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Pena sostitutiva: Cassazione annulla sentenza

Un soggetto condannato per ricettazione di beni di ingente valore ricorre in Cassazione. La Corte conferma la sua responsabilità penale, respingendo le difese sulla provenienza dei beni e sulla buona fede. Tuttavia, accoglie il motivo relativo alla mancata valutazione della richiesta di una pena sostitutiva, come il lavoro di pubblica utilità. La sentenza viene annullata su questo punto, con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà pronunciarsi specificamente sulla richiesta alla luce della Riforma Cartabia.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva e Riforma Cartabia: La Cassazione Annulla Parzialmente una Condanna per Ricettazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Seconda Penale, n. 10343 del 2025, offre un’importante lezione sull’applicazione della pena sostitutiva alla luce della Riforma Cartabia. Se da un lato la Corte ha confermato la responsabilità penale di un imputato per il reato di ricettazione, dall’altro ha annullato la sentenza per un vizio procedurale cruciale: la mancata valutazione da parte della Corte d’Appello della richiesta di conversione della pena detentiva in lavoro di pubblica utilità. Questo caso evidenzia come le novità legislative possano incidere concretamente sull’esito sanzionatorio di un processo.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di ricettazione. L’imputato era stato trovato in possesso di un ingente quantitativo di sanitari ed elettrodomestici, del valore di oltre 100.000 euro, risultati essere il provento di un furto ai danni di un’azienda. La Corte d’Appello di Bari aveva confermato la sentenza di primo grado, ritenendo provata la responsabilità dell’imputato. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, basandosi su diversi motivi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su cinque punti principali:

1. Errata valutazione della prova: Si sosteneva che non vi fosse la certezza che i beni ritrovati fossero proprio quelli rubati.
2. Mancato riconoscimento della buona fede: L’imputato aveva prodotto una fattura per dimostrare di aver acquistato legittimamente la merce, sebbene tardivamente.
3. Mancata applicazione dell’attenuante del valore: Si richiedeva il riconoscimento della ricettazione di lieve entità, basandosi sull’importo di 920 euro indicato nella fattura.
4. Errata qualificazione giuridica: Il fatto, secondo la difesa, doveva essere qualificato come incauto acquisto e non come ricettazione.
5. Omessa pronuncia sulla pena sostitutiva: La Corte d’Appello non aveva preso in considerazione la richiesta di sostituire la pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità.

La questione della pena sostitutiva

Quest’ultimo punto è diventato il fulcro della decisione della Cassazione. La difesa aveva formalizzato la richiesta di pena sostitutiva non solo nell’atto di appello, ma anche con motivi nuovi e depositando, durante l’udienza di secondo grado, la disponibilità di un ente a far svolgere all’imputato il lavoro di pubblica utilità. Nonostante ciò, la Corte d’Appello aveva completamente ignorato tale istanza nella sua sentenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato distintamente ciascun motivo di ricorso, arrivando a conclusioni diverse.

I primi quattro motivi sono stati ritenuti infondati. La Corte ha stabilito che la Corte d’Appello aveva motivato in modo logico e coerente la responsabilità dell’imputato. In particolare:
– La prova della provenienza illecita era solida: parte della merce recava ancora i talloncini dell’azienda derubata ed era stata riconosciuta dai suoi responsabili.
– La tesi della buona fede era stata correttamente esclusa. La fattura presentata era stata giudicata inattendibile perché prodotta tardi, priva di timbro e firma, non pagata e descriveva merce diversa (di poco costo) da quella, nuova e di grande valore, effettivamente ritrovata.
– Di conseguenza, l’ipotesi della ricettazione lieve era stata giustamente respinta a causa dell’ingente valore dei beni.
– L’accertamento del dolo (la consapevolezza della provenienza illecita) escludeva la possibilità di riqualificare il fatto nel reato meno grave di incauto acquisto.

Il quinto motivo, invece, è stato accolto. La Cassazione ha richiamato la disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95, D.Lgs. 150/2022), la quale stabilisce che la richiesta di applicazione di una pena sostitutiva può essere presentata fino all’udienza di discussione in appello. Poiché l’imputato aveva avanzato tale richiesta nei tempi e modi corretti, il giudice di secondo grado aveva l’obbligo di pronunciarsi in merito. L’aver omesso completamente di esaminare l’istanza costituisce un vizio della sentenza che ne impone l’annullamento sul punto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha emesso una decisione che distingue nettamente l’accertamento della responsabilità dall’applicazione della sanzione. Ha dichiarato inammissibile il ricorso per quanto riguarda la colpevolezza, rendendo definitiva la condanna per ricettazione. Allo stesso tempo, ha annullato la sentenza limitatamente al trattamento sanzionatorio, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Bari. Quest’ultima dovrà ora procedere a un nuovo giudizio esclusivamente per valutare se concedere o meno la pena sostitutiva richiesta dall’imputato. La sentenza ribadisce un principio fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: il giudice ha il dovere di esaminare le istanze relative alle sanzioni sostitutive, garantendo che le nuove opportunità sanzionatorie alternative al carcere siano concretamente considerate.

Perché la condanna per ricettazione è stata confermata?
La condanna è stata confermata perché le prove a carico dell’imputato sono state ritenute solide e convincenti. In particolare, parte della merce ritrovata aveva ancora i talloncini dell’azienda che aveva subito il furto ed è stata formalmente riconosciuta dai suoi responsabili. Inoltre, la fattura prodotta dalla difesa per giustificare l’acquisto è stata giudicata inattendibile e falsa.

Per quale motivo la sentenza è stata annullata solo in parte?
La sentenza è stata annullata solo per quanto riguarda la pena, perché la Corte d’Appello ha omesso di valutare la richiesta dell’imputato di ottenere una pena sostitutiva (come il lavoro di pubblica utilità) in luogo della detenzione. Secondo la Riforma Cartabia, il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi su tale richiesta, se presentata.

Cosa succederà adesso nel processo?
L’accertamento della responsabilità per il reato di ricettazione è diventato definitivo. Il processo tornerà a un’altra sezione della Corte d’Appello di Bari, la quale dovrà tenere un nuovo giudizio limitato a un unico punto: decidere se accogliere o respingere la richiesta di applicazione di una pena sostitutiva al posto del carcere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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