LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pena sostitutiva: ammesso l’appello, non solo Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di una Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile un appello contro una condanna per una contravvenzione. La pena detentiva originaria era stata convertita in una pena pecuniaria (pena sostitutiva). La Cassazione ha ribadito che, anche dopo la Riforma Cartabia, in questi casi è sempre garantito il diritto all’appello, in quanto la sanzione originaria era detentiva e la sua revoca potrebbe incidere sulla libertà personale. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello per la celebrazione del giudizio di secondo grado.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena sostitutiva: la Cassazione conferma il diritto all’appello

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un importante principio in materia di impugnazioni, confermando che il diritto all’appello è garantito anche quando una pena detentiva viene convertita in una pena sostitutiva pecuniaria. Questa decisione si pone in continuità con un orientamento consolidato, precisando la portata delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un imputato da parte del Tribunale per una contravvenzione prevista dal Codice della Strada. Il giudice di primo grado aveva condannato l’imputato a una pena detentiva, convertendola però immediatamente in una sanzione pecuniaria, come consentito dalla legge.

L’imputato ha proposto appello, lamentando il mancato riconoscimento di alcune attenuanti e la mancata concessione della sospensione condizionale della pena. La Corte d’Appello, tuttavia, ha dichiarato l’impugnazione inammissibile, riqualificandola come ricorso per cassazione. Secondo i giudici d’appello, le recenti modifiche normative introdotte dalla Riforma Cartabia avrebbero limitato la possibilità di appellare le sentenze che applicano una pena pecuniaria, anche se questa deriva dalla sostituzione di una pena detentiva.

L’impugnazione e la pena sostitutiva dopo la Riforma Cartabia

La questione centrale riguardava l’interpretazione dell’articolo 593, comma 3, del codice di procedura penale, come modificato dalla Riforma Cartabia. La Corte d’Appello riteneva che la norma, escludendo l’appello per i reati puniti con la sola pena dell’ammenda, dovesse estendersi anche ai casi in cui l’ammenda è il risultato di una conversione di una pena detentiva.

La difesa dell’imputato, invece, sosteneva il diritto a un riesame completo del merito della vicenda, tipico del giudizio d’appello, e non solo un controllo di legittimità come avviene in Cassazione.

Le motivazioni della Cassazione: la garanzia del doppio grado di giudizio

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la decisione della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio giurisprudenziale consolidato, anche prima della Riforma Cartabia: l’appellabilità di una sentenza dipende dalla natura della pena originariamente prevista dalla legge per quel reato, e non dalla sanzione concretamente applicata in sostituzione.

La motivazione si fonda su due pilastri fondamentali:

1. La natura della pena originaria: Poiché il reato contestato prevedeva in astratto una pena detentiva (l’arresto), la sentenza di condanna rimane appellabile, anche se in concreto tale pena è stata sostituita con una multa.
2. La potenziale incidenza sulla libertà personale: La Corte ha sottolineato che la pena sostitutiva pecuniaria non è una sanzione definitiva. In caso di mancato pagamento, infatti, la legge prevede la sua revoca e la conversione in una sanzione che incide sulla libertà personale, come la semilibertà o la detenzione domiciliare (art. 71, L. 689/81). Sacrificare il secondo grado di giudizio di merito (l’appello) di fronte a questa eventualità sarebbe una violazione del diritto di difesa e risulterebbe costituzionalmente illegittimo.

La Cassazione ha inoltre chiarito che la Riforma Cartabia non ha modificato questo principio. Le nuove limitazioni all’appello riguardano specifiche ipotesi, come l’applicazione dei lavori di pubblica utilità come pena sostitutiva autonoma (art. 20-bis c.p.), ma non i casi, come quello in esame, di conversione della pena detentiva in pena pecuniaria.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante conferma del diritto al doppio grado di giurisdizione. La Corte di Cassazione ha stabilito che la scelta del legislatore di consentire la sostituzione di pene detentive brevi con sanzioni pecuniarie non può tradursi in una compressione del diritto dell’imputato a un pieno riesame della sua condanna. Pertanto, la Corte d’Appello dovrà ora procedere con il giudizio di merito, esaminando le doglianze sollevate dall’imputato. Questa decisione garantisce coerenza al sistema delle impugnazioni e tutela pienamente il diritto di difesa.

È possibile appellare una sentenza di condanna se la pena detentiva originaria è stata sostituita con una pena pecuniaria?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il mezzo di impugnazione esperibile è l’appello, perché si deve guardare alla pena prevista in astratto dalla norma per il reato, non a quella applicata in concreto come pena sostitutiva.

La Riforma Cartabia ha eliminato la possibilità di appellare le sentenze che applicano una pena sostitutiva pecuniaria?
No. La Corte ha chiarito che le modifiche della Riforma Cartabia non hanno inciso su questa specifica ipotesi. Il principio secondo cui tali sentenze sono appellabili rimane valido e consolidato.

Cosa accade se non si paga la pena pecuniaria inflitta in sostituzione di una pena detentiva?
In caso di mancato pagamento, la legge prevede che la pena pecuniaria sostitutiva sia revocata e convertita in una sanzione che incide sulla libertà personale, come la semilibertà o la detenzione domiciliare. Proprio questa possibilità giustifica la garanzia di un secondo grado di giudizio di merito come l’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati