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Pena sostitutiva: omessa pronuncia e annullamento

Un individuo, condannato per calunnia per aver falsamente denunciato un assegno, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha confermato la condanna, respingendo i motivi sulla valutazione delle prove e sulla tenuità del fatto. Tuttavia, ha annullato la sentenza con rinvio perché il giudice d’appello non si era pronunciato sulla richiesta di applicazione di una pena sostitutiva, come previsto dalla Riforma Cartabia. Il caso torna in appello solo per decidere sulla modalità di esecuzione della pena.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva: Annullamento della Sentenza per Omessa Pronuncia

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 5639 del 2024 offre un’importante lezione sul diritto alla difesa e sugli obblighi del giudice in relazione alle nuove normative sulla pena sostitutiva introdotte dalla Riforma Cartabia. Un uomo, condannato per calunnia, ha visto la sua condanna confermata nel merito, ma la sentenza è stata annullata su un punto cruciale: la mancata risposta del giudice d’appello alla sua richiesta di commutare la detenzione in lavori di pubblica utilità.

I Fatti: La Denuncia di un Assegno e l’Accusa di Calunnia

La vicenda ha origine da un rapporto di locazione. Un individuo aveva consegnato un assegno come cauzione al proprietario di un immobile. Anni dopo, per evitare il pagamento e bloccare la circolazione del titolo, l’inquilino sporgeva denuncia affermando di non aver mai emesso quell’assegno. In questo modo, accusava implicitamente il proprietario del reato di ricettazione, pur sapendolo perfettamente innocente.

I giudici di primo e secondo grado hanno ritenuto che tale condotta integrasse il delitto di calunnia, previsto dall’art. 368 del codice penale. La Corte d’Appello, pur riducendo la pena a due anni, confermava la colpevolezza dell’imputato.

Il Ricorso in Cassazione: Tre Motivi a Sostegno della Difesa

L’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi su tre argomentazioni principali:

1. Travisamento della prova: Sosteneva che i giudici non avessero valutato correttamente le testimonianze e le incongruenze nelle dichiarazioni della persona offesa.
2. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto: Chiedeva il proscioglimento ai sensi dell’art. 131-bis c.p., data la presunta lieve entità del danno.
3. Violazione di legge processuale: Lamentava che la Corte d’Appello avesse completamente ignorato la sua richiesta, formulata in udienza, di applicare una pena sostitutiva al posto della detenzione, in virtù delle nuove disposizioni normative.

La Decisione della Corte: Focus sulla Pena Sostitutiva

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i tre motivi, giungendo a una decisione divisa che conferma la colpevolezza ma apre a una nuova valutazione sulla sanzione.

Inammissibilità dei Motivi su Prova e Tenuità del Fatto

I primi due motivi sono stati dichiarati inammissibili. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è rivalutare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. I giudici di merito avevano motivato in modo logico e coerente la loro decisione, basandosi su prove concrete (come le bollette intestate all’imputato) che smentivano la sua versione. Anche la richiesta di applicare la “particolare tenuità del fatto” è stata respinta, poiché la Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato sia i precedenti penali dell’imputato, indicativi di un’abitualità a delinquere, sia la natura plurioffensiva della calunnia, che lede sia l’amministrazione della giustizia sia l’onore del falso incolpato.

L’Accoglimento del Motivo sulla Pena Sostitutiva

Il terzo motivo è stato invece ritenuto fondato. La Corte ha sottolineato come, a seguito della Riforma Cartabia, l’imputato abbia il diritto di chiedere l’applicazione di una pena sostitutiva anche nel giudizio di appello. Di fronte a una richiesta esplicita, il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi, fornendo una motivazione adeguata sia in caso di accoglimento sia di rigetto.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva omesso qualsiasi riferimento a tale istanza. Questa omissione costituisce un vizio procedurale che invalida la sentenza sul punto della determinazione della pena.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è chiara e rigorosa. Mentre la valutazione delle prove e delle circostanze di fatto è di competenza esclusiva dei giudici di merito (primo grado e appello), il rispetto delle norme procedurali è un requisito inderogabile. La richiesta di una pena sostitutiva non è una mera facoltà, ma un diritto processuale dell’imputato. Il silenzio del giudice su una richiesta specifica della difesa equivale a una violazione del diritto di difesa e del principio del giusto processo. Il giudice del rinvio dovrà quindi esaminare la richiesta, valutando se sussistono i presupposti per la sostituzione della pena detentiva, sulla base dei criteri stabiliti dall’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere, etc.) e fornire una risposta argomentata.

Le Conclusioni

La sentenza viene annullata limitatamente al trattamento sanzionatorio. Ciò significa che la condanna per il reato di calunnia è definitiva, ma la questione della pena da scontare è di nuovo aperta. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello, che avrà il compito esclusivo di valutare la richiesta di pena sostitutiva. Questa pronuncia rafforza l’importanza delle pene alternative alla detenzione nel nostro ordinamento e riafferma il principio fondamentale secondo cui ogni istanza della difesa merita una risposta motivata da parte del giudice.

Se un giudice d’appello ignora una richiesta di applicazione di una pena sostitutiva, cosa accade alla sentenza?
La Corte di Cassazione annulla la sentenza limitatamente al punto relativo alla pena e rinvia il caso a un altro giudice d’appello. Quest’ultimo dovrà riesaminare la richiesta e motivare la sua decisione, mentre la condanna per il reato rimane valida.

È possibile ottenere il proscioglimento per “particolare tenuità del fatto” per il reato di calunnia se si hanno precedenti penali?
È molto difficile. Come dimostra questo caso, i giudici possono negare l’applicazione di tale beneficio basandosi sui precedenti penali dell’imputato, che possono indicare un'”abitualità del comportamento illecito”, e sulla natura plurioffensiva del reato di calunnia.

Denunciare falsamente lo smarrimento di un assegno consegnato a un’altra persona è considerato calunnia?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che questa condotta integra il delitto di calunnia. Chi presenta una falsa denuncia è consapevole dell’alta probabilità che la persona che tenta di incassare l’assegno venga indagata per un reato (come la ricettazione), pur sapendola innocente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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