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Pena più grave: come si calcola per l’art. 78 c.p.?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22611/2024, ha stabilito che per l’applicazione del criterio moderatore del cumulo giuridico (art. 78 c.p.), la ‘pena più grave’ su cui calcolare il quintuplo deve includere gli aumenti derivanti da tutte le circostanze aggravanti, compresa la recidiva o il nesso teleologico. La Corte ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva di scorporare tali aumenti, chiarendo che le aggravanti sono parte integrante della sanzione per il singolo reato e non possono essere assimilate al trattamento previsto per il reato continuato.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Calcolo della pena più grave: le aggravanti sono incluse

La corretta determinazione della pena da scontare in caso di condanna per più reati è un tema centrale nel diritto penale esecutivo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 22611 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale sul calcolo della pena più grave ai fini dell’applicazione del limite del quintuplo previsto dall’art. 78 del codice penale. Secondo la Suprema Corte, in tale calcolo devono essere comprese anche le maggiorazioni di pena derivanti dalle circostanze aggravanti.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dal ricorso di un condannato avverso un’ordinanza del Tribunale di Taranto, in funzione di giudice dell’esecuzione. Il Tribunale aveva respinto la sua istanza volta a ottenere una diversa modalità di calcolo della pena complessiva. In particolare, il ricorrente sosteneva che, nel determinare la pena più grave (base per il calcolo del limite massimo del quintuplo), si dovesse escludere l’aumento di pena applicato per la circostanza aggravante del nesso teleologico.

Il condannato proponeva un’analogia con quanto avviene nel reato continuato, dove la frazione di pena relativa ai cosiddetti reati-satellite viene esclusa dal computo. A suo avviso, non considerare tale scorporo avrebbe creato una disparità di trattamento e violato il principio rieducativo della pena.

Il ruolo delle aggravanti nel calcolo della pena più grave

La questione giuridica sottoposta alla Corte di Cassazione era chiara: l’aumento di pena per una circostanza aggravante, come la recidiva o il nesso teleologico, concorre a formare la pena più grave ai sensi dell’art. 78 c.p.?

La Corte ha risposto in modo affermativo, rigettando il ricorso e confermando il suo orientamento consolidato. La tesi difensiva, basata sulla comparazione con l’istituto della continuazione, è stata ritenuta non pertinente.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha spiegato che la logica applicata al reato continuato non è trasferibile al calcolo della pena per un singolo reato, seppur aggravato. Nel caso della continuazione, la possibilità di ‘scorporare’ le pene per i reati-satellite è un’esigenza di garanzia per il condannato, che permette di scindere il reato continuato nelle singole fattispecie che lo compongono. Si utilizza, infatti, come base di calcolo, la pena inflitta in concreto per la violazione più grave.

Al contrario, quando si deve individuare la pena più grave per un singolo e specifico reato, è evidente che la pena rilevante è quella inflitta in cognizione, comprensiva degli aumenti o delle diminuzioni per le circostanze ritenute sussistenti. Le circostanze, infatti, non sono elementi esterni al reato, ma ‘ineriscono alla condotta tipica e ne aggravano o ne alleggeriscono la portata sanzionatoria’. Di conseguenza, il giudicato penale copre il reato nella sua interezza, inclusa la circostanza, che diventa un tutt’uno con la previsione incriminatrice principale. Non vi è quindi alcuna ragione per distinguere tra le diverse tipologie di circostanze aggravanti; tutte concorrono a determinare l’entità della pena per il singolo reato.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza riafferma un principio interpretativo di grande importanza pratica. La pena più grave da considerare per l’applicazione del limite del quintuplo ex art. 78 c.p. è la pena finale determinata dal giudice della cognizione per il reato più severo, comprensiva di ogni aumento per le circostanze aggravanti. Questo orientamento garantisce uniformità e certezza nell’esecuzione penale, chiarendo che le aggravanti sono parte integrante della valutazione di disvalore del fatto e, pertanto, della relativa sanzione.

Come si calcola la ‘pena più grave’ ai fini del limite del quintuplo previsto dall’art. 78 del codice penale?
Si calcola tenendo conto della pena base inflitta per il reato più severo, comprensiva degli aumenti applicati per tutte le circostanze aggravanti contestate e ritenute sussistenti.

Gli aumenti di pena per circostanze aggravanti come la recidiva o il nesso teleologico devono essere inclusi nel calcolo?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la pena più grave deve essere quella inflitta in concreto, comprensiva degli aumenti per qualsiasi circostanza aggravante, inclusa la recidiva o il nesso teleologico.

Perché il calcolo è diverso rispetto a quello previsto per il reato continuato?
La differenza risiede nella natura degli istituti. Nel reato continuato, ‘scorporare’ la pena per i reati satellite è una garanzia per il condannato. Per un singolo reato, invece, le circostanze aggravanti sono un elemento intrinseco che ne modifica la gravità e la sanzione, e non possono essere separate dalla pena principale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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