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Pena sostitutiva: no al diniego per precedenti penali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18392/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di pena sostitutiva. Il caso riguardava un imputato condannato per tentata estorsione, a cui era stata negata la pena sostitutiva a causa dei suoi numerosi precedenti penali. La Suprema Corte ha annullato la decisione, affermando che, dopo la Riforma Cartabia, i precedenti penali da soli non possono giustificare il diniego. La valutazione del giudice deve essere proiettata al futuro, considerando la capacità del condannato di non commettere nuovi reati, e non basarsi esclusivamente sul suo passato. La condanna per il reato è diventata definitiva, ma la questione della sanzione dovrà essere riesaminata.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva e Precedenti Penali: La Svolta della Cassazione

Con una recente e significativa sentenza, la Corte di Cassazione ha delineato i confini per la concessione della pena sostitutiva, un istituto centrale della Riforma Cartabia. La decisione n. 18392 del 2024 chiarisce che la sola presenza di precedenti penali non è sufficiente a negare al condannato l’accesso a sanzioni alternative al carcere. Questa pronuncia segna un punto di svolta, orientando la valutazione del giudice verso una prospettiva futura e di recupero, piuttosto che su una mera retrospettiva della vita del reo.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un uomo per i reati di tentata estorsione e minaccia a pubblico ufficiale, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello di Roma. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione non per contestare la colpevolezza, ma per lamentare la mancata applicazione di una pena sostitutiva. Secondo i giudici di merito, la biografia criminale dell’imputato, costellata da numerosi precedenti per reati contro il patrimonio, evasione e violenza sessuale, costituiva un ostacolo insormontabile per una prognosi favorevole circa il suo futuro comportamento.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’impatto sulla pena sostitutiva

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata limitatamente al trattamento sanzionatorio e rinviando il caso ad un’altra sezione della Corte d’Appello per una nuova valutazione. Al contempo, ha dichiarato irrevocabile l’affermazione di responsabilità dell’imputato per i reati contestati.

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione degli articoli 58 e 59 della Legge 689/1981, come modificati dalla Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice sulla concessione della pena sostitutiva non può basarsi esclusivamente sui precedenti penali del condannato. Sebbene l’art. 133 del codice penale (sui criteri di commisurazione della pena) rimanga un riferimento, la sua lettura deve essere coordinata con le nuove disposizioni.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha evidenziato come la decisione della Corte d’Appello fosse viziata sia da violazione di legge che da contraddittorietà della motivazione. I giudici di merito, pur partendo da premesse corrette, hanno dato un peso eccessivo e quasi esclusivo al ‘passato penale’ dell’imputato.

La Riforma Cartabia, spiegano gli Ermellini, ha introdotto una visione ‘prospettica’. Il focus non è più solo su ciò che il condannato ha fatto in passato, ma sulla prevenzione del pericolo di commissione di nuovi reati e sulla probabilità che le prescrizioni della misura sostitutiva vengano rispettate. L’art. 59 della L. 689/1981 elenca condizioni ostative specifiche, ma queste sono relative al reato per cui si procede e non includono i precedenti penali in quanto tali. Di conseguenza, anche un recidivo reiterato può, in linea di principio, accedere alle pene sostitutive.

La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta illogica anche perché ha ignorato elementi positivi e recenti, come la volontà dell’imputato di intraprendere un percorso di recupero dalla dipendenza da alcol, concordato con il Ser.D. competente. Questo percorso, intrapreso a pochi mesi dal fatto, dimostrava una volontà di cambiamento che avrebbe dovuto essere attentamente considerata nella prognosi futura.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale per l’effettiva applicazione della Riforma Cartabia. Viene ribadito che il giudizio per la concessione della pena sostitutiva deve essere ‘sartoriale’ (taylor-made), cucito sulla situazione concreta dell’imputato, e non fondato su parametri criminologici astratti o sul solo peso del passato. I precedenti penali restano un elemento di valutazione, ma non possono diventare l’unico fattore ostativo. Il giudice del rinvio dovrà quindi effettuare una nuova valutazione, bilanciando tutti gli elementi a disposizione, inclusi i segnali di recupero, per decidere in modo più completo e conforme allo spirito della riforma.

I precedenti penali possono impedire da soli la concessione di una pena sostitutiva?
No. Secondo la sentenza, dopo la Riforma Cartabia, la sola sussistenza di precedenti condanne a carico dell’imputato non può essere ritenuta di per sé un elemento ostativo alla concessione delle pene sostitutive.

Quale tipo di valutazione deve fare il giudice per decidere sulla pena sostitutiva?
Il giudice deve condurre una valutazione proiettata sul futuro (‘visione prospettica’), analizzando se la misura sostitutiva possa prevenire il pericolo di commissione di nuovi reati e se ci siano fondati motivi per ritenere che il condannato adempirà alle prescrizioni. Questa valutazione deve considerare la personalità del condannato e i suoi sforzi di recupero, non solo il suo passato criminale.

Cosa succede se la Cassazione annulla una sentenza solo riguardo alla pena?
L’affermazione di responsabilità per il reato diventa definitiva e irrevocabile, cioè non può più essere messa in discussione. Il processo torna a un’altra sezione della Corte d’Appello (giudice del rinvio) che dovrà celebrare un nuovo giudizio limitatamente al punto annullato, in questo caso la determinazione della sanzione (trattamento sanzionatorio).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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