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Pena sostitutiva: annullata senza contraddittorio

Un uomo viene condannato per maltrattamento di animali per aver tenuto dieci uccelli in pessime condizioni igieniche. La Corte di Appello converte la pena detentiva in una multa, ma la Cassazione annulla questa decisione. Il motivo è che la conversione in pena sostitutiva è avvenuta senza una richiesta della difesa e, soprattutto, senza un contraddittorio per valutare le condizioni economiche dell’imputato, violando così i suoi diritti procedurali. La condanna per il reato resta però confermata.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva: la Cassazione ribadisce il Diritto al Contraddittorio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione procedurale relativa all’applicazione della pena sostitutiva, chiarendo che la sua imposizione d’ufficio da parte del giudice d’appello, senza un adeguato confronto con la difesa sulle condizioni economiche dell’imputato, è illegittima. Il caso, nato da una condanna per maltrattamento di animali, diventa un’occasione per ribadire la centralità del principio del contraddittorio nella fase di determinazione della pena.

I Fatti di Causa

Il procedimento trae origine dalla condanna di un uomo per il reato di cui all’art. 727 del codice penale. L’imputato era stato ritenuto responsabile di aver detenuto dieci uccelli in una cantina scarsamente areata, buia e invasa da un odore nauseabondo, all’interno di gabbie piene di escrementi non rimossi da tempo. Il Tribunale di primo grado lo aveva condannato a tre mesi di arresto. La Corte di Appello, pur confermando la sua responsabilità penale, aveva deciso di sostituire la pena detentiva con un’ammenda di 4.500 euro, calcolata sulla base di 50 euro per ogni giorno di detenzione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione articolando due motivi principali:
1. Errata valutazione della tenuità del fatto: La difesa sosteneva che il reato dovesse essere considerato di particolare tenuità (ex art. 131-bis c.p.) e quindi non punibile, contestando la valutazione dei giudici di merito sui suoi precedenti penali e sulla gravità della condotta.
2. Violazione di legge nell’applicazione della pena sostitutiva: Questo è il punto centrale della decisione. La difesa ha lamentato che la Corte di Appello avesse sostituito la pena detentiva con quella pecuniaria senza alcuna richiesta in tal senso, né nell’atto di appello né in seguito, e soprattutto senza attivare la procedura che prevede il contraddittorio tra le parti.

La Decisione della Cassazione sulla Pena Sostitutiva

La Suprema Corte ha rigettato il primo motivo, ritenendo che la condotta dell’imputato non fosse affatto di lieve entità, dato il numero di animali coinvolti e il protrarsi delle condizioni di incuria.

Ha invece accolto il secondo motivo. I giudici hanno stabilito che, sebbene le recenti riforme (in particolare la Riforma Cartabia) mirino ad ampliare l’uso delle pene sostitutive, ciò non può avvenire a discapito dei diritti della difesa. Nel caso di specie, la Corte di Appello ha agito d’ufficio, senza una richiesta dell’imputato, e ha fissato arbitrariamente il valore giornaliero della multa a 50 euro. Questa decisione ha impedito all’imputato di interloquire e presentare documentazione sulle proprie condizioni economiche, patrimoniali e di vita, elementi che per legge devono essere considerati per determinare un importo equo e proporzionato.

Le Motivazioni

La Cassazione ha chiarito che il procedimento di applicazione delle sanzioni sostitutive, anche nel regime transitorio post-riforma, richiede un’integrazione del contraddittorio. Se il giudice intende sostituire la pena, deve dare avviso alle parti per consentire una valutazione completa, cognita causa, delle condizioni economiche del condannato. Questo può avvenire tramite la fissazione di un’apposita udienza di sentencing. L’imputato, infatti, non contestava la sostituzione in sé (che è a lui favorevole), ma l’arbitraria quantificazione dell’importo, che a suo dire era incongruo rispetto alla sua situazione finanziaria. La Corte ha quindi violato il suo diritto a un giusto processo nella fase sanzionatoria.

Le Conclusioni

Per effetto di questa decisione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto concernente l’applicazione della pena sostitutiva. La condanna per il reato di maltrattamento di animali è diventata definitiva, ma il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte di Appello di Firenze. Quest’ultima dovrà celebrare un nuovo giudizio sul punto, garantendo il contraddittorio con l’imputato per determinare, alla luce delle sue effettive condizioni economiche, se e in quale misura applicare la pena pecuniaria sostitutiva. La sentenza riafferma un principio cruciale: la giustizia non deve essere solo sostanziale, ma anche procedurale.

Può un giudice sostituire una pena detentiva con una pecuniaria senza la richiesta dell’imputato?
No. Secondo la Cassazione, nei processi pendenti al momento dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, l’applicazione di una pena sostitutiva in appello richiede una specifica istanza da parte dell’imputato, da formulare al più tardi durante l’udienza di discussione.

Perché la Cassazione ha annullato la multa di 4.500 euro pur confermando la colpevolezza?
Perché il giudice d’appello ha determinato l’importo giornaliero della multa (€50) in modo unilaterale, senza instaurare un contraddittorio con l’imputato per accertare le sue reali condizioni economiche e patrimoniali. Questa violazione procedurale ha reso illegittima la quantificazione della pena.

La detenzione di animali in cattive condizioni igieniche è sempre un reato grave?
Non necessariamente, ma in questo caso la Corte ha escluso la “particolare tenuità” del fatto. La valutazione si è basata su indici di gravità come il numero di animali coinvolti (dieci) e la persistenza della condotta omissiva, dimostrata dalle condizioni igieniche deplorevoli e dall’odore nauseabondo che permeava il locale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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