veniva emessa dal Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Brindisi. Successivamente, l’imputato presentava ricorso per cassazione, lamentando che il giudice di merito non avesse applicato d’ufficio una delle pene sostitutive previste dall’art. 20-bis del codice penale, nonostante non vi fossero cause ostative.

Secondo la difesa, la mancata applicazione della sanzione alternativa costituiva una violazione di legge e un vizio di motivazione, poiché il giudice avrebbe dovuto provvedere anche in assenza di una specifica richiesta delle parti.

La Questione Giuridica: Pena Sostitutiva Patteggiamento e Limiti del Ricorso

Il nucleo della controversia riguarda due aspetti fondamentali della procedura penale:

1. Quali sono i motivi per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento?
2. L’applicazione di una pena sostitutiva rientra nei poteri discrezionali del giudice del patteggiamento o deve essere concordata dalle parti?

La difesa sosteneva che il giudice avesse l’obbligo di considerare l’applicazione di una pena più favorevole, come quella sostitutiva. La Procura Generale presso la Corte di Cassazione, invece, chiedeva che il ricorso fosse dichiarato inammissibile, ritenendo il motivo non consentito dalla legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su due argomenti principali e interconnessi.

In primo luogo, ha ribadito i limiti stringenti per l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento, fissati dall’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Tale norma consente il ricorso per cassazione solo per motivi specifici, tra cui:
* vizi relativi all’espressione della volontà dell’imputato;
* mancata corrispondenza tra la richiesta delle parti e la sentenza;
* errata qualificazione giuridica del fatto;
* illegalità della pena o della misura di sicurezza.

La Corte ha specificato che la violazione di legge lamentata dall’imputato (la mancata applicazione di una pena sostitutiva) non rientra in nessuna di queste categorie. Pertanto, il motivo del ricorso è stato considerato a priori non consentito dalla legge.

In secondo luogo, e in modo ancora più decisivo, la Cassazione ha chiarito la disciplina della pena sostitutiva patteggiamento dopo la Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022). La nuova normativa stabilisce che anche l’applicazione di una pena sostitutiva deve rientrare nel patto processuale tra accusa e difesa. Non è un potere che il giudice può esercitare d’ufficio. Se le parti non includono la sostituzione della pena detentiva nel loro accordo, il giudice ha solo due alternative: accogliere il patteggiamento così come formulato o rigettarlo. Non può modificarlo introducendo una sanzione diversa da quella concordata. La legge prevede un meccanismo (art. 448, comma 1-bis c.p.p.) per cui il giudice può rinviare l’udienza per permettere alle parti di definire i dettagli di una pena sostitutiva, ma ciò presuppone che vi sia già un accordo di massima in tal senso.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio chiaro: nel contesto del patteggiamento, la pena sostitutiva non è un’opzione che il giudice può valutare autonomamente, ma una componente dell’accordo che deve essere esplicitamente richiesta e concordata dalle parti. Di conseguenza, un ricorso in Cassazione fondato sulla mancata applicazione d’ufficio di una pena sostitutiva è destinato all’inammissibilità. Questa decisione rafforza la natura negoziale del patteggiamento, in cui l’accordo tra le parti è sovrano e può essere solo accettato o respinto dal giudice, ma non modificato unilateralmente.

È possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento se il giudice non ha applicato una pena sostitutiva?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che questo motivo non rientra tra quelli tassativamente previsti dall’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen., che limita le ragioni per cui si può impugnare una sentenza di patteggiamento.

Nel patteggiamento, il giudice può applicare di sua iniziativa una pena sostitutiva alla detenzione?
No. A seguito della Riforma Cartabia, l’applicazione di una pena sostitutiva deve essere parte integrante dell’accordo processuale tra l’imputato e il pubblico ministero. Il giudice non ha il potere di disporla d’ufficio se non è stata concordata.

Cosa succede se le parti non si accordano sulla pena sostitutiva nel patteggiamento?
Se l’accordo tra le parti non include la pena sostitutiva, il giudice può solo accogliere la richiesta di patteggiamento applicando la pena detentiva concordata, oppure rigettare l’intera richiesta. Non può modificare l’accordo per includere una pena sostitutiva non prevista dalle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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