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Pena sostitutiva e continuazione: i limiti di pena

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un Pubblico Ministero, stabilendo che, in caso di continuazione tra reati, il limite di pena per l’applicazione di una pena sostitutiva (come la libertà controllata) si calcola solo sulla sanzione per il reato più grave, e non sulla pena complessiva. Questa interpretazione dell’art. 53 L. 689/1981, sebbene abrogato dalla Riforma Cartabia, resta valida per le situazioni pregresse, garantendo una corretta applicazione del principio del favor rei.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva e Continuazione: La Cassazione Chiarisce i Limiti

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 9029/2024, offre un importante chiarimento sull’applicazione della pena sostitutiva nel contesto della continuazione tra reati, specialmente in relazione alla disciplina transitoria introdotta dalla Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: il limite di pena per accedere alle sanzioni sostitutive si valuta solo sul reato più grave, non sul totale risultante dall’aumento per la continuazione.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un’istanza presentata da un condannato al Tribunale in funzione di giudice dell’esecuzione. Il Tribunale accoglieva la richiesta, riconoscendo il vincolo della continuazione tra diverse sentenze e rideterminando la pena complessiva in un anno e dieci mesi di reclusione. Successivamente, con un provvedimento di correzione di errore materiale, il giudice disponeva che tale pena dovesse essere interamente convertita in una sanzione alternativa alla detenzione, basandosi sulla conversione già applicata alla pena base per il reato più grave.

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo la violazione di legge. Secondo la Procura, la normativa applicabile (l’art. 53 della L. 689/1981, seppur abrogato), fissava in un anno il limite massimo di pena detentiva per poterla convertire in libertà controllata. Poiché la pena complessiva era di un anno e dieci mesi, superava tale soglia, rendendo illegittima la sostituzione.

L’applicazione della pena sostitutiva e la disciplina transitoria

La questione centrale ruotava attorno all’interpretazione della disciplina previgente alla Riforma Cartabia. Sebbene la libertà controllata sia stata abrogata come pena sostitutiva, le norme transitorie (art. 95 D.Lgs. 150/2022) prevedono che per le misure già disposte si continui ad applicare la vecchia disciplina.

Il ricorrente, tuttavia, ne proponeva una lettura parziale, limitandosi a considerare il primo comma dell’art. 53, che fissava il limite di un anno. La difesa del condannato e, infine, la stessa Corte di Cassazione, hanno invece sottolineato la necessità di una lettura integrale della norma.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la correttezza della decisione del giudice dell’esecuzione. Il ragionamento della Corte si basa su un punto cruciale: la vecchia normativa deve essere applicata nella sua interezza, includendo anche le disposizioni relative alla continuazione tra reati.

In particolare, la legge prevedeva espressamente che, nei casi disciplinati dall’art. 81 del codice penale (concorso formale di reati e reato continuato), i limiti di pena per la sostituzione si dovessero considerare solo con riferimento alla sanzione che sarebbe stata inflitta per il reato più grave. Tutti gli aumenti di pena per i reati ‘satellite’ non influiscono su tale valutazione.

Nel caso specifico, la pena per il reato più grave era stata fissata in un anno e correttamente sostituita con la libertà controllata. Di conseguenza, il giudice dell’esecuzione ha agito legittimamente estendendo la sostituzione anche agli aumenti di pena disposti per gli altri reati uniti dal vincolo della continuazione. La Corte ha rafforzato questa interpretazione richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sentenza Giglia, n. 40983/2018), che aveva già chiarito questo principio.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio di diritto in materia di esecuzione penale e applicazione della pena sostitutiva. Anche nel regime transitorio post-Riforma Cartabia, quando si applica la normativa previgente, questa va interpretata sistematicamente. In caso di reato continuato, la possibilità di accedere a una sanzione sostitutiva dipende esclusivamente dall’entità della pena stabilita per la violazione principale. Questa decisione non solo offre certezza giuridica ma riafferma anche un’interpretazione che, nel rispetto della legge, si dimostra più favorevole al condannato, in linea con i principi di rieducazione della pena.

Dopo la Riforma Cartabia, quale legge si applica alle pene sostitutive già in esecuzione?
Secondo la disciplina transitoria (art. 95 D.Lgs. 150/2022), per le misure già disposte e ancora in esecuzione prima della riforma, si continua ad applicare la disciplina previgente, inclusa la normativa sulla libertà controllata.

In caso di reato continuato, come si calcola il limite di pena per la sostituzione?
Il limite di pena per poter applicare una sanzione sostitutiva deve essere valutato solo sulla pena base inflitta per il reato più grave, senza tener conto degli aumenti applicati per i reati satellite legati dal vincolo della continuazione.

È legittimo sostituire una pena complessiva superiore al limite di un anno, se la pena base è entro tale limite?
Sì, è legittimo. La Corte di Cassazione ha confermato che, se la pena per il reato più grave rientra nei limiti per la sostituzione ed è stata effettivamente sostituita, anche gli aumenti di pena per la continuazione possono essere oggetto della stessa sostituzione, anche se il totale supera la soglia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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