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Pena Sostitutiva: Annullata Sentenza per Omessa Risposta

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna a sei mesi di reclusione perché la Corte d’Appello non si era pronunciata sulla richiesta dell’imputato di applicare una pena sostitutiva, come il lavoro di pubblica utilità. La Suprema Corte ha chiarito che, in base alle nuove norme, il giudice ha l’obbligo di valutare tale richiesta, anche se formulata per la prima volta nel corso dell’udienza d’appello. L’omessa risposta costituisce un vizio che comporta l’annullamento della decisione.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva: La Cassazione Annulla la Sentenza se il Giudice non Risponde alla Richiesta

L’introduzione della pena sostitutiva nel nostro ordinamento ha rappresentato una svolta importante, mirando a ridurre il ricorso alla detenzione breve e a favorire percorsi di rieducazione efficaci. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10614/2024) ribadisce un principio fondamentale: se l’imputato ne fa richiesta, il giudice d’appello ha l’obbligo di pronunciarsi. Vediamo nel dettaglio il caso e le implicazioni di questa decisione.

I Fatti del Processo

Un uomo veniva condannato in primo grado a sei mesi di reclusione per i reati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale. La sentenza veniva confermata dalla Corte di appello di Roma.

Tuttavia, durante il giudizio di secondo grado, la difesa dell’imputato aveva presentato una richiesta specifica: la sostituzione della pena detentiva con quella del lavoro di pubblica utilità. A sostegno di tale istanza, l’avvocato evidenziava che l’imputato aveva intrapreso un percorso di reinserimento sociale, dimostrato da un contratto di lavoro a tempo indeterminato, una stabile abitazione e l’assenza di nuovi reati commessi negli ultimi sette anni.

Il Silenzio della Corte d’Appello e il Ricorso in Cassazione

Nonostante la richiesta fosse stata formalmente presentata con una memoria difensiva prima dell’udienza, la Corte di appello confermava la condanna senza fornire alcuna motivazione riguardo al rigetto o all’accoglimento della richiesta di pena sostitutiva. La sentenza, di fatto, ignorava completamente il punto sollevato dalla difesa.

Di fronte a questo ‘silenzio’, la difesa ricorreva in Cassazione, lamentando proprio l’omessa risposta su un punto decisivo del processo. L’argomento centrale era che il giudice di secondo grado avesse violato un preciso obbligo di legge, negando all’imputato la possibilità di vedersi valutata una richiesta legittima.

Le Motivazioni della Cassazione: L’Obbligo di Valutare la Pena Sostitutiva

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata limitatamente al punto relativo alla sanzione. I giudici supremi hanno chiarito che, in base alla disciplina transitoria introdotta dalla Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), la richiesta di applicazione di una pena sostitutiva può essere formulata anche nel corso dell’udienza di discussione dell’appello.

Questo significa che il giudice d’appello è tenuto a pronunciarsi sulla richiesta, non potendola ignorare. L’omessa risposta, come avvenuto nel caso di specie, costituisce un vizio della sentenza, poiché non consente di comprendere le ragioni del diniego, neanche in forma implicita. La Corte ha sottolineato che non è possibile desumere dal contenuto della sentenza una motivazione non espressa. Di conseguenza, non avendo la Corte di Cassazione il potere di entrare nel merito della valutazione, l’unica soluzione è l’annullamento della decisione con rinvio a un’altra sezione della Corte di appello per un nuovo esame.

Le Conclusioni: Cosa Implica questa Decisione

La sentenza rafforza il diritto dell’imputato a ottenere una risposta motivata sulle proprie istanze, specialmente quando riguardano modalità alternative alla detenzione. Il principio affermato è chiaro: il silenzio del giudice su una richiesta di pena sostitutiva non è ammissibile. Questa decisione garantisce che le opportunità offerte dalle nuove sanzioni sostitutive vengano concretamente vagliate dai giudici, promuovendo un’applicazione della legge più attenta ai percorsi di reinserimento e alla finalità rieducativa della pena.

È possibile chiedere una pena sostitutiva per la prima volta durante l’udienza di appello?
Sì, la sentenza chiarisce che, in base alla disciplina transitoria della Riforma Cartabia, la richiesta di applicazione delle nuove sanzioni sostitutive può essere formulata fino alla discussione nel giudizio d’appello.

Cosa succede se il giudice d’appello ignora la richiesta di applicare una pena sostitutiva?
La sentenza viene annullata limitatamente al punto relativo alla pena. Il caso viene rinviato a un altro giudice d’appello che dovrà obbligatoriamente esaminare la richiesta e motivare la sua decisione.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza in questo caso specifico?
Perché la Corte di appello non ha risposto alla richiesta della difesa, omettendo qualsiasi motivazione, anche implicita, sul diniego della pena sostitutiva. Questa omissione costituisce un vizio della sentenza che ne impone l’annullamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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