Pena sostitutiva in appello: l’onere della richiesta in caso di riqualificazione
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un importante aspetto processuale introdotto dalla Riforma Cartabia: la richiesta di pena sostitutiva in appello. La decisione chiarisce che l’imputato, nel momento in cui chiede una riqualificazione del reato in una fattispecie meno grave, ha l’onere di richiedere contestualmente l’applicazione delle pene sostitutive, pena l’inammissibilità della richiesta tardiva. Analizziamo insieme questa pronuncia per comprenderne la portata.
I Fatti del Caso: Dall’Estorsione alla “Ragion Fattasi”
Il caso trae origine da un procedimento penale in cui a quattro soggetti era stato inizialmente contestato il reato di estorsione. In sede di appello, la Corte territoriale aveva riqualificato il fatto nel meno grave delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni (comunemente noto come “ragion fattasi”). Secondo la ricostruzione, gli imputati avevano utilizzato violenza e minaccia, anche con l’uso di armi e in concorso tra loro, per impedire lo spossessamento di un bene. Sebbene tale condotta fosse stata ritenuta illecita, i giudici di secondo grado avevano escluso l’intento estorsivo, ritenendo che l’azione fosse finalizzata a tutelare arbitrariamente un proprio preteso diritto.
Il Ricorso in Cassazione: I Motivi degli Appellanti
Contro la sentenza d’appello, gli imputati proponevano ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. La difesa sosteneva che la violenza esercitata fosse giustificata, in quanto finalizzata unicamente a impedire lo spossessamento del bene, e quindi non punibile.
2. In secondo luogo, si lamentava la mancata applicazione di una pena sostitutiva, evidenziando che tale richiesta era diventata rilevante solo dopo la decisione d’appello che, riqualificando il reato, aveva determinato una pena compatibile con tali benefici.
Le Motivazioni della Cassazione sul tema della pena sostitutiva in appello
La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, fornendo chiarimenti cruciali su entrambi i punti. In primo luogo, ha ribadito che l’autotutela per salvaguardare il possesso è legittima solo se immediata e strettamente collegata all’azione di spoglio, senza mai degenerare in atti di violenza e minaccia sproporzionati, come l’uso di armi in concorso con altre persone. Tali eccessi, infatti, integrano pienamente il delitto di “ragion fattasi”.
Il punto centrale della decisione, tuttavia, riguarda il secondo motivo, relativo alla pena sostitutiva in appello. La Cassazione ha osservato che, al momento della presentazione dell’atto di appello, la normativa sulle pene sostitutive (art. 545-bis del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia) era già pienamente in vigore. Di conseguenza, l’imputato che, con i motivi d’appello, chiedeva la riqualificazione del reato da estorsione a “ragion fattasi” (un reato per il quale è più probabile ottenere una pena contenuta e quindi sostituibile), aveva l’onere di formulare, in quella stessa sede, anche la richiesta di applicazione delle pene sostitutive. L’appellante non poteva attendere l’esito del giudizio per poi avanzare la richiesta. La Corte ha specificato che tale istanza doveva essere presentata con l’atto di gravame o, al più tardi, con motivi nuovi, ma non dopo la decisione.
Le Conclusioni: Onere Processuale e Preclusioni
La pronuncia consolida un principio fondamentale di strategia processuale nell’era post-Cartabia. L’imputato e il suo difensore devono agire con lungimiranza. Se si intende chiedere una riqualificazione del reato che potrebbe portare a una pena sostituibile, è indispensabile formulare la relativa richiesta di sostituzione in via subordinata e contestualmente all’atto di impugnazione. Omettere tale richiesta comporta la decadenza dal diritto di ottenerla, anche se la riqualificazione del reato viene poi effettivamente concessa dal giudice. La decisione sottolinea quindi la centralità dell’onere dell’imputato di prefigurare tutti i possibili esiti del giudizio d’appello e di formulare le proprie istanze in modo completo e tempestivo.
Quando si configura il reato di “ragion fattasi” invece che una legittima difesa del possesso?
Si configura il reato di “ragion fattasi” quando le condotte di autotutela non sono immediate e strettamente collegate alla salvaguardia del possesso, ma travalicano in atti di minaccia e violenza sproporzionati, come nel caso di utilizzo di armi e della partecipazione di più persone.
Se in appello chiedo la riqualificazione di un reato in uno meno grave, quando devo chiedere l’applicazione di una pena sostitutiva?
Secondo la Corte, la richiesta di applicazione di una pena sostitutiva deve essere presentata contestualmente alla richiesta di riqualificazione, all’interno dello stesso atto di appello o, al più tardi, con la presentazione di motivi nuovi, e non dopo che il giudice ha deciso sulla riqualificazione.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito delle questioni sollevate. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nella decisione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 9847 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 9847 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 07/02/2025
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: NOME nato a BARCELLONA POZZO DI GOTTO il 29/03/1971 NOME nato a COGNOME NOME il 08/10/1941 NOME nato a BARCELLONA POZZO DI GOTTO il 19/01/1974 NOME nato a BARCELLONA POZZO DI GOTTO il 25/07/1993
avverso la sentenza del 25/03/2024 della CORTE APPELLO di MESSINA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
visti gli atti e la sentenza impugnata; esaminati i ricorsi di NOME, NOME (classe 41), NOME, NOME (classe 93) e la memoria del difensore di NOME e NOME (classe 41) che rileva come la richiesta di pena sostitutiva si sia resa attuale solo all’atto della decisione di appell riqualificato i fatti e rideterminato la pena
OSSERVA
Ritenuto che il primo motivo con cui si assume che la violenza esercitata fosse finalizzat ad impedire lo spossessamento del bene è manifestamente infondato, tenuto conto che proprio tale dato consente di ipotizzare il delitto di ragion fattasi in luogo dell’inizialmente co estorsione; che, invero, le condotte oppositive di autotutela, onde salvaguardare lo status quo, devono essere immediate e strettamente collegate alla salvaguardia del possesso e mai travalicare in atti di minaccia e violenza (con armi ed in più persone);
rilevato che analogo limite incontra il secondo motivo formulato in favore di NOME COGNOME (classe 41) e NOME, tenuto conto che al momento della proposizione dell’appello era gi in vigore l’art. 545-bis cod. proc. pen., non trovando applicazione la norma transitoria ex art. 95 d.lgs. n. 150 del 2022, con conseguente necessità, ad opera dell’imputato appellante che richiedeva, appunto, la riqualificazione nel delitto di cui all’art. 393 cod. pen., di inst sostituzione della pena con gli stessi motivi di gravame o, al più tardi, con i motivi nuovi;
rilevato, pertanto, che i ricorsi devono essere dichiarati inammissibili con la condanna de ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore del Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processu e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 07/02/2025.