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Pena sostitutiva: obbligo di motivazione del giudice

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31670/2024, ha annullato con rinvio la decisione di una Corte d’Appello che aveva omesso di pronunciarsi sulla richiesta di applicazione di una pena sostitutiva. Il caso riguardava tre imputati per spaccio di stupefacenti. Mentre i ricorsi di due coimputati sono stati dichiarati inammissibili, quello del terzo è stato accolto limitatamente alla mancata motivazione sul rigetto della richiesta di sostituire la detenzione con il lavoro di pubblica utilità, essendo la pena finale rientrata nel limite di legge. La Suprema Corte ha ribadito che il giudice ha l’obbligo di motivare esplicitamente su tale istanza difensiva.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva: La Cassazione Sancisce l’Obbligo di Motivazione per il Giudice

Con la recente sentenza n. 31670 del 2024, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: l’obbligo per il giudice di motivare esplicitamente la decisione su una richiesta di applicazione della pena sostitutiva. Questa pronuncia scaturisce da un caso di spaccio di stupefacenti e chiarisce i doveri del giudice d’appello quando, a seguito di una riduzione della pena, si aprono le porte per sanzioni alternative al carcere.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Taranto nei confronti di tre persone per violazioni continuate della legge sugli stupefacenti. La Corte d’Appello di Lecce aveva parzialmente riformato la sentenza. Per due imputati, aveva ricalcolato la pena in continuazione con una precedente condanna definitiva. Per il terzo imputato, aveva ridotto la pena finale a due anni e dieci mesi di reclusione, accogliendo parzialmente i motivi d’appello sul trattamento sanzionatorio.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Tutti e tre gli imputati hanno proposto ricorso per Cassazione. I primi due hanno lamentato, tra le altre cose, un’errata qualificazione giuridica del fatto e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. Il terzo imputato, invece, ha sollevato due questioni principali:
1. La mancata risposta alla richiesta, formulata in appello, di applicare la pena sostitutiva del lavoro di pubblica utilità, dato che la pena era stata rideterminata al di sotto della soglia dei tre anni.
2. Un vizio di motivazione sulla quantificazione della pena stessa.

La Decisione della Corte e il Principio sulla Pena Sostitutiva

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi dei primi due imputati, principalmente perché avevano sollevato questioni non proposte nel precedente grado di giudizio.

Il ricorso del terzo imputato è stato invece parzialmente accolto. La Corte ha rigettato il motivo sulla quantificazione della pena, ritenendola congrua e ben motivata. Tuttavia, ha giudicato fondato il motivo relativo all’omessa pronuncia sulla richiesta di pena sostitutiva. La Cassazione ha osservato che la Corte d’Appello, dopo aver ridotto la pena a meno di tre anni, aveva completamente ignorato l’istanza difensiva volta a sostituire la detenzione con il lavoro di pubblica utilità. Questa omissione costituisce un vizio di motivazione che impone l’annullamento della sentenza su quel punto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. La motivazione della Suprema Corte si articola su due pilastri:

1. Inammissibilità dei motivi nuovi in Cassazione: I giudici hanno ribadito che non è possibile introdurre nel giudizio di legittimità questioni giuridiche (come una diversa qualificazione del reato) che non erano state oggetto dei motivi d’appello. Questo principio mira a garantire la gradualità dei giudizi e a prevenire che la Cassazione venga investita di punti non precedentemente vagliati dal giudice del merito.

2. Obbligo di motivazione sulla pena sostitutiva: Questo è il cuore della sentenza. La Corte ha chiarito che, in base alla disciplina transitoria introdotta dalla Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), il giudice d’appello è tenuto a pronunciarsi sulla richiesta di applicazione delle pene sostitutive previste dall’art. 20 bis cod. pen. Se l’imputato formula tale richiesta e la pena inflitta rientra nei limiti di legge, il giudice non può semplicemente ignorarla. L’eventuale diniego deve essere supportato da una motivazione esplicita, che spieghi le ragioni per cui la sanzione alternativa non è ritenuta idonea. L’assenza totale di motivazione, come nel caso di specie, vizia la sentenza e ne comporta l’annullamento con rinvio.

Conclusioni

La sentenza n. 31670/2024 rafforza le garanzie difensive nel processo penale, in particolare nella fase di determinazione della pena. Stabilisce in modo inequivocabile che la richiesta di accedere a una pena sostitutiva non è una mera formalità, ma un diritto dell’imputato che esige una risposta puntuale e motivata da parte del giudice. Questa decisione sottolinea l’importanza delle alternative alla detenzione nel sistema sanzionatorio e impone ai giudici di merito un’attenta valutazione di tali istituti, pena l’annullamento delle loro decisioni. La responsabilità penale dell’imputato è stata dichiarata irrevocabile, ma la concreta modalità di esecuzione della pena dovrà essere riconsiderata dalla Corte d’Appello.

È possibile presentare per la prima volta in Cassazione un motivo di ricorso non sollevato in appello?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che, salvo i casi di questioni rilevabili d’ufficio, non possono essere dedotte questioni nuove che non siano state specificamente prospettate nei motivi di appello.

Il giudice d’appello è obbligato a pronunciarsi sulla richiesta di applicazione di una pena sostitutiva?
Sì. Se l’imputato ha formulato una richiesta in tal senso e la pena detentiva finale rientra nei limiti previsti dalla legge per l’applicazione di una pena sostitutiva (come il lavoro di pubblica utilità), il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi, motivando l’eventuale diniego.

Cosa succede se il giudice d’appello omette di motivare il rigetto della richiesta di una pena sostitutiva?
La sentenza viene annullata limitatamente a quel punto specifico. Il caso viene quindi rinviato a un nuovo giudizio d’appello affinché la Corte riesamini la questione e fornisca una motivazione adeguata sulla concedibilità o meno della sanzione alternativa richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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