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Pena sostitutiva: cumulo con pena sospesa e ricorso

Un individuo ha impugnato il diniego di una pena sostitutiva, sostenendo che la nuova legge che vieta il cumulo con la pena sospesa non dovrebbe applicarsi a un reato commesso prima della sua entrata in vigore. La Cassazione, pur concordando sul principio di irretroattività della legge sfavorevole, ha rigettato il ricorso perché aspecifico, non avendo l’appellante argomentato nel merito i motivi per cui meritava la sanzione alternativa. È stata inoltre confermata la confisca del denaro ritenuto provento di spaccio.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva e Sospensione Condizionale: La Cassazione sulla Specificità del Ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30400/2025, offre importanti chiarimenti sul rapporto tra pena sostitutiva e sospensione condizionale della pena, specialmente alla luce delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022). Il caso esaminato dimostra come un principio di diritto favorevole all’imputato possa non essere sufficiente a garantire l’accoglimento di un ricorso, se quest’ultimo risulta generico e non adeguatamente argomentato nei suoi profili di fatto.

Il Contesto del Caso Giudiziario

La vicenda nasce dal ricorso di un imputato condannato per cessione di sostanze stupefacenti. In appello, l’imputato aveva contestato due aspetti principali della sentenza di primo grado: la mancata conversione della pena detentiva in una pena sostitutiva e la confisca di una somma di denaro (€ 695,00) trovata in suo possesso al momento dell’arresto.

La Corte d’Appello aveva negato la pena sostitutiva basandosi sulla nuova normativa introdotta dalla Riforma Cartabia, che vieta il cumulo di tale beneficio con la sospensione condizionale della pena, di cui l’imputato aveva già fruito. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione.

Pena Sostitutiva e il Principio del Favor Rei

Il cuore della questione giuridica riguardava la successione di leggi penali nel tempo. La difesa sosteneva che, essendo il reato stato commesso prima dell’entrata in vigore del D.Lgs. 150/2022, dovesse applicarsi la normativa precedente, più favorevole, che consentiva il cumulo tra pena sostitutiva e sospensione condizionale.

Su questo punto, la Cassazione dà ragione, in linea di principio, al ricorrente. La Corte ribadisce che il divieto di cumulo è una norma di natura sostanziale meno favorevole e, come tale, non può essere applicata retroattivamente. In base all’art. 2, comma quarto, del codice penale, in caso di successione di leggi, si deve sempre applicare quella più favorevole all’imputato. Pertanto, la motivazione della Corte territoriale, che aveva negato il beneficio solo sulla base della nuova legge, era errata in diritto.

L’Importanza della Specificità dei Motivi di Ricorso

Nonostante l’errore di diritto della corte di merito, la Cassazione ha comunque rigettato il ricorso. Perché? La ragione risiede nella cosiddetta “aspecificità” del motivo di appello. La Corte Suprema ha evidenziato che il ricorrente si era limitato a criticare l’applicazione della nuova legge, senza però mai argomentare nel dettaglio le ragioni fattuali per cui meritava l’applicazione della sanzione pecuniaria in sostituzione di quella detentiva.

Richiamando i principi consolidati delle Sezioni Unite (sentenze Galtelli e Punzo), la Cassazione ha sottolineato che un’impugnazione non può limitarsi a una generica richiesta o alla contestazione di un principio astratto. È onere del ricorrente dedurre specifici elementi di fatto che dimostrino la fondatezza della propria richiesta. Nel caso di specie, l’imputato avrebbe dovuto spiegare perché, in base alla sua situazione personale, economica e sociale, la pena sostitutiva fosse la sanzione più adeguata. La mancanza di tali argomentazioni ha reso il motivo di ricorso inammissibile per genericità, sanando di fatto l’errore della corte precedente.

La Confisca del Provento del Reato

Infine, la Corte ha respinto anche il motivo relativo alla confisca dei 695 euro. Gli Ermellini hanno ritenuto la decisione corretta, poiché la somma, suddivisa in banconote di vario taglio, era stata trovata in possesso dell’imputato durante l’attività di spaccio, direttamente osservata dalle forze dell’ordine. Di conseguenza, tale denaro è stato legittimamente qualificato come provento dell’attività illecita e confiscato ai sensi dell’art. 240 del codice penale.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso basandosi su due argomentazioni distinte. In primo luogo, pur riconoscendo l’errata applicazione della legge da parte della corte territoriale riguardo al cumulo tra pena sostitutiva e sospensione condizionale, ha dichiarato il motivo di ricorso inammissibile per aspecificità. Il ricorrente non aveva fornito elementi di fatto a sostegno della sua richiesta, limitandosi a una critica astratta del principio di diritto. In secondo luogo, ha ritenuto infondato il motivo sulla confisca, confermando che il denaro trovato in possesso dell’imputato era da considerarsi provento diretto del reato di spaccio e, quindi, legittimamente confiscabile.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre una lezione fondamentale: nel processo penale, non è sufficiente avere ragione su un principio di diritto. È indispensabile formulare le proprie istanze e impugnazioni in modo specifico e dettagliato, fornendo al giudice tutti gli elementi di fatto necessari per decidere nel merito. Il principio del favor rei nella successione delle leggi penali è un cardine del nostro ordinamento, ma la sua applicazione concreta dipende dalla capacità della difesa di presentare argomentazioni complete e non meramente astratte. La decisione ribadisce inoltre la legittimità della confisca del denaro quando sia provato il suo nesso diretto con l’attività criminosa.

È possibile ottenere una pena sostitutiva per un reato commesso prima della Riforma Cartabia, anche se si è già beneficiato della pena sospesa?
Sì, in linea di principio è possibile. La Cassazione ha chiarito che per i reati commessi prima dell’entrata in vigore del D.Lgs. 150/2022 si applica la legge precedente più favorevole, che non prevedeva un divieto assoluto di cumulo tra i due benefici.

Perché il ricorso per la pena sostitutiva è stato respinto nonostante il principio di diritto fosse favorevole all’imputato?
Il ricorso è stato respinto perché ritenuto ‘aspecifico’. L’imputato si è limitato a contestare l’applicazione della nuova legge sfavorevole, senza però fornire al giudice argomenti e fatti specifici che dimostrassero perché, nel suo caso concreto, meritasse l’applicazione della sanzione sostitutiva.

È legittima la confisca del denaro trovato addosso a una persona durante un’attività di spaccio?
Sì. Secondo la Corte, il denaro trovato in possesso di un soggetto colto nell’atto di cedere sostanze stupefacenti deve essere considerato provento dell’attività illecita. Pertanto, la sua confisca ai sensi dell’art. 240 del codice penale è pienamente legittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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