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Pena sostitutiva: omessa pronuncia in appello

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per frode, limitatamente alla pena, poiché il giudice d’appello aveva completamente ignorato la richiesta dell’imputato di ottenere una pena sostitutiva alla detenzione. La Suprema Corte ha ribadito che tale istanza, se tempestivamente presentata, deve essere obbligatoriamente esaminata, anche se proposta per la prima volta in secondo grado, comportando l’annullamento con rinvio in caso di omessa pronuncia.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva: Annullamento per Omessa Valutazione in Appello

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 3085 del 2024, riafferma un principio cruciale nel diritto processuale penale: il dovere del giudice di pronunciarsi su ogni istanza presentata dalla difesa. In particolare, il caso esaminato riguarda l’omessa valutazione di una richiesta di pena sostitutiva, un’opzione che permette di convertire pene detentive brevi in misure alternative. La Suprema Corte ha chiarito che ignorare tale richiesta costituisce un vizio procedurale grave, tale da determinare l’annullamento della sentenza.

I Fatti del Caso: Una Richiesta Ignorata

Un imputato, condannato in primo grado per il reato di truffa ai sensi dell’art. 640 c.p., presentava appello. Prima dell’udienza, il suo difensore e procuratore speciale depositava tempestivamente, tramite posta elettronica certificata (PEC), un’istanza formale per ottenere la sostituzione della pena detentiva breve con una pena sostitutiva.

Nonostante la regolarità e la tempestività della richiesta, la Corte d’Appello di Torino, nel confermare la condanna, ometteva completamente di menzionare e valutare tale istanza. Né nella parte motiva né nel dispositivo della sentenza vi era alcun riferimento alla richiesta della difesa, violando così le garanzie procedurali previste.

La Decisione della Cassazione sulla Pena Sostitutiva

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno constatato, tramite l’esame degli atti processuali, l’effettiva presentazione della richiesta e la sua totale pretermissione da parte del giudice di secondo grado.

La Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al punto relativo alla mancata decisione sulla pena sostitutiva. Il caso è stato quindi rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Torino, che dovrà ora esaminare nel merito l’istanza della difesa e decidere se concedere o meno il beneficio richiesto, fornendo adeguata motivazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha basato la sua decisione su solidi principi giuridici. In primo luogo, ha ribadito che la richiesta di pena sostitutiva è legittimamente proponibile anche per la prima volta nel giudizio di appello, come previsto dalla legge n. 689 del 1981 e confermato da precedente giurisprudenza (Cass. n. 15293/2021). Non esiste alcuna norma che precluda la presentazione di tale istanza in secondo grado.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato la violazione dell’art. 545-bis del codice di procedura penale. Questa norma impone al giudice, quando valuta la possibilità di concedere una pena sostitutiva, di dare un avviso specifico alle parti qualora ritenga di non poter accogliere la richiesta. Nel caso di specie, la Corte d’Appello non solo non ha concesso la pena, ma non ha neppure dato l’avviso previsto, ignorando completamente la questione. Tale omissione costituisce un vizio insanabile della motivazione e una lesione del diritto di difesa.

La Corte ha inoltre menzionato le disposizioni transitorie introdotte dal d.l. 150/2022, le quali estendono l’applicazione delle norme più favorevoli in materia di pene sostitutive anche ai procedimenti pendenti in appello, rafforzando ulteriormente l’obbligo del giudice di considerare la richiesta.

Conclusioni: L’Obbligo del Giudice di Pronunciarsi

La sentenza in commento rappresenta un importante monito sull’inderogabile dovere del giudice di esaminare tutte le istanze ritualmente presentate dalle parti. L’omessa pronuncia su una richiesta di pena sostitutiva non è una mera dimenticanza, ma un vizio procedurale che inficia la validità della sentenza sul punto della determinazione della pena. Questa decisione tutela il diritto di difesa, garantendo che l’imputato possa vedere valutata ogni possibile alternativa alla detenzione, come previsto dall’ordinamento. Il rinvio al giudice d’appello assicura che tale valutazione venga finalmente effettuata, nel rispetto delle regole processuali e dei diritti dell’imputato.

È possibile chiedere una pena sostitutiva per la prima volta in appello?
Sì, la sentenza conferma che la richiesta di applicazione di una pena sostitutiva può essere legittimamente avanzata per la prima volta anche nel corso del giudizio di appello, in base all’art. 53 della legge n. 689/1981.

Cosa succede se il giudice d’appello ignora completamente una richiesta di pena sostitutiva?
Se il giudice omette di menzionare e valutare la richiesta nella sua sentenza, commette un vizio di motivazione. Ciò comporta l’annullamento della sentenza da parte della Corte di Cassazione, limitatamente al punto relativo alla pena, con rinvio ad altro giudice per una nuova decisione sull’istanza.

Qual è l’obbligo del giudice di fronte a una richiesta di applicazione di una pena sostitutiva?
Il giudice ha l’obbligo di considerare l’istanza e di valutarne i presupposti. Se ritiene di non poterla accogliere, deve dare esplicito avviso alle parti, secondo quanto previsto dall’art. 545-bis del codice di procedura penale, per consentire un contraddittorio sul punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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