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Pena sostitutiva appello: quando richiederla

La Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di pena sostitutiva in appello deve essere formulata come specifico motivo di impugnazione e non può essere presentata per la prima volta nelle conclusioni scritte. La sentenza analizza un caso di furto aggravato, chiarendo l’impatto della Riforma Cartabia e delle successive modifiche legislative sui termini procedurali. Si tratta di una decisione cruciale per comprendere le modalità corrette per accedere a sanzioni alternative alla detenzione nel secondo grado di giudizio.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena sostitutiva appello: Quando e Come Presentare la Richiesta

La possibilità di ottenere una pena sostitutiva in appello in luogo di una condanna a una pena detentiva breve è un tema di grande rilevanza pratica. Tuttavia, le modalità e le tempistiche per avanzare tale richiesta sono soggette a regole procedurali rigorose. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 22428/2025) ha fornito chiarimenti decisivi, stabilendo che la richiesta deve essere un motivo specifico dell’atto di impugnazione e non può essere formulata tardivamente nelle conclusioni scritte.

Il Caso: Dal Furto al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna per furto aggravato commesso in un esercizio commerciale. L’imputata, riconosciuta colpevole sia in primo grado che in appello, era stata condannata a una pena di 2 mesi di reclusione e 60 euro di multa.

La difesa ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di procedura: la Corte di Appello di L’Aquila aveva omesso di pronunciarsi sulla richiesta di sostituzione della pena detentiva con la corrispondente pena pecuniaria. Tale richiesta, però, era stata avanzata dalla difesa soltanto nelle conclusioni scritte, e non nell’atto di appello originario.

La Questione Giuridica: I Termini per la Richiesta

Il cuore della questione sottoposta alla Suprema Corte era determinare il momento ultimo entro cui l’imputato può validamente chiedere l’applicazione di una pena sostitutiva nel giudizio di appello, specialmente quando questo si svolge con rito cartolare (trattazione scritta).

Secondo la difesa, tale richiesta era ammissibile anche se formulata solo nelle conclusioni. Di parere opposto il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, che ne sosteneva l’inammissibilità, ritenendo che la richiesta dovesse essere veicolata attraverso l’atto di impugnazione o, al più, con motivi nuovi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla pena sostitutiva in appello

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e allineandosi alla tesi del Procuratore Generale. Le motivazioni della decisione si basano su principi procedurali consolidati e sulla corretta interpretazione delle recenti riforme legislative.

In primo luogo, la Corte ha richiamato il principio devolutivo dell’appello (art. 597, comma 1, cod. proc. pen.). In base a tale principio, il giudice di secondo grado ha il potere di decidere solo sui punti della sentenza impugnata che sono stati oggetto di specifici motivi di gravame. Una richiesta avanzata per la prima volta in sede di conclusioni è, pertanto, al di fuori dell’ambito cognitivo della Corte d’Appello.

In secondo luogo, i giudici hanno chiarito che le norme transitorie della Riforma Cartabia, che avevano ampliato le possibilità di richiedere pene sostitutive, erano state pensate per le nuove tipologie di sanzioni introdotte dalla riforma stessa. Nel caso di specie, la pena richiesta (sostituzione con pena pecuniaria) era già prevista dall’ordinamento precedente. Di conseguenza, non vi era alcun impedimento a formularne richiesta già nell’atto di appello, non potendosi quindi beneficiare di regimi transitori più favorevoli.

Infine, e in modo dirimente, la Corte ha osservato che la sentenza d’appello impugnata era stata emessa dopo l’entrata in vigore del d.lgs. n. 31 del 2024. Questa normativa ha introdotto l’art. 598-bis, comma 1-bis, nel codice di procedura penale, che disciplina specificamente l’applicazione delle pene sostitutive nei giudizi d’appello a trattazione scritta. La nuova norma stabilisce in modo inequivocabile che l’applicazione della pena sostitutiva deve essere oggetto di uno specifico motivo di impugnazione.

Le Conclusioni: Regole Chiare per la Pena Sostitutiva in Appello

La sentenza in commento consolida un principio fondamentale: chi intende beneficiare di una pena sostitutiva nel giudizio di appello deve agire tempestivamente. La richiesta non è un’istanza generica da poter presentare in qualsiasi momento, ma deve essere strutturata come un motivo di gravame, inserito formalmente nell’atto di appello o in eventuali motivi nuovi. Presentare la richiesta solo nelle conclusioni finali equivale a non presentarla affatto, poiché non investe validamente il giudice della questione. Questa pronuncia offre un’indicazione chiara per gli operatori del diritto, sottolineando l’importanza di una corretta e tempestiva formulazione delle istanze difensive nel rispetto dei vincoli procedurali.

È possibile chiedere l’applicazione di una pena sostitutiva per la prima volta nelle conclusioni scritte del giudizio di appello?
No, la richiesta deve essere formulata come specifico motivo nell’atto di impugnazione o con motivi nuovi. Secondo la Cassazione, una richiesta presentata solo in sede di conclusioni non investe validamente il giudice d’appello della questione, a causa dell’effetto devolutivo del gravame.

La Riforma Cartabia ha cambiato i termini per la richiesta di pene sostitutive che esistevano già prima della sua entrata in vigore?
No. La Corte ha specificato che le discipline transitorie più permissive erano finalizzate a consentire la richiesta delle nuove pene sostitutive introdotte dalla riforma. Per le sanzioni sostitutive già esistenti nell’ordinamento, come la pena pecuniaria, restavano valide le regole generali che imponevano di formularne richiesta con uno specifico motivo d’appello.

Qual è la regola attuale per richiedere una pena sostitutiva nel giudizio d’appello a trattazione scritta?
L’art. 598-bis, comma 1-bis, del codice di procedura penale, introdotto nel 2024, stabilisce che la richiesta di applicazione di una pena sostitutiva deve essere oggetto di uno specifico motivo di impugnazione. L’imputato può poi esprimere il proprio consenso anche in un momento successivo, fino a quindici giorni prima dell’udienza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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