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Pena sostitutiva in appello: si può chiedere?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8215/2025, ha stabilito che la richiesta di applicazione di una pena sostitutiva può essere avanzata per la prima volta anche con l’atto di appello. La Corte ha annullato la decisione dei giudici di secondo grado che avevano respinto tale richiesta perché non formulata in primo grado. Secondo la Suprema Corte, a differenza del ricorso per cassazione, non esiste una norma che limiti i motivi di appello alle sole questioni già sollevate in precedenza. Pertanto, il giudice d’appello ha il dovere di esaminare la richiesta di pena sostitutiva in appello, anche se nuova.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva in Appello: È Ammissibile la Richiesta per la Prima Volta?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 8215 del 2025 offre un importante chiarimento su una questione processuale di grande rilevanza: è possibile chiedere l’applicazione di una pena sostitutiva in appello per la prima volta? La Suprema Corte risponde affermativamente, delineando i confini del potere del giudice di secondo grado e i diritti dell’imputato nel processo penale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione di munizioni per arma da fuoco. La Corte di Appello aveva confermato la sentenza di primo grado. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione basandosi su due motivi principali. Il primo, e più rilevante, riguardava il rigetto da parte della Corte di Appello della richiesta di applicazione di una pena sostitutiva. Il secondo motivo contestava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

La Questione della Pena Sostitutiva in Appello

Il fulcro della controversia risiedeva nell’interpretazione delle norme procedurali. La Corte di Appello aveva respinto la richiesta di pena sostitutiva sostenendo che, in base alla disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95, d.lgs. n. 150/2022), tale istanza avrebbe dovuto essere presentata al giudice di primo grado, presso cui il processo era pendente al momento dell’entrata in vigore della norma. Poiché ciò non era avvenuto, secondo i giudici di secondo grado, la richiesta non poteva essere formulata per la prima volta in appello.

L’imputato, al contrario, ha argomentato di non aver invocato la disciplina transitoria, ma di aver semplicemente appellato la sentenza di primo grado anche nella parte in cui non aveva disposto, neppure d’ufficio, l’applicazione di una sanzione sostitutiva.

L’Inammissibilità del Secondo Motivo di Ricorso

Per completezza, la Cassazione ha esaminato anche il secondo motivo di ricorso, relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. Questo motivo è stato dichiarato inammissibile per la sua aspecificità. La Corte ha ribadito un principio consolidato: per ottenere le attenuanti generiche, è necessario indicare un quid pluris, un elemento positivo e concreto meritevole di apprezzamento. La difesa non era riuscita a fornire tali elementi né in appello né in Cassazione, limitandosi a una richiesta generica.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato. La decisione si basa su una distinzione fondamentale tra il giudizio di appello e il ricorso per cassazione. Mentre per quest’ultimo l’art. 606, comma 3, cod. proc. pen. vieta di sollevare questioni non proposte in appello, non esiste una norma analoga che limiti i motivi di appello alle sole richieste già formulate nelle conclusioni del primo grado.

La Cassazione ha chiarito che l’appellante non è vincolato a riproporre le medesime questioni già sottoposte al primo giudice. Può, pertanto, legittimamente dolersi della mancata applicazione di una pena sostitutiva, anche se non l’aveva esplicitamente richiesta in precedenza. Il giudice di primo grado, infatti, ha il potere-dovere di valutare d’ufficio tale possibilità.

Di conseguenza, una volta che l’imputato solleva uno specifico motivo di gravame su questo punto, il giudice d’appello è tenuto a pronunciarsi nel merito, in virtù del principio devolutivo. Negare questa possibilità significherebbe limitare ingiustificatamente il diritto di difesa e il potere del giudice dell’impugnazione. La questione, implicando valutazioni di fatto, non poteva essere decisa dalla Cassazione e richiedeva un nuovo esame da parte del giudice di merito.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma limitatamente al punto del diniego della pena sostitutiva. Il caso è stato rinviato alla Corte di Appello per un nuovo giudizio su tale specifica questione. Questa pronuncia ribadisce un principio di garanzia fondamentale: il giudizio di appello consente di introdurre nuove argomentazioni e richieste, come quella sulla pena sostitutiva in appello, purché rientrino nell’ambito dei poteri decisori del giudice, senza essere limitati dalle conclusioni presentate nel grado precedente. Una lezione importante sulla portata e la funzione del secondo grado di giudizio nel sistema processuale penale.

È possibile chiedere l’applicazione di una pena sostitutiva per la prima volta in appello?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di applicazione di una pena sostitutiva può essere avanzata per la prima volta con l’atto di appello, anche se non è stata formulata in primo grado. Il giudice d’appello è tenuto a esaminare tale richiesta.

Perché il secondo motivo di ricorso, sulle attenuanti generiche, è stato respinto?
È stato dichiarato inammissibile perché ritenuto aspecifico. La difesa non ha indicato alcun elemento concreto e positivo (il cosiddetto quid pluris) che potesse giustificare il riconoscimento delle attenuanti, limitandosi a una richiesta generica non sufficiente secondo la giurisprudenza costante.

Cosa significa che il giudice d’appello è vincolato dal principio devolutivo?
Significa che il giudice d’appello deve esaminare e decidere su tutti i punti della sentenza che sono stati specificamente contestati dall’imputato con i motivi di appello. Se l’imputato solleva la questione della pena sostitutiva, il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi sul punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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