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Pena sospesa e demolizione: l’impossibilità giuridica

Un costruttore, condannato per abusi edilizi, si vede revocare la pena sospesa per non aver demolito l’opera. Sostiene di non poterlo fare perché non è il proprietario. La Cassazione dichiara il suo ricorso inammissibile, affermando che tale questione doveva essere sollevata durante il processo di merito e non in sede esecutiva. La sentenza chiarisce i limiti per contestare una pena sospesa e demolizione dopo che la condanna è diventata definitiva.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sospesa e Demolizione: Cosa Succede se l’Ordine è Impossibile da Eseguire?

La concessione della pena sospesa e demolizione è uno strumento frequente nei processi per abusi edilizi. Il beneficio della sospensione della pena viene subordinato all’effettivo ripristino dello stato dei luoghi. Ma cosa accade se il condannato sostiene di non poter adempiere, ad esempio perché non è il proprietario dell’immobile da abbattere? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 20761/2024) offre chiarimenti cruciali, sottolineando l’importanza della tempistica e dei corretti strumenti processuali per far valere le proprie ragioni.

I Fatti del Caso: Condanna, Revoca e Ricorso

La vicenda riguarda un costruttore, condannato in via definitiva insieme al proprietario di un manufatto per una serie di reati edilizi. La pena inflitta, pari a sette mesi di arresto e 21.000 euro di ammenda, era stata condizionalmente sospesa, a patto che gli imputati provvedessero alla demolizione delle opere abusive e al ripristino dei luoghi.

Poiché la demolizione non veniva eseguita, il Tribunale competente, su richiesta del Pubblico Ministero, revocava il beneficio della sospensione condizionale. Anni dopo, il costruttore avviava un incidente di esecuzione per chiedere l’annullamento di tale revoca. La sua tesi era semplice: l’adempimento era per lui giuridicamente impossibile, in quanto, non essendo il proprietario, non aveva la disponibilità materiale e legale del bene per poter procedere alla demolizione. Sosteneva inoltre che il proprietario si era sempre rifiutato di collaborare.

Il giudice dell’esecuzione dichiarava l’istanza inammissibile, spingendo il costruttore a presentare ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica e la pena sospesa e demolizione

Il nodo centrale della questione non era tanto la difficoltà materiale di eseguire l’ordine, quanto il momento e il modo in cui tale difficoltà veniva fatta valere. Il ricorrente sosteneva un’impossibilità oggettiva e incolpevole di adempiere, un’argomentazione che, a suo dire, avrebbe dovuto impedire la revoca del beneficio.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha inquadrato il problema in una prospettiva puramente processuale. La domanda fondamentale non era ‘il costruttore poteva demolire?’, ma piuttosto ‘il costruttore ha sollevato la questione nel modo e nel tempo corretti?’. La risposta della Corte è stata un netto no.

La Decisione della Cassazione: il Principio del Giudicato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. La sentenza si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento: il giudicato. Una volta che una sentenza diventa definitiva, le sue statuizioni non possono essere rimesse in discussione, se non in casi eccezionali.

Le Motivazioni della Corte

Il ragionamento dei giudici di legittimità si articola su alcuni punti chiave:

1. La Sede Competente: L’argomento secondo cui l’ordine di demolizione non poteva essere imposto al costruttore (in quanto non proprietario) doveva essere sollevato nel giudizio di merito, ovvero durante il processo di primo grado o in appello. Non essendo stato fatto, la statuizione contenuta nella sentenza di condanna è diventata definitiva e intangibile, ‘coperta dal giudicato’.

2. L’Incidente di Esecuzione non è un Nuovo Appello: L’incidente di esecuzione serve a risolvere questioni che sorgono durante la fase esecutiva della pena (ad esempio, un’impossibilità sopravvenuta), non a correggere presunti errori commessi dal giudice nella sentenza di condanna. Tentare di farlo equivale a un tentativo tardivo di impugnazione.

3. Nessuna ‘Pena Illegale’: La Corte ha chiarito che subordinare la sospensione della pena alla demolizione non costituisce una ‘pena illegale’. È uno strumento previsto e disciplinato dalla legge (art. 165 c.p.). L’eventuale errore del giudice nell’applicarlo a un soggetto non legittimato andava contestato nelle sedi opportune.

4. Assenza di Fatti Sopravvenuti: Il ricorrente non ha allegato circostanze di fatto nuove, emerse dopo la revoca, che rendessero tecnicamente impossibile la demolizione. Ha, invece, riproposto la stessa questione di impossibilità giuridica che era già preesistente alla condanna e che, pertanto, è ormai preclusa dal giudicato.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel processo penale, ogni difesa ha il suo tempo e il suo luogo. L’impossibilità di adempiere a un obbligo imposto con la sentenza di condanna, se basata su una condizione giuridica preesistente (come la mancanza di titolarità del bene), deve essere eccepita prima che la sentenza diventi definitiva. Una volta formato il giudicato, le possibilità di rimettere in discussione il contenuto della condanna in sede esecutiva sono estremamente limitate e circoscritte a circostanze nuove e sopravvenute. Per gli operatori del settore edile, questa decisione rappresenta un monito a non sottovalutare gli obblighi accessori alla condanna, pianificando per tempo le strategie difensive per contestarli, se ritenuti illegittimi o ineseguibili.

Può il costruttore di un’opera abusiva, non proprietario, evitare la revoca della pena sospesa se non demolisce l’immobile?
No, se la condizione della demolizione è contenuta in una sentenza definitiva. Secondo la Corte, l’argomento dell’impossibilità di demolire perché non si è proprietari deve essere sollevato durante il processo di merito (primo grado o appello), non in sede di esecuzione, altrimenti la questione è coperta da giudicato.

Qual è la differenza tra impossibilità giuridica e impossibilità tecnica di demolire ai fini dell’esecuzione?
L’impossibilità giuridica (es. non essere proprietario del bene) è una condizione preesistente che va eccepita prima che la sentenza diventi definitiva. L’impossibilità tecnica sopravvenuta (es. un evento imprevisto che rende fisicamente impossibile la demolizione) può invece essere fatta valere in sede di esecuzione, ma solo se non dipende da una causa imputabile al condannato.

Quando va contestato un ordine di demolizione subordinato alla sospensione della pena?
L’ordine va contestato attraverso i mezzi di impugnazione ordinari (appello, ricorso per cassazione) contro la sentenza di condanna. Una volta che la sentenza è diventata irrevocabile, non è più possibile contestare la legittimità di tale ordine attraverso un incidente di esecuzione, a meno che non si verifichino fatti nuovi e imprevedibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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