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Pena sostitutiva e sospensione: Cassazione chiarisce

Il Procuratore Generale ha impugnato una sentenza di patteggiamento che applicava sia una pena sostitutiva (multa) sia la sospensione condizionale della pena. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che l’applicazione congiunta dei due istituti, sebbene un errore di diritto dopo la Riforma Cartabia, non configura una “pena illegale”, unico presupposto che avrebbe consentito l’impugnazione. La sentenza ribadisce la natura alternativa tra pena sostitutiva e sospensione condizionale.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva e Sospensione Condizionale: la Cassazione fissa i paletti

Con la recente sentenza n. 31154 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema cruciale del diritto penale post-riforma Cartabia: l’incompatibilità tra l’applicazione di una pena sostitutiva e la concessione della sospensione condizionale. La pronuncia chiarisce i confini dell’impugnazione delle sentenze di patteggiamento, distinguendo nettamente tra un mero errore di diritto e una “pena illegale”.

I Fatti del Caso: Patteggiamento con un Doppio Beneficio

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice dell’Udienza Preliminare di Ravenna. Il giudice aveva ratificato l’accordo tra le parti, applicando agli imputati una pena pecuniaria di 4.800,00 euro a titolo di multa, in sostituzione di una pena detentiva di cinque mesi e dieci giorni di reclusione. Contestualmente, però, aveva concesso anche il beneficio della sospensione condizionale della pena.

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Bologna ha proposto ricorso per cassazione contro questa decisione, sostenendo che il giudice avesse applicato una pena illegale. Secondo il ricorrente, la Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) ha stabilito una chiara alternatività tra i due istituti: o si applica la pena sostitutiva, o si concede la sospensione condizionale. Applicarli entrambi violerebbe la legge.

La Questione Giuridica: Pena Sostitutiva e Sospensione Sono Alternativi?

Il nodo centrale della questione riguarda l’interpretazione del nuovo assetto normativo delle pene sostitutive delle pene detentive brevi. La legge n. 689/1981, come modificata dalla Riforma Cartabia, all’art. 58 dispone espressamente che il giudice può applicare le pene sostitutive “se non ordina la sospensione condizionale della pena”. Questo principio di alternatività è rafforzato dal successivo art. 61 bis, che esclude la possibilità di sospendere condizionalmente una sanzione sostitutiva.

Il Procuratore riteneva che la violazione di questa regola rendesse la pena inflitta “illegale”, giustificando così il ricorso per cassazione avverso la sentenza di patteggiamento, secondo quanto previsto dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

La Decisione della Cassazione: il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore Generale. Pur riconoscendo l’errata applicazione della legge da parte del GUP, i giudici supremi hanno stabilito che tale errore non si traduce in una “pena illegale”, unico presupposto che avrebbe legittimato l’impugnazione.

Le Motivazioni: La Distinzione tra Pena Illegale ed Errore di Diritto

La Corte ha fondato la sua decisione sulla consolidata giurisprudenza delle Sezioni Unite in materia di “pena illegale”. Una pena è considerata illegale solo quando non corrisponde, per specie (es. reclusione invece di arresto) o per quantità (es. sopra il massimo o sotto il minimo edittale), a quella astrattamente prevista dalla legge per la fattispecie incriminatrice. In altre parole, è illegale solo la pena che si colloca “al di fuori del sistema sanzionatorio”.

La sospensione condizionale, invece, non attiene alla natura o alla commisurazione della pena in sé. Essa è un istituto che incide sulla fase di esecuzione della pena, configurandosi come un beneficio esterno alla sanzione. La sua concessione, anche quando non consentita dalla legge (come nel caso di specie, in cui è cumulata con una pena sostitutiva), costituisce un errore nell’esercizio del potere del giudice, ma non rende la pena stessa “illegale” nel senso tecnico richiesto per l’impugnazione del patteggiamento.

La Cassazione ha affermato che le questioni relative alla sospensione condizionale sono estranee alla nozione di pena e, di conseguenza, la loro violazione non rientra nei casi tassativi per cui è ammesso il ricorso contro una sentenza di patteggiamento. La preclusione all’impugnazione per tali motivi è, secondo la Corte, una scelta discrezionale del legislatore costituzionalmente compatibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un principio fondamentale: l’erronea concessione della sospensione condizionale della pena in una sentenza di patteggiamento non è censurabile tramite ricorso per cassazione, poiché non integra gli estremi della “pena illegale”. Questo chiarisce che il perimetro di impugnabilità delle sentenze ex art. 444 c.p.p. è molto ristretto.

Inoltre, la decisione ribadisce con forza il principio di alternatività introdotto dalla Riforma Cartabia: la pena sostitutiva e la sospensione condizionale sono due percorsi distinti e non cumulabili. Sebbene in questo specifico caso l’errore del giudice di merito non sia stato sindacabile per ragioni procedurali, il principio di diritto rimane fermo e dovrà essere scrupolosamente osservato dai giudici nelle future decisioni.

È possibile applicare una pena sostitutiva e concedere contemporaneamente la sospensione condizionale della pena?
No. Secondo la normativa introdotta dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), i due istituti sono alternativi. Il giudice può applicare una pena sostitutiva solo se non dispone la sospensione condizionale della pena.

Perché il ricorso del Procuratore Generale è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’impugnazione di una sentenza di patteggiamento è consentita solo per motivi specifici, tra cui l’applicazione di una “pena illegale”. La Corte ha stabilito che la concessione indebita della sospensione condizionale è un errore di diritto, ma non rende la pena “illegale”, in quanto la sospensione è un beneficio esterno alla pena stessa che ne riguarda l’esecuzione, non la natura o la quantità.

Cosa si intende per “pena illegale” secondo la Corte di Cassazione?
Per “pena illegale” si intende una pena che non è prevista dall’ordinamento per quel reato nel genere (es. reclusione invece di arresto), nella specie o nella quantità (cioè una pena superiore al massimo o inferiore al minimo previsto dalla legge). Ogni altra violazione delle regole di applicazione della pena costituisce un errore di diritto, ma non rende la pena tecnicamente “illegale”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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