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Pena sostitutiva negata: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego della pena sostitutiva della detenzione domiciliare. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendola motivata dalla condotta insidiosa dell’imputato, dalla vulnerabilità delle vittime anziane e da un precedente penale specifico, elementi che giustificavano una prognosi negativa sul rispetto delle prescrizioni.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva: Quando il Ricorso è Inammissibile?

La recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti sui criteri di valutazione per la concessione della pena sostitutiva, come la detenzione domiciliare. La Suprema Corte ha esaminato il caso di un ricorso giudicato manifestamente infondato, sottolineando come la condotta del reo e la sua pericolosità sociale siano elementi determinanti nella decisione del giudice. Analizziamo nel dettaglio la vicenda processuale e i principi affermati.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla sentenza di una Corte d’Appello che, in sede di rinvio, aveva rideterminato la pena a carico di un imputato per diversi reati. La condanna finale ammontava a 3 anni e 6 mesi di reclusione, oltre a una multa. L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando unicamente la mancata applicazione della pena sostitutiva della detenzione domiciliare.

Il ricorrente sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel negargli tale beneficio. Tuttavia, il suo ricorso è stato considerato dalla Suprema Corte come una mera riproposizione di argomentazioni già esaminate e correttamente respinte nel grado precedente.

La Decisione della Corte sulla Pena Sostitutiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla correttezza e logicità delle argomentazioni della Corte d’Appello. Quest’ultima, infatti, aveva negato la pena sostitutiva sulla base di una valutazione complessiva della personalità e della condotta dell’imputato.

Secondo i giudici, il ricorso non presentava vizi di legittimità, ma si limitava a contrapporre una diversa valutazione dei fatti, operazione non consentita nel giudizio di Cassazione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità.

Le Motivazioni

Le motivazioni alla base del rigetto della richiesta di pena sostitutiva sono state ritenute pertinenti e ben fondate. La Corte d’Appello aveva evidenziato diversi elementi ostativi:

1. Modalità delle condotte: I reati erano stati commessi con modalità insidiose, approfittando della vulnerabilità delle vittime, persone in età avanzata.
2. Precedenti penali: L’imputato risultava già gravato da un precedente specifico per un reato della stessa indole. Questo elemento è stato considerato un indicatore di una tendenza a delinquere persistente.
3. Prognosi negativa: Sulla base dei punti precedenti, i giudici hanno formulato una prognosi negativa sulla capacità del condannato di rispettare le prescrizioni che una misura come la detenzione domiciliare imporrebbe. In altre parole, è stato ritenuto alto il rischio di recidiva.

La Suprema Corte ha ribadito che queste considerazioni sono razionali e sorreggono adeguatamente la decisione impugnata. Le argomentazioni della difesa, al contrario, sono state qualificate come semplici apprezzamenti di merito, che esulano dal perimetro del giudizio di legittimità, il quale si concentra esclusivamente sulla corretta applicazione delle norme di diritto.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio consolidato: la concessione di una pena sostitutiva non è un diritto automatico, ma è subordinata a una valutazione discrezionale del giudice basata su elementi concreti. La pericolosità sociale del reo, desunta dalla gravità dei fatti, dalle modalità della condotta, dai precedenti penali e dalla personalità, gioca un ruolo cruciale. Un ricorso in Cassazione che si limiti a criticare questa valutazione di merito, senza individuare specifici vizi di legge nel ragionamento del giudice, è destinato a essere dichiarato inammissibile, con le conseguenti sanzioni economiche per il ricorrente.

Perché è stata negata la pena sostitutiva in questo caso?
La pena sostitutiva è stata negata perché il giudice ha considerato le condotte illecite particolarmente insidiose, commesse ai danni di vittime anziane. A ciò si aggiungeva un precedente penale per un reato simile, elementi che hanno portato a una prognosi negativa sulla capacità del condannato di rispettare le prescrizioni della misura.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non entra nel merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti del processo?
No. Come specificato nell’ordinanza, la Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, limitandosi a verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi inferiori. Non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella espressa nella sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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