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Pena sostitutiva: annullata sentenza per motivazione

La Corte di Cassazione ha parzialmente annullato una condanna per ricettazione e commercio di prodotti contraffatti. La condanna è divenuta definitiva, ma la Corte ha ritenuto illegittimo il diniego della pena sostitutiva basato sulla sola condizione di insolvenza dell’imputato, richiedendo una motivazione più approfondita sulla sua effettiva capacità economica. Tutti gli altri motivi di ricorso, di natura sia processuale che sostanziale, sono stati respinti.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena sostitutiva: la Cassazione annulla per difetto di motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10969 del 2025, ha offerto un importante chiarimento sui criteri di valutazione per la concessione della pena sostitutiva, specificando che il giudice non può negarla basandosi unicamente sulla presunta insolvibilità dell’imputato. La decisione, pur confermando la responsabilità penale dell’imputato per ricettazione e commercio di prodotti contraffatti, ha annullato la sentenza impugnata limitatamente alla sanzione, rinviando alla Corte di Appello per una nuova e più approfondita valutazione.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per i reati di ricettazione (art. 648 c.p.) e detenzione per la vendita di accessori di abbigliamento con marchi contraffatti (art. 474 c.p.). La Corte di Appello di Salerno aveva confermato la sentenza del Tribunale, condannando l’imputato a una pena detentiva.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni di natura sia processuale che di merito. Tra queste, la nullità della notifica del giudizio di appello, la genericità del capo di imputazione e vari vizi di motivazione sulla valutazione delle prove, sulla qualificazione del reato e sul mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Analisi dei motivi di ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su più fronti, ma solo uno ha trovato accoglimento presso la Suprema Corte.

Questioni processuali e di merito respinte

La Corte ha ritenuto manifestamente infondati i motivi relativi alle presunte nullità procedurali. In particolare, ha chiarito che un’inversione nell’ordine delle notifiche (prima al difensore e poi il tentativo all’imputato) costituisce una mera irregolarità e non una nullità assoluta, non avendo impedito la conoscenza effettiva del processo.

Anche le censure sulla genericità dell’imputazione e sui vizi di motivazione relativi alla credibilità dell’imputato e alla configurabilità dei reati sono state respinte. La Corte ha ritenuto che le sentenze di merito avessero adeguatamente argomentato su tutti i punti, confermando la correttezza della qualificazione del fatto come ricettazione e non come incauto acquisto (art. 712 c.p.), data la mancata fornitura di una giustificazione credibile sulla provenienza dei beni.

Il diniego della pena sostitutiva e il vizio di motivazione

L’unico motivo che ha superato il vaglio di legittimità è stato quello relativo al rigetto della richiesta di conversione della pena detentiva in pena pecuniaria. La Corte di Appello aveva motivato il diniego affermando che l’imputato, vivendo della vendita di merce contraffatta e essendo ammesso al patrocinio a spese dello Stato, non sarebbe stato in grado di pagare la sanzione pecuniaria.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha censurato questa motivazione, definendola “carente”. I giudici hanno sottolineato che la legge (art. 56-quater l. n. 689/81) prevede un’ampia forbice per il valore giornaliero di conversione, da un minimo di 5 euro a un massimo di 2.500 euro. Di conseguenza, il giudice di merito non può limitarsi a una valutazione sommaria di insolvibilità.

Secondo la Cassazione, la Corte di Appello avrebbe dovuto seguire un percorso logico più rigoroso:
1. Individuare un potenziale indice di conversione: Valutare, alla luce della personalità dell’imputato e della gravità del reato, quale sarebbe stato un importo giornaliero congruo all’interno del range legale.
2. Valutare la compatibilità: Solo dopo aver stabilito tale importo, verificare se le condizioni economiche e personali dell’imputato fossero effettivamente incompatibili con il pagamento di quella specifica somma.

L’automatismo tra ammissione al gratuito patrocinio e incapacità di pagare una pena pecuniaria è stato ritenuto un errore di diritto, poiché non tiene conto della flessibilità offerta dalla normativa sulle sanzioni sostitutive. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata su questo specifico punto con rinvio a un’altra sezione della Corte di Appello per un nuovo esame.

Le conclusioni

La pronuncia stabilisce un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa e delle finalità rieducative della pena. La concessione di una pena sostitutiva non può essere preclusa da una valutazione aprioristica e non approfondita della situazione economica dell’imputato. Anche chi è ammesso al patrocinio a spese dello Stato ha diritto a una valutazione concreta della propria capacità di adempiere a una sanzione pecuniaria, che deve essere calibrata dal giudice tenendo conto di tutte le circostanze del caso. La responsabilità penale dell’imputato è stata confermata e resa irrevocabile, ma la determinazione della sanzione dovrà ora seguire i rigorosi criteri indicati dalla Cassazione.

Quando è illegittimo il diniego di una pena sostitutiva?
Il diniego è illegittimo quando la motivazione del giudice è carente. Non è sufficiente affermare che l’imputato è insolvente perché ammesso al patrocinio a spese dello Stato; il giudice deve prima determinare un importo giornaliero per la conversione della pena, basato sulla gravità del reato e sulla personalità dell’imputato, e solo successivamente valutare se le condizioni economiche di quest’ultimo siano realmente incompatibili con il pagamento di tale importo.

Un’irregolarità nella notifica all’imputato rende sempre nullo il processo?
No. Secondo la Corte, solo l’omissione totale della notifica o una notifica eseguita con modalità tali da non permettere all’imputato di conoscere l’atto determina una nullità assoluta. Una mera inversione dell’ordine cronologico delle notifiche (ad esempio, prima al difensore e poi il tentativo all’imputato) è considerata una semplice irregolarità che non invalida il procedimento.

L’ammissione al patrocinio a spese dello Stato impedisce di ottenere la conversione della pena in una sanzione pecuniaria?
No, non automaticamente. La sentenza chiarisce che l’ammissione al gratuito patrocinio non è di per sé una causa ostativa alla concessione della pena sostitutiva pecuniaria. Il giudice ha il dovere di effettuare una valutazione concreta e specifica, considerando l’ampio intervallo di conversione previsto dalla legge, per determinare se una sanzione pecuniaria, anche minima, possa essere compatibile con le condizioni economiche dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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