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Pena sostitutiva: no alla sospensione condizionale

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento in cui il giudice aveva concesso sia la conversione della pena detentiva in una pena sostitutiva pecuniaria, sia il beneficio della sospensione condizionale. La Suprema Corte ha chiarito che la legge vieta espressamente di applicare la sospensione condizionale a qualsiasi pena sostitutiva, invalidando l’intero accordo tra le parti e rinviando gli atti al tribunale di primo grado.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva e Sospensione Condizionale: la Cassazione fa Chiarezza

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 31933/2024 offre un chiarimento fondamentale su un punto cruciale della Riforma Cartabia: l’incompatibilità tra l’applicazione di una pena sostitutiva e la concessione della sospensione condizionale. La decisione sottolinea un divieto esplicito introdotto dal legislatore, volto a evitare una duplicazione di benefici per l’imputato.

Il caso analizzato riguarda un patteggiamento in cui era stata applicata una pena detentiva, poi convertita in una sanzione pecuniaria, e allo stesso tempo sospesa condizionalmente. Vediamo nel dettaglio come la Suprema Corte ha risolto la questione.

I Fatti del Caso: Un Patteggiamento Controverso

Il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Ravenna aveva accolto la richiesta di patteggiamento (pena concordata) per un imputato. La pena stabilita era di cinque mesi di reclusione e seimila euro di multa.

Il giudice aveva poi disposto due importanti misure:
1. La conversione della pena detentiva in una pena sostitutiva pecuniaria di quindicimila euro, ai sensi dell’art. 56-quater della Legge 689/1981.
2. La concessione dei benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna.

In pratica, la pena detentiva era stata prima sostituita da una pena in denaro e, successivamente, l’esecuzione di quest’ultima era stata sospesa. Contro questa decisione ha proposto ricorso per cassazione il Procuratore Generale presso la Corte di Appello, lamentando l’illegalità della pena così strutturata.

Il Ricorso del Procuratore e l’Illegalità della Pena Sostitutiva

Il Procuratore ha contestato la sentenza sostenendo che la legge non permette di concedere la sospensione condizionale a una pena pecuniaria che è già, di per sé, una pena sostitutiva di quella detentiva. L’argomentazione si fondava su una manifesta violazione di un divieto di legge introdotto dalla recente riforma della giustizia penale.

Secondo il ricorrente, i due benefici – la sostituzione della pena e la sua sospensione – sono alternativi e non cumulabili. La concessione di entrambi costituiva un’applicazione illegale della pena, tale da invalidare l’intero accordo di patteggiamento.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, annullando la sentenza impugnata. Il ragionamento dei giudici si basa su due norme chiave della Legge 689/1981, come modificata dal D.Lgs. 150/2022 (Riforma Cartabia).

In primo luogo, l’art. 61-bis della legge citata stabilisce in modo inequivocabile che «le disposizioni di cui agli artt. 163 e seguenti del cod. pen. relative alla sospensione condizionale della pena non si applicano alle pene sostitutive previste dal presente capo». Questo divieto è esplicito e non lascia spazio a interpretazioni: la sospensione condizionale non può mai applicarsi a una pena come quella pecuniaria sostitutiva.

In secondo luogo, la Corte richiama l’art. 58 della stessa legge, che regola il potere del giudice nella scelta delle pene sostitutive. La norma prevede che il giudice possa applicare le pene sostitutive «se non ordina la sospensione condizionale della pena». Questa formulazione conferma la natura alternativa dei due istituti: o si applica la sospensione condizionale alla pena detentiva principale, oppure, se non si concede tale beneficio, si può optare per la sostituzione della pena.

La concessione di entrambi i benefici, quindi, rappresenta un’applicazione della pena contra legem.

Le Conclusioni

L’illegalità della statuizione relativa alla sospensione condizionale ha travolto l’intero accordo di patteggiamento, poiché la concessione del beneficio era parte integrante della pena concordata tra le parti. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza senza rinvio e ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Ravenna per l’ulteriore corso del procedimento.

Questo significa che l’imputato e il Pubblico Ministero dovranno rinegoziare un nuovo accordo di patteggiamento che sia conforme alla legge, oppure procedere con il rito ordinario. La sentenza ribadisce un principio fondamentale della riforma: la pena sostitutiva è essa stessa un beneficio significativo, incompatibile con l’ulteriore vantaggio della sospensione condizionale.

È possibile concedere la sospensione condizionale per una pena sostitutiva (come la multa o l’arresto domiciliare)?
No, la sentenza chiarisce che l’articolo 61-bis della Legge 689/1981, introdotto dalla Riforma Cartabia, vieta espressamente l’applicazione della sospensione condizionale della pena alle pene sostitutive.

Cosa succede se un accordo di patteggiamento include un beneficio illegale, come la sospensione di una pena sostitutiva?
L’illegalità di una parte essenziale dell’accordo, come la concessione di un beneficio non consentito, travolge l’intero patteggiamento. La sentenza viene annullata e gli atti vengono restituiti al giudice di primo grado per un nuovo procedimento.

Quali sono le due opzioni che il giudice ha di fronte a una pena detentiva breve?
Secondo la legge, il giudice deve scegliere tra due percorsi alternativi e non cumulabili: o ordinare la sospensione condizionale della pena detentiva, oppure, se non concede tale beneficio, può applicare una delle pene sostitutive previste dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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