LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pena sostitutiva: omessa motivazione e Riforma Cartabia

La Corte di Cassazione ha esaminato un ricorso relativo alla mancata pronuncia da parte del giudice d’appello su una richiesta di applicazione di una pena sostitutiva, introdotta dalla Riforma Cartabia. La richiesta era stata formulata per la prima volta in appello. La Corte ha annullato la sentenza per l’imputato che aveva formalmente avanzato l’istanza, riscontrando un vizio di omessa motivazione, mentre ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’altro coimputato che non aveva presentato la medesima richiesta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva e Riforma Cartabia: la Cassazione Chiarisce l’Obbligo di Motivazione

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso emblematico relativo all’applicazione della pena sostitutiva, uno degli istituti più innovativi introdotti dalla cosiddetta ‘Riforma Cartabia’. La decisione chiarisce l’obbligo del giudice d’appello di pronunciarsi su una richiesta di sanzione alternativa al carcere, anche se formulata per la prima volta durante l’udienza, a seguito delle novità legislative. Questo intervento giurisprudenziale sottolinea l’importanza della precisione processuale e gli effetti concreti delle nuove normative.

Il Caso: Furto in Abitazione e la Sopravvenuta Riforma

Il procedimento trae origine da una condanna per furto in abitazione aggravato, commesso in concorso da due soggetti nel 2014. La Corte di Appello, nel 2024, aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, riducendo la pena per uno degli imputati. Successivamente, entrambi gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione tramite il loro difensore. Il punto cruciale del ricorso era l’omessa motivazione della Corte d’Appello in relazione a una richiesta specifica: l’applicazione della pena sostitutiva della detenzione domiciliare. Tale richiesta non era stata inserita nell’atto di appello originale, poiché all’epoca della sua presentazione la Riforma Cartabia, che ha introdotto le pene sostitutive, non era ancora entrata in vigore.

La Richiesta di Pena Sostitutiva in Appello

L’istanza era stata formulata oralmente durante la prima udienza utile nel giudizio di secondo grado. Tuttavia, un’analisi attenta del verbale d’udienza ha rivelato una differenza cruciale nel comportamento processuale dei due coimputati. Il difensore aveva avanzato esplicitamente la richiesta di pena sostitutiva solo per uno di essi, depositando anche documentazione a supporto. Per il secondo imputato, invece, il difensore si era limitato a richiamare i motivi originari dell’atto di appello, senza formulare la nuova istanza.

La Decisione della Cassazione: Distinzione tra i Ricorrenti e Omessa Motivazione

La Corte di Cassazione ha adottato una decisione differenziata per i due ricorrenti, basandosi proprio su questa distinzione procedurale.

L’inammissibilità del Ricorso per uno degli Imputati

Per l’imputato per il quale non era stata formalizzata la richiesta in udienza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha osservato che non si può lamentare un’omessa motivazione su un’istanza che, di fatto, non è mai stata presentata al giudice. Il semplice richiamo ai motivi di appello originari non era sufficiente a includere la nuova richiesta consentita dalla Riforma Cartabia.

L’accoglimento del Ricorso per Omessa Motivazione

Al contrario, per l’altro imputato, la Corte ha accolto il ricorso. Poiché la richiesta di pena sostitutiva era stata ritualmente avanzata e l’imputato rientrava nei limiti di pena previsti per beneficiarne (essendo stato condannato a 3 anni di reclusione), il giudice d’appello aveva l’obbligo di pronunciarsi in merito. Non facendolo, la sentenza risultava viziata da omessa motivazione.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato, rafforzato dalla disciplina transitoria della Riforma Cartabia. In base agli articoli 545-bis e 597 del codice di procedura penale e all’articolo 95 del D.Lgs. 150/2022, il giudice d’appello è tenuto a valutare l’applicabilità delle pene sostitutive se l’imputato ne fa richiesta, al più tardi, durante l’udienza di discussione. L’omessa pronuncia su tale istanza configura un vizio di motivazione che impone l’annullamento della sentenza. La Corte ha quindi annullato la decisione impugnata limitatamente al punto della pena, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Venezia per un nuovo esame. È stato precisato che la responsabilità penale dell’imputato deve comunque considerarsi definitivamente accertata.

Le conclusioni

Questa sentenza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, evidenzia l’importanza cruciale della formalizzazione delle istanze durante le udienze: una richiesta non verbalizzata è una richiesta non fatta. In secondo luogo, conferma la piena operatività delle pene sostitutive anche per i processi in corso al momento dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, a patto che la richiesta venga avanzata nei tempi e modi corretti. La decisione dimostra come un vizio procedurale, quale l’omessa motivazione, possa determinare l’annullamento parziale di una sentenza, garantendo all’imputato il diritto a una valutazione completa della sua posizione alla luce delle nuove disposizioni normative.

È possibile chiedere l’applicazione di una pena sostitutiva per la prima volta in appello se la legge è cambiata dopo la presentazione del ricorso?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che, in base alla disciplina transitoria della Riforma Cartabia, l’imputato può fare richiesta di applicazione delle pene sostitutive al più tardi nel corso dell’udienza di discussione in appello.

Cosa succede se il giudice d’appello non si pronuncia su una richiesta di pena sostitutiva correttamente formulata?
Se il giudice d’appello omette di pronunciarsi su una richiesta di applicazione della pena sostitutiva, la sentenza è viziata per omessa motivazione. Questo vizio comporta l’annullamento della sentenza, limitatamente a quel punto, con rinvio a un’altra sezione della Corte d’Appello per una nuova decisione.

Perché il ricorso di uno degli imputati è stato accolto e quello dell’altro no, nonostante la situazione di partenza fosse simile?
La differenza è stata puramente procedurale. Il ricorso è stato accolto per l’imputato il cui difensore aveva formalmente avanzato la richiesta di pena sostitutiva durante l’udienza d’appello. È stato invece dichiarato inammissibile per l’altro imputato perché il suo difensore si era limitato a richiamare i motivi d’appello originari, senza formulare la nuova istanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati