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Pena sospesa: quando il ricorso è inammissibile

Un individuo, condannato per resistenza a pubblico ufficiale, ha impugnato in Cassazione il diniego della pena sospesa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, confermando la valutazione del giudice di merito basata sulla gravità della condotta e sulla personalità negativa dell’imputato, incompatibili con una prognosi favorevole. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena sospesa: la valutazione sulla personalità dell’imputato è decisiva

La concessione della pena sospesa rappresenta uno degli istituti più importanti del nostro ordinamento penale, ma non è un diritto automatico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito come la valutazione sulla personalità dell’imputato e sulla gravità del reato commesso siano elementi cruciali che possono portare al diniego del beneficio e, di conseguenza, all’inammissibilità di un ricorso palesemente infondato.

I fatti del caso

Il caso in esame riguarda un soggetto condannato per il delitto di resistenza a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 337 del codice penale. In sede di appello, i giudici avevano negato la concessione della sospensione condizionale della pena. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di violazione di legge e di motivazione.

La decisione della Cassazione sulla pena sospesa

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della richiesta, ma la blocca sul nascere, ritenendola ‘manifestamente infondata’. Secondo gli Ermellini, la Corte d’Appello aveva già esposto in modo corretto e completo le ragioni per cui il beneficio non poteva essere concesso. L’impugnazione, pertanto, non presentava argomenti validi per mettere in discussione la sentenza precedente.

A seguito della declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle Ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

Le motivazioni: gravità della condotta e personalità dell’imputato

Il fulcro della decisione risiede nelle motivazioni che hanno portato i giudici di merito a negare la pena sospesa. La Corte d’Appello aveva basato il proprio diniego su due pilastri:

1. La gravità della condotta: Il reato di resistenza a pubblico ufficiale è stato considerato di particolare serietà.
2. Il giudizio negativo sulla personalità dell’imputato: I giudici hanno formulato una valutazione negativa sulla personalità del condannato.

Questi due elementi, considerati insieme, sono stati ritenuti ‘incompatibili con la prognosi di futura astensione dalla reiterazione di reati’. In altre parole, la Corte non ha ritenuto probabile che l’imputato, se lasciato in libertà con la pena sospesa, si sarebbe astenuto dal commettere nuovi crimini. La Cassazione ha ritenuto questa argomentazione logica, coerente e sufficiente, rendendo di fatto inutile e pretestuoso il ricorso presentato.

Le conclusioni: le implicazioni della sentenza

Questa ordinanza conferma un principio consolidato: per ottenere la sospensione condizionale della pena non basta l’assenza di precedenti penali o la modesta entità della pena. È necessario che il giudice formuli un giudizio prognostico favorevole sul futuro comportamento del reo. Quando il giudice di merito, con motivazione adeguata, esprime un giudizio negativo fondato su elementi concreti come la gravità del fatto e la personalità dell’imputato, le possibilità di ribaltare tale decisione in Cassazione si riducono drasticamente. Un ricorso privo di censure specifiche e fondate contro tale valutazione rischia non solo di essere respinto, ma di essere dichiarato inammissibile, con l’ulteriore aggravio di spese e sanzioni pecuniarie.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza, in quanto le argomentazioni della Corte d’Appello a sostegno del diniego della pena sospesa erano state ritenute corrette, complete e logiche.

Quali elementi ha considerato la Corte per negare la pena sospesa?
La Corte ha basato la sua decisione sulla gravità della condotta e su un giudizio negativo riguardo la personalità dell’imputato, elementi ritenuti incompatibili con una prognosi favorevole di futura astensione dalla commissione di reati.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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